stagione teatrale, Teatro — 22/11/2013 at 07:40

La stagione deI Teatro dell’Antella dove trovi sempre aperto un teatro-casa

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Ventiquattro titoli, teatro di parola, brillante, per ragazzi, danza. Non manca niente al Teatro dell’Antella, nel Comune di Bagno a Ripoli appena fuori Firenze che in questi anni si è fatto conoscere, ed è diventato riconoscibile, per la cifra stilistica imposta dal regista Riccardo Massai, aiuto regista di Luca Ronconi in varie produzioni milanesi in queste ultime stagioni, incentrata su ricerca e messinscena di qualità, piccole produzioni ben fatte, un occhio al bilancio ed un altro alla sostanza. Che all’Antella difficilmente manca.

Tre le linee guida, in rosso la prosa, in verde gli spettacoli per i più piccoli, in blu le iniziative particolari. Un teatro di provincia, un teatro di campagna, un teatro che ha ancora un senso di comunanza e vicinanza, di territorio e di socializzazione, di punto di riferimento e senso civico di appartenenza, un teatro-casa sempre aperto.

Ed allora possiamo trovare il guizzo dell’attore di scuola gassmaniana, Fulvio Cauteruccio, voce da baritono e prestanza fisica messe al servizio del testo “Il supermaschio”, che ha aperto la stagione, del patafisico per eccellenza Alfred Jarry, autore dell’“Ubu roi”, avvincente evoluzione dialettica su sesso ed amore e sulle infinite dinamiche, durata e argomentazioni prettamente numeriche, che ne compongono l’universo che ruota attorno questi due grandi temi umani.

Da segnalare “La fine del mondo” (18 gennaio) con il superimpegnato Ciro Masella, attore con un passato altisonante tra Ronconi, Castri e Tiezzi, che in questa stagione porta in giro per i teatri contemporaneamente oltre questo anche altri due testi avvincenti e convincenti “Il muro” e “The big Bible”. Ne “La fine”, nato dalle voci catastrofiche tratte da qualche stregone che evidentemente aveva male interpretato la profezia Maya sul 21.12.2012, i pianeti cinquettano sull’eliminazione o meno dei pidocchi-uomini che stanno infestando e che hanno ammalato la “sorella” Terra: un grottesco affresco su come siamo piccoli ed insignificanti a confronto con l’Universo e di quanto invece pensiamo di essere imprescindibili ed importanti.

La letteratura contemporanea entra prepotente nel teatro a braccetto con la musica indie; è “Quattro etti d’amore, grazie” (1 febbraio) dall’omonimo romanzo della scrittrice Chiara Gamberale, a fianco dell’attrice Annalisa Canfora, supportate da due elementi della band Afterhours, chitarra e violino, o ancora “La monaca di Monza” (7 e 8 febbraio) per la regia condivisa di Biribò-Toloni che hanno dato nuova luce e vita agli atti del processo contro la Gertrude manzoniana, passando obbligatoriamente attraverso Testori.

Giocano invece sul nome del Vespucci l’autore Alberto Severi, giornalista Rai e drammaturgo, e l’attore Amerigo Fontani con “L'(h)anno detto di Amerigo” (1 marzo) in un continuo rimpallo e palleggio e parallelo tra il presunto scopritore del Nuovo Continente ed il contemporaneo attore, il teatro nel teatro con una sana dose di autobiografismo, mentre se si parla di nuova drammaturgia non poteva mancare la penna di Dacia Maraini che con “Dialogo di una prostituta con un suo cliente” (8 marzo) ci conduce dentro un mondo fatto di ruvidità e di ricerca estrema di dolcezza insoddisfatta, di denaro e tempi scanditi, di amore confuso con l’amplesso, di felicità interrotte e illusioni di rimmel e rossetto sbafate, fino alla sera dopo, fino al prossimo uomo venuto con la speranza di un ascolto.

 

 

 

 

Il programma completo è pubblicato su www. archetipoac.it.

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