Teatro, Va in scena a — 23/03/2012 at 22:43

Caino del Teatro Valdoca in scena all’Arena del Sole di Bologna

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Va in scena al Teatro Arena del Sole di Bologna dal 28 al 29 marzo, l’ultima grande produzione corale del Teatro Valdoca: Caino. Le due repliche   concludono  la tournée italiana di uno spettacolo, nato da due anni di lavoro, che ha debuttato nel 2011. A firmare la regia Cesare Ronconi, anche light designer e scenografo della pièce nata dalla penna poetica di Mariangela Gualtieri, autrice del poema in versi intitolato Caino pubblicato nel 2011 nella Collezione di teatro Einaudi.

Continua, dunque, il felice sodalizio cominciato nel lontano 1983, anno di fondazione della Valdoca, tra il regista e la poetessa-attrice, su cui si innesta, per questo lavoro in cui il gesto teatrale si fonde con la danza, la maestria attoriale di Danio Manfredini, nel ruolo di Caino, la plasticità dell’angelo muto della danzatrice Raffaella Giordano, già nota coreografa di Sosta Palmizi, e il vigore interpretativo di Leonardo Delogu, nel ruolo di un Lucifero illusionista.

Ad accompagnare le quattro figure protagoniste, un coro di sette giovani interpreti (Susanna Dimitri, Giacomo Garaffoni, Sara Leghissa, Isabella Macchi, Silvia Mai, Daria Menichetti, Mila Vanzini), e le musiche dal vivo di Enrico Malatesta (Percussioni) e di Alice Berni (elettronica).

Un lavoro complesso, nato dalla volontà della Gualtieri di addentrarsi nell’oscurità di un tema decisamente denso, nel tentativo di strappare la figura di Caino alla sola dimensione di fratricida per ricollocarlo nel limbo di una condizione in cui ogni uomo può riconoscersi, sulla soglia tra luce e ombra. La storia del primo nato recupera, accanto alla pars destruens legata al gesto dell’uccisione di Abele, una pars construens. Caino è anche colui che dà inizio all’arte, alla musica, alle tecnologie.

Nell’introduzione del testo pubblicato la Gualtieri spiega: “Colpisce che sia proprio un fratricida a costruire la prima città, un fuggiasco, uno senza Dei. Forse chi ha scritto Genesi avvertiva la minaccia dell’essere attivi e ragionanti e desideranti. La minaccia dell’intelligenza. Ma anche la forza di questa energia che ci caratterizza: non è una degenerazione, è un’energia in dotazione. Noi siamo fatti così, con dentro questa spinta incontenibile all’azione, con dentro questa tempesta. Ci somiglia talmente Caino: quasi mi è parso che prima di noi fosse impossibile comprenderlo per intero. Noi siamo soli quanto lui, distruggiamo la vita fuori e dentro di noi, siamo ormai senza un’idea di prossimo, e siamo anche attivi quanto lui, lontani da qualunque tema celeste, tutti votati alla terrestreità.”

È un Caino che ci somiglia, quello vedremo sul palco dell’Arena del Sole, un uomo in cui si fondono il male assoluto e la bellezza suprema; il progenitore, quindi, non di una stirpe di uccisori, ma di una specie umana carica di contraddizioni, sempre in bilico tra il bene e il male. «Io sono Caino. Non sono un antenato/ non abito un passato favoloso/ non sono la pagina di un libro/ io non sono il reietto/ il primo mal riuscito che s’accantona e si perde/ una manovra sbagliata della creazione/ io non sono una patologia malata./ Non sono la favola stantia/ di due fratelli nello scenario vuoto/ del principio. Io vivo adesso/ dentro ogni umano».

 

 

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