Julia Cagé e Marco Paolini inaugurano il corso di Alta Formazione all’Università di Padova

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RUMOR(S)CENA – PADOVA – La lezione inaugurale del corso di Alta Formazione  vede la presenza dell’economista Julia Cagé e l’attore, autore e regista Marco Paolini a  Padova il 5 maggio dalle 14.30 alle 17.45 nell’ Aula Magna di Palazzo Bo dell’Università di Padova. L’ingresso è libero previa registrazione e 5 crediti formativi. Il corso è organizzato dall’ Università di Padova, Federazione nazionale stampa italiana e Articolo 21, con la collaborazione dell’Ordine dei giornalisti, sul tema dell’ informazione in grado di promuover una società inclusiva e contrastare le fake news e che quest’anno si sdoppia per accogliere, oltre a giornalisti e operatori della comunicazione, anche gli educatori. Julia Cagè insegna all’Università Science Po di Parigi e nelle sue riflessioni è centrale il concetto di informazione come bene comune e strumento irrinunciabile per la costruzione e lo sviluppo di società autenticamente democratiche. Il suo intervento verterà sulla creazione di nuove alleanze fra cittadinanza e media per una informazione di qualità e indipendente.
Marco Paolini, narratore di forte impatto impegnato a raccontare i cambiamenti delle società con la sua riflessione sul cosiddetto Greenwashing, stimolerà a riflettere sulle vie da intraprendere per nuove forme di umanesimo sostenibile.

La partecipazione è possibile o in presenza o da remoto in entrambi i casi è necessario compilare  il modulo di registrazione al link https://forms.gle/awcohkWBTT7oDG8a8

Per i giornalisti previsti anche 5 crediti formativi (50 posti se in modalità frontale, 70 se in modalità on line) tramite registrazione piattaforma odg cercando “raccontare la verità…” al seguente link https://formazionegiornalisti.it/

L’introduzione è affidata a Laura Nota, direttrice del corso, docente di Psicologia all’università di Padova. Seguiranno i saluti della Magnifica Rettrice Daniela Mapelli, di Egidio Robusto, direttore del Dipartimento Fisppa, della dirigente dell’istituto comprensivo 2 Bassano, Marika Fiorese, del segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, e del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

Nell’occasione sarà presentato anche il volume “Aver cura del vero” (edizioni nuovadimensione)  distribuito in libreria.
Il testo  testimonia il senso di questa innovativa esperienza denominata “laboratorio Padova”, di cui il corso di Alta formazione è una delle articolazioni, che per la prima volta in Italia mette insieme docenti e giornalisti per approfondire con metodo rigoroso e scientifico il tema dell’informazione e della narrazione dei fatti che non può prescindere dal possesso e dalla capacità degli strumenti critici necessari a decodificare la complessità del mondo in cui tutti siamo immersi.  Il tutto attraverso un modello di formazione continua e verificata.

Aver cura del vero
Il percorso comincia con una riflessione sulla originalità del “laboratorio Padova”, scaturito dalla forma del protocollo fra Università patavina e Fnsi,  che è al centro della storia qui raccontata e che ha nel corso di Alta formazione “Raccontare la verità: informare promuovendo una società inclusiva” una delle esperienze più originali. È Roberto Reale a condurre dentro questa sorta di  “cantiere” realmente multidisciplinare dove si è radiografato lo stato dell’informazione italiana connettendola alle grandi questioni sociali, disuguaglianza, inclusione, effetti della pandemia. Un luogo dove chi ha frequentato le lezioni ha potuto, a sua volta,  dire la propria con uno scambio continuo, arricchente per tutte e tutti e vissuto in dialogo con la cittadinanza.

Si prosegue poi  con la fotografia di cosa è stato in concreto il Corso. Monica Andolfatto ricostruisce e riassume le preoccupazioni iniziali, la soddisfazione per la risposta incoraggiante venuta dall’alto numero di partecipanti, gli appuntamenti didattici che poi sono state occasioni  imperdibili per discutere, confrontarsi, approfondire, comprendere anche come e quanto il lavoro giornalistico abbia subito e stia subendo una mutazione genetica con riflessi occupazionali e professionali inseriti nell’ecosistema complesso del modello produttivo ed economico imperante.

