Culture — 11/03/2017 at 01:17

L’identità di genere, le paure infondate, lo spettacolo “Fa’afafine..” e il teatro che difende la libertà d’espressione

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RUMORSCENA – Cosa accade quando uno spettacolo teatrale suscita reazioni di intolleranza  da esigere  perfino la censura preventiva al fine  di impedirne la visione?  Una domanda che si sono chiesti in molti a proposito di Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, il titolo del tanto contestato e vituperato testo, scritto e diretto da Giuliano Scarpinato (prodotto dal CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia – Udine e dal Teatro Biondo Stabile di Palermo), e recitato dall’attore Michele Degirolamo. Da Bolzano a Trento, da Vicenza a Pordenone da Pistoia a Potenza, ovunque sia stato programmato, si sono registrate azioni di protesta, richieste di cancellazione, previo monito di non portare gli studenti delle scuole medie a vederlo; interventi di politici locali determinati ad impedire la messa in scena con tutti i mezzi.  Reazioni anche scomposte, aggressive, incapaci di cercare un confronto equilibrato e ragionevole. Senza nessun tentativo di dialogo e la necessità spesso di far intervenire le forze di polizia, al fine di garantire la libera rappresentazione a teatro.  I contestatori hanno accusato il pericolo di creare divisione tra genitori e i loro figli, ritenendo la visione pericolosa per la loro crescita educativa. Fonte di turbamento tale da creare confusione nell’ identità dei minori, induzione alla omosessualità. La paura di qualcosa che non si conosce contribuisce a mistificare la realtà. Nessuno tra i “censori” aveva visto in precedenza lo spettacolo, basandosi solo sulle note di regia o improvvisati studi senza nessun riferimento scientifico che giustificassero la famigerata “teoria del gender”.

 

 

Fa’afafine , regia di Giuliano Scarpinato. In scena Michele Degirolamo. Produzione CSS Udine e Teatro Stabile Biondo di Palermo

La politica  ha diffuso l’idea che questo spettacolo  possa diffondere tra le giovani generazioni, il rischio di compromettere la crescita evolutiva dei bambini,  a cui si è aggiunta pure la Chiesa e molte Curie di molte città, da cui sono partite intimidazioni rivolte alle direzioni artistiche dei teatri e alle scuole, colpevoli di permettere la partecipazione degli studenti. Diversamente dagli adulti,  gli adolescenti si sono dimostrati più attenti e sensibili e intelligenti, nel dimostrare  un sincero entusiasmo ad ogni rappresentazione. Il Teatro Stabile di Bolzano ha proposto ben 11 recite scolastiche dove lo spettacolo è stato visto da 2700 studenti delle scuole medie di tutta la provincia. L’esito è sempre stato quello di assistere al gradimento da parte delle scolaresche che hanno dimostrato di apprezzare la messa in scena. Il 16 marzo andrà in scena a Genova dove tutti i teatri si sono tassati per il costo della replica, offrendo alla città, la rappresentazione gratuita. Alle 18.30 il Teatro della Tosse ospiterà Fa’afafine con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti in sala.

Identità di genere questa sconosciuta“: Saveria Capecchi docente di Comunicazioni di massa e Sociologia all’Università di Bologna, citando il saggio “Le identità di genere(Carocci editore) di Elisabetta Ruspini, docente di Sociologia e Ricerca Sociale (Università di Milano – Bicocca) , spiega che «l’identità di genere è un processo che comincia con la consapevolezza di appartenere all’uno o all’altro sesso e che lungo l’arco della vita subisce continui aggiustamenti e ridefinizioni. Il ‘genere’ è una costruzione sociale e non un dato biologico immutabile». Il libro parla infatti di genere, generi. Diventare donne e uomini. Si pone degli interrogativi: cosa si intende con genere? Le differenze tra mascolinità e femminilità sono naturali, universali e immodificabili oppure si tratta di una costruzione sociale? Sono argomenti che si possono affrontare con la dovuta serietà scientifica e accademica, evitando stereotipi, discriminazioni e i tanti pregiudizi ricavati dalla non conoscenza dell’argomento.

