ALTRITEATRI, Recensioni, Spettacoli — 21/08/2021 at 16:14

La storia dei nostri “Antenati” raccontata da Marco Paolini e Telmo Pievani

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RUMOR(S)CENA – JERZU (NUORO) – Visioni d’arte al XXII Festival dei Tacchi in Ogliastra con “Antenati” di e con Marco Paolini insieme a Telmo Pievani, in scena nella Cantina Antichi Poderi di Jerzu: scenario suggestivo di una moderna architettura industriale. Ai piedi dei silos l’attore e drammaturgo e il filosofo e scienziato “evoluzionista” raccontano la storia dell’umanità. Fin dalla comparsa dell’Homo Sapiens – e delle altre specie umane –, a partire dal periodo interglaciale medio, circa 300mila anni fa in Africa ad oggi intrecciando le teorie darwiniane e le più recenti scoperte sul DNA per dimostrare la parentela tra le diverse stirpi. Siamo insomma “cugini” dei Neanderthal e dei misteriosi Denisova, ma pure dei batteri anche se «cerchiamo di tenere le distanze».

Antenati @Gianfilippo Masserano

Focus sull’attualità con un “fuori programma” dedicato agli incendiari – con una confessione di strane derive di gioventù, durante le estati in colonia, quando si giocava con i fiammiferi e una sorta di ballata dedicata al “piromane”: il “mandante” dietro i roghi che mandano in fumo i boschi della Sardegna. Quasi a sottolineare il senso di un teatro di impegno civile immerso nella storia e nel presente con uno sguardo al futuro, da cui trarre materia di ispirazione ma su cui pure prendere posizione impegnandosi in prima persona coerentemente con le proprie idee. Riaffiora pure il ricordo di un indimenticabile spettacolo all’ex Vetreria di Pirri, a celebrare il ritorno “a casa” del Cada Die Teatro, dopo la trasformazione della vecchia fabbrica da luogo identitario a vocazione culturale a uno spazio comunale, con il rischio di cancellare una pagina di storia del teatro.

Antenati @Gianfilippo Masserano

“Antenati” è un viaggio nella memoria “genetica” delle specie umane, con la ricostruzione sapiente e avvincente dell’evoluzione sia fisica che culturale dell’Homo Sapiens (e dei suoi “parenti”), attraverso una “strategia” complessa in cui abilità e abitudini, catastrofi ambientali e mutamenti climatici influenzano e indirizzano le metamorfosi così come un mix di intelligenza e istinto determina le scelte e le inclinazioni individuali. La paura è un impulso primordiale, scaturisce dall’amigdala, poi segue il ragionamento affidato alla corteccia frontale, ma è quell’atavica intuizione del pericolo ad averci probabilmente “salvato la vita” attraverso i millenni: la prima reazione alla vista di una forma lunga e affusolata è “arrampicarsi sull’albero” e solo da lassù, al sicuro, prendere in considerazione l’ipotesi che si tratti di qualcosa di innocuo.

Antenati @Gianfilippo Masserano

Fondamentale anche la capacità di adattamento (e di apprendimento) che ha caratterizzato in grado diverso le diverse specie umane lungo il percorso dell’evoluzione: i nostri avi erano sicuramente “nomadi”, e hanno continuato a spostarsi in vere e proprie “migrazioni”, con buona pace di chi rivendica pretese superiorità degli “autoctoni” e le radici comuni sono in Africa (lo conferma la scienza) da cui i vari gruppi si sono irradiati fino a raggiungere terre remote e talvolta inospitali.

La pièce incentrata su un dialogo tra l’artista e lo scienziato, in un’alternanza tra intuizioni e dubbi e spiegazioni puntuali, è ancora un work in progress, ogni replica è una prova aperta con il pubblico a fare da testimone, e complice, in questo itinerario alla (ri)scoperta delle origini. Fin nella mise en espace con un tavolo al centro, un leggio in primo piano e intorno, ai lati e sul fondo delle sedie per gli ospiti – in questo caso artisti, organizzatori e amici, è evidente l”intento “inclusivo” quasi da simposio platonico per una riflessione comune sul passato, il presente e il futuro.

Un’opera in divenire (come hanno spiegato i protagonisti nell’incontro-confronto con il pubblico), che parte da un’idea drammaturgica per una narrazione a due voci, in cui l’aspetto ironico e ludico è affidato all’attore che esprime il punto di vista di un individuo qualsiasi, che inizi a porsi delle domande, mentre lo scienziato-filosofo fornisce le risposte partendo dalle conoscenze più recenti, sfatando falsi miti e ricordando i dilemmi non ancora risolti, senza rinunciare all’umorismo. Una formula che prevede anche interventi di esperti, per offrire nuovi temi e nuovi spunti per una discussione che “ci” riguarda molto da vicino.

Antenati @Gianfilippo Masserano

Il primo atto è quindi (ancora) a metà tra una divagazione e una rigorosa partitura, con tempi e ritmi che verranno via via definiti, tra domande e risposte cruciali ed essenziali sulle fatidiche questioni ontologiche ed esistenziali – Chi siamo? Donde veniamo? Dove andiamo? – ma soprattutto su quel quid che ci fa essere “umani”, al di là del bene e del male.

Nel secondo atto si precipita inequivocabilmente “in medias res” con la ricostruzione di una fatidica e imperdibile “riunione di famiglia”, in cui sfilano generazioni e generazioni di “antenati”,tra cui quelli “estinti”, con tratti distintivi come – per i maschi – la passione per picnic e barbecue e – per le femmine – la comprensibile riluttanza e poi il talento nel trasformare il caos dei loro congiunti in una vera festa. Marco Paolini si fa voce narrante, anfitrione di quella singolare folla di “consanguinei” e affini, in un reciproco riconoscersi e ritrovarsi che, dopo dopo l’emozionante incontro con i progenitori più antichi, culmina nell’apparizione dei cuccioli della specie. Sono loro, i bambini, il segreto dell’Homo Sapiens? Quel tempo dell’infanzia che dura anni, a volte per tutta la vita, con la curiosità di apprendere e il gusto per il gioco ha verosimilmente permesso a questa specie di superare le difficoltà ambientali, e vincere la lotta dell’evoluzione. Una inclinazione fortemente presente negli artisti, che serbano spesso lo sguardo innocente e la meraviglia, il piacere della sperimentazione e la sete di conoscenza della prima giovinezza, sia pure uniti alla consapevolezza e all’esperienza, per non dire degli attori, la cui arte è un eterno gioco delle parti, in cui la finzione diventa realtà.

Antenati @Gianfilippo Masserano

La “neotenia” – secondo Marco Paolini – potrebbe essere essere la chiave del mistero della sopravvivenza di una specie per molti versi fragile e debole, con cattive abitudini che la rendono forse più vulnerabile, ma anche dotata di quella capacità di reinventarsi che – forse – ci salverà dall’estinzione. (Ai posteri l’ardua sentenza.)

per saperne di più: http://www.cadadieteatro.com/senza-categoria/festival-dei-tacchi-2021

visto nella Cantina Antichi Poderi di Jerzu domenica 8 agosto 2021

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