Teatro, Teatrorecensione — 30/01/2014 at 21:18

Orchidee – Le salutari percosse di Delbono

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Alle spalle del pubblico, accanto al mixer, Pippo Delbono dà il benvenuto a tutti noi, incontro di umanità o più precisamente, riflette, incontro degli abbonati del turno A del Teatro Argentina con l’umanità che ha scelto stasera di vedere questo spettacolo. Buon divertimento? E allora perché no dei pasticcini? Eccoli che vengono offerti tra gli spettatori.

Con questo ribaltamento di prospettiva inizia Orchidee, spettacolo che è rimasto in cartellone a Roma dal 7 al 19 gennaio. È un lavoro che parla d’amore, del suo vuoto, d’un epoca di vuoti che urlano
d’essere colmati. In questa costante ricerca Delbono ci prende allo stomaco con facilità attraverso testi tradotti e rielaborati di Shakespeare, Cechov, Büchner, Kerouac, Weiss, Mistral e Senhghor; attraverso musiche di Avitabile, Davis, Deep Purple, Glass, Démé, Baez, Rota, Ionatos, Mertens e Mascagni; con video che giocano con la realtà, anche contemporanea, e attori, sempre così dolorosamente veri e appassionatamente bambini, che diventano icone della funzione teatrale.

“A me piacciono troppe cose e mi ritrovo sempre così confuso e imbambolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito.”  Precipitando offre questo al pubblico, una disperata confusione esistenziale frutto d’una perenne sete d’affetto per ciò che è ma già fu o forse sarebbe potuto essere o sarà, in un disperato gesto d’amore che parla del primo calore, quello materno, di quella vecchia bambina che lo ha lasciato. “Ama, ama, ama follemente. Ama più che puoi e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. E che cos’altro può essere l’amore se non una follia segreta, un’amarezza soffocante e una salutare bellezza…”

Ecco cosa rappresenta l’orchidea, fiore bellissimo e perfido, forse vero o forse no e perfidi sono Delbono e i suoi attori col loro spettacolo che è gesto di devozione verso il Teatro e verso il Pubblico, la cui attenzione in due ore spesso precipita per ritrovarsi a ridere e poi dolorosamente commosso, ora divenuto Amleto che si chiede se sia più nobile sopportare queste percosse o prendere le armi contro questa bella compagnia per ribaltare nuovamente la prospettiva.

Visto il 19 Gennaio  2014 al Teatro Argentina di  Roma

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