Cinema, Co-Scienze, Culture — 23/05/2025 at 22:24

Il 73.esimo Trento Film Festival nel ricordo di Sebastião Salgado e le sue fotografie dei ghiacciai

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RUMOR(S)CENA – TRENTO – La notizia è arrivata lasciando tutti nello sconcerto e in particolar modo a Trento dove l’edizione 2025 del Trento Film Festival è stata dedicata all’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai. Il fotografo brasiliano Sebastião Salgado è morto oggi a Parigi, all’età di 81 anni. Lo ha annunciato l’Accademia delle Belle Arti francese, di cui era membro che lo aveva eletto tra i suoi nel 2016 come “grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta”. Oltre ad aver firmato il manifesto della 73 esima edizione del Festival, di Sebastião Salgado si possono visitare due mostre ideate dal Trento Film Festival: al MART di Rovereto fino al 21 settembre e al MUSE fino all’11 gennaio 2026, dal titolo Ghiacciai. La foto scelta per rappresentare il Festival è appunto un ghiacciaio, quello di Kluane Park in Canada. La direzione artistica ha rilasciato un comunicato in cui si legge: “Con dolore abbiamo appreso della scomparsa di Sebastião Salgado che ha raccontato il mondo con sguardo umano, etico e universale. Ci stringiamo in un abbraccio intorno a Lélia Wanick Salgado, allo Studio Salgado e a Contrasto”.

Il Trento Film Festival 2025 si è concluso con un bilancio ampiamente positivo per il successo in termini di presenze: 18mila ingressi alle proiezioni, oltre 19mila spettatori agli eventi, Montagna Libri con oltre 20mila presenze e il Parco dei Mestieri 12mila, 1270 studenti in presenza per le proiezioni e quasi 800 sulla piattaforma online. Non si tratta di una mera contabilità ma un dato complessivo atto da dimostrare che Trento e il suo Festival dedicato al cinema (ma non solo) di montagna, non soffre di “anzianità”: al contrario la sua maturità con la 73 esima edizione (dal 24 aprile al 3 maggio) conferma non solo una felice longevità ma anche la capacità di intercettare nuovo pubblico. Giovani spettatori attratti dal fascino del cinema che descrive in tutte le sue accezioni possibili un cinema che parla di vita umana e natura, di terre lontane e desolate, di alpinismo e coraggio nell’affrontare le sfide che una cima di ottomila metri d’altitudine richiede.

Sebastião Salgado

I vincitori della 73 esima edizione del Trento Film Festival

Donde los árboles dan carne” di Alexis Franco (Argentina, Spagna, Stati Uniti/2024/72′)  Genziana d’oro Miglior film Gran Premio “Città di Trento”.

La Genziana d’oro Miglior film di alpinismo – Premio CAI a”Adra” della regista britannica Emma Crome; la Genziana d’oro Miglior film di esplorazione o avventura – Premio “Città di Bolzano” a “All The Mountains Give” dell’iraniano Arash Rakhsha; le Genziane d’argento Miglior contributo tecnico-artistico a “Perfectly a Strangeness” di Alison McAlpine e Miglior cortometraggio a “Anngeerdardardor” di Christoffer Rizvanovic Stenbakken. Premio della Giuria a “The Wolves Always Come at Night” dell’australiana Gabrielle Brady. Il Premio T4Future, alloro ufficiale, al corto animato “Tête en l’air” del francese Rémi Durin.

Ma ripartiamo dall’inizio con la cerimonia inaugurale che ha dato il via al Festival: Sala Depero nel Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, ospite d’onore Michil Costa il quale con il suo abituale eloquio ha tenuto una sorta di lectio magistralis dove l’oste (come ama definirsi, oltre che attivista, ecologista, scrittore…) si è prodigato a difendere il principio di un turismo sostenibile e rispettoso di una terra fin troppo sfruttata. Un appello accorato per cercare di arginare una subcultura in cui ormai tutto sembra permesso e sdoganato, come il sorvolo sulle piste di elicotteri, perfino aerei, auto di lusso posteggiate davanti ad un rifugio – ristorante sulla neve.  Applausi convinti dalla platea quando Michil Costa ha esordito con “anche il turista va educato”, apparentemente un semplice monito o slogan che dir si voglia, mentre è un grido d’allarme per come i tanti luoghi di montagna dell’intero Trentino Alto Adige vengono presi d’assalto da migliaia di turisti senza un minimo di buona educazione.

Michil Costa crediti foto Emiliano Zanini

Comportamenti incivili, escursioni su sentieri d’alta quota senza le minime precauzioni, indossando indumenti e scarpe da passeggio. Bambini portati sulle ferrate. Escursionisti improvvisati la cui incolumità sembra essere un optional e un gioco per sfidare sé stessi. Un intervento diretto alle coscienze di tutti e una sorta di manifesto programmatico che ha sensibilizzato tutti i presenti. Mauro Leveghi è il presidente del Festival e ha ricordato al pubblico presente come il Festival «sia il più longevo e che appartiene al territorio da sempre (Dal 1952 a oggi, la storia del Trento Film Festival si è intrecciata alla storia della montagna e dell’alpinismo, tanto da diventare un vero e proprio laboratorio sulle culture delle terre alte, sempre pronto a esplorare i cambiamenti nel modo di vivere la montagna e l’avventura  – Fonte CAI, ndr), e la nascita di questo Festival ha contribuito a creare un terreno culturale e modificato quello che era il cinema di montagna fino ad allora. Ha permesso di cambiare i campi estetici, di occuparsi dell’emergenza climatica.

Oltre al cinema il programma offre anche incontri alpinistici e culturali. La montagna è un sensore del cambiamento climatico e i ghiacciai sono termoregolatori e riserve d’acqua dolce – ha proseguito nel suo discorso il presidente Leveghi – e quello che sta accadendo è un “urlo che viene dalla lingua del ghiacciaio che ci avvisa della sua sofferenza.  Le montagne sono delle sentinelle dei cambiamenti climatici che si stanno verificando e i ghiacciai sono gli indicatori per monitorarne la sua evoluzione. Un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui esperti dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, ha studiato l’evoluzione al 2100 della linea di equilibrio dei circa quattromila ghiacciai situati nelle Alpi: i dati raccolti hanno evidenziato che entro fine secolo potremmo perdere dal 69% al 92% dei ghiacci alpini, a seconda dello scenario che si verificherà.

Mauro Leveghi crediti foto Emiliano Zanini

Per questo motivo era importante che il Festival onorasse l’Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai, voluto dall’ONU, e non poteva esserci modo migliore di farlo: Sebastião Salgado è un intellettuale e un artista tra i più noti al mondo, capace con le sue fotografie di raccontare a milioni di persone i profondi cambiamenti sociali e ambientali che in questi decenni stanno trasformando il Pianeta». Mauro Leveghi ha poi citato l’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco: «contiene un messaggio etico politico per la riconnessione tra esseri viventi e il creato. Non c’è ecologia se non c’è una nuova antropologia» – ha spiegato il presidente Leveghi, Nella cerimonia inaugurale è intervenuto anche il presidente nazionale del CAI, Antonio Montani che sottolineato come il «CAI ha due anime, quella dell’alpinismo e quella dell’attività culturale ma anche fisica. Il mondo della montagna di chi ci vive deve essere sempre di più un laboratorio in cui la montagna è centrale nella vita quotidiana degli italiani. Trento rappresenta un laboratorio di cultura della montagna».

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