Cosa ha prodotto questo tragitto culturale e didattico?
Lo spiegano Laura Nota, Sara Santilli, Maria Cristina Ginevra e Ilaria di Maggio della Scuola di Psicologia di Padova. Il loro è un resoconto scientifico (le scienze sono plurali) dell’esito dei dieci incontri. Prima, durante e dopo le lezioni (con l’impegno prezioso di Carla Tonin) sono state raccolte interviste e valutazioni di corsiste e corsisti. Al termine, con criteri rigorosi e le metodologie della ricerca psicologica più avanzata, si sono valutati i cambiamenti intervenuti sulla “visione delle cose” di chi aveva partecipato a questa “avventura cognitiva” su temi fondamentali come la globalizzazione e il neoliberismo. Un lavoro assolutamente inedito (a quanto risulta) per il mondo del giornalismo italiano.

Enrico Ferri ha svolto invece una missione parallela. Ha letto e esplorato i contenuti delle tesi presentate da corsiste e corsisti nella giornata di assegnazione del diploma di Alta formazione. Ognuno era libera/libero di scegliere l’argomento su cui puntare la propria riflessione finale. Ne è uscito un quadro antropologico interessantissimo di persone che ci hanno parlato di disinformazione, linguaggio d’odio, ma anche di carceri, disabilità, migrazioni, sofferenza sociale, precariato, occupazione, etica.

Ma del “laboratorio Padova” si voleva rendere nel libro un altro aspetto fondamentale, quello interdisciplinare, frutto di relazioni e collaborazioni con altri centri di ricerca presenti nel nostro paese.
Così Mirco Tonin della Libera Università di Bolzano parla di Economia dei Media e riflessi sulla natura delle scelte editoriali, della pubblicità, delle pressioni istituzionali tendenti a comprimere o condizionare la libertà di espressione.
Da parte sua invece Marco Mascia, legato alla preziosa eredità di Antonio Papisca con il Centro padovano per i Diritti Umani, fa il punto su queste tematiche dei diritti essenziali per un’informazione degna di questo nome, capace di contrastare con argomenti e iniziative documentate e concrete ogni forma di cinismo e sopraffazione.
Detto questo sui contenuti emersi dal Corso (che saranno centrali pure nelle sue prossime edizioni), l’ultima parte del volume volge lo sguardo al futuro.
Salvatore Soresi ci conduce sul terreno accidentato dei “wicked problems” che per definizione sono sempre “cattivi” perché apparentemente insolubili. Siamo nel territorio della complessità, della incertezza, delle interrelazioni.

È lo stesso campo logico del capitolo successivo intitolato “Dal Tutti contro Tutti a un Sentire Comune” dove si ragiona sulle sfide aperte oggi per un’informazione che – ne sia consapevole o meno – si colloca proprio al crocevia dove si incontrano tutte le grandi questioni che animano la contemporaneità, dallo sfruttamento del lavoro, al narcisismo, alle fantasie di complotto fino alle esperienze di collaborazione e cooperazione che ci indicano invece strade per un domani di qualità.

Un futuro che vive pure di proposte. Questo libro, non a caso aperto dalla preziosa testimonianza di Carlo Verdelli e da un intervento di Raffaele Lorusso, si conclude con un dialogo sulle cose da fare. Protagonisti Carlo Bartoli e Giuseppe Giulietti presidenti rispettivamente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Qui lo sguardo si allarga a ciò che può e intende fare l’associazionismo professionale sui temi della formazione e dell’impegno civile in collaborazione con il mondo della ricerca, per dare un nuovo respiro a chi fa informazione perché l’alfabetizzazione digitale non è fatta solo di fibre ottiche e infrastrutture ma di persone  che siano in grado di rispondere alle domande che vengono dalla comunità.

Addentrandosi nei capitoli, lettrici e lettori vedranno, giudicheranno. Il volume adesso è loro. E’ frutto di un lavoro collettivo e di gruppo, di un impegno corale che esprime un percorso comune con linguaggi e approcci diversi (ciascuno degli autori ha ovviamente il proprio) ma con tanti punti di convergenza.
Ora vuole essere soprattutto uno strumento a disposizione di chiunque sia interessato a “guardare con nuovi occhi” al futuro di informazione, inclusione, formazione, accuratezza.

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