 

Rumorscena ha chiesto un parere autorevole ad una psicoterapeuta e sessuologa clinica, la dottoressa Ilaria Genovesi (a cura di Renzia D’Incà)

«Si trae spunto dal documento redatto dall’ufficio regionale per l’Europa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) e BZgA (General Center for Health Education) denominato “Standard per l’educazione Sessuale in Europa: quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti” nell’edizione italiana promossa dalla FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica). Un sguardo su quali siano le indicazioni proposte sul tema dell’educazione sessuale. Si parla di un approccio olistico all’educazione al tema della sessualità: “L’educazione sessuale olistica comprende vari argomenti relativamente ad aspetti fisico, affettivi, sociali e culturali, non deve limitarsi alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, bensì deve includere questi aspetti. Nell’ambito di un approccio più ampio e non giudicante e non deve basarsi sulla paura. L’educazione sessuale in senso olistico richiede un’attenta scelta di metodi diversi che attraggano vari tipi di allievi e sollecitino i diversi sensi”.

dottoressa Ilaria Genovesi

In questa ottica, “l’educazione alla sessualità è basata sulla sensibilità di genere per garantire che bisogni e problemi diversi legati alle differenze di genere trovino risposte adeguate.” Nella prima parte del documento, si tratta tutto il tema dello sviluppo sessuale del bambino, del bisogno di contatto e della ricerca del piacere che non è ovviamente ricerca sessuale, prosegue spiegandoci l’importanza di una educazione sessuale formale nel bambino e come questa, se organizzata correttamente, possa portare grandi benefici allo sviluppo affetto dei giovani. Nella prima infanzia 2-3 anni i bambini stanno acquisendo già consapevolezza di se è del proprio corpo ed imparano che sono maschi e femmine: sviluppano la loro identità di genere. Dai 4 ai 6 anni, i bambini imparano le regole, giocano e fanno amicizia; sanno di essere maschi oppure femmine, si fanno un’idea ben chiara e definita di “cosa fa un maschio” e “cosa fa una femmina”: si definiscono i ruoli di genere. Dai 7 ai 9 anni si formano il gruppo dei maschi ed il gruppo delle femmine ciascuno dei quali “tasta il terreno” con gli altri; è il periodo del primo amore e delle fantasie sull’amore. Dai 10 ai 15 anni sboccia la pubertà e aumenta l’interesse per la sessualità; a poco a poco i ragazzi e le ragazze scoprono se provano desiderio per i maschi o per le femmine: scoprono il loro orientamento sessuale. Dai 16 ai 18 anni, alle soglie dell’età adulta, i ragazzi sanno più chiaramente se sono eterosessuali o omosessuali.

 

Nella seconda parte vengono proposte delle tabelle suddivise per fascia di età, con gli argomenti idonei da trattare in quel periodo dello sviluppo, suddivisi per tematiche generali. Dai 9 ai 12 anni è prevista la trasmissione di informazioni su “orientamento di genere, differenze tra identità di genere e sesso biologico”; ed ancora, aiutare i ragazzi a “accettazione, rispetto e comprensione delle diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuale”. Dai 12 ai 15 anni, il lavoro di informazione si concentra anche su “aspettative di ruolo e comportamenti di ruolo rispetto all’eccitazione sessuale e alle differenze di genere” Infatti, tra i risultati perseguiti da un’azione educativa alla sessualità globale ed adeguata, si legge: “rispettare la diversità sessuale e le differenze di genere, essere consapevoli dell’identità sessuale e dei ruoli di genere“.  L’OMS afferma che “a partire dalla nascita i genitori in particolare mandano ai bambini messaggi inerenti il corpo e l’intimità. Fanno educazione sessuale” – e prosegue – “gli adulti attribuiscono un significato sessuale ai comportamenti sulla base della loro esperienza di adulti e talvolta hanno molta difficoltà a vedere le cose con gli occhi di un bambino o di un ragazzo”. Per questo è necessario ed essenziale che gli adulti adottino “la prospettiva di bambini e ragazzi.”

Concludo, invitando alla lettura più accurata del documento ufficiale citato in questo scritto, inteso come linea guida per insegnanti, genitori, educatori, professionisti, sessuologi che direttamente o no fanno educazione sessuale, sottolineando quanto il diritto di essere informati su temi così delicati offra la possibilità di costruire, progettare, essere consapevoli, liberi da pregiudizi, preconcetti. Per “educare” nel vero senso stretto del termine “ex-ducere” ossia ” tirar fuori”. Non basta solo informare, sia in forma scritta e orale, oppure attraverso forme più disparate di comunicazione, ma occorre  promuovere azioni che aiutino gli individui ad esprimere se stessi, comportarsi in modo conforme alla propria personalità, rispettandone l’originalità. Per far si che ciò avvenga è essenziale la collaborazione tra le varie figure educative che credo anche esse abbiano bisogno di essere, non solo informate, ma formate adeguatamente per una maggiore presa di coscienza di che cosa significhi “educare alla sessualità” in modo libero e responsabile, lasciando a se stessi, ed agli altri, lo spazio di trovare il proprio percorso individuale, nella sua autenticità.»

Dottoressa Ilaria Genovesi (Psicoterapeuta, Sessuola Clinica – Pisa)

http://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf

 

 

 

I Teatri e le Associazioni di Genova a difesa della libertà d’espressione

GENOVA – Giovedì 16 marzo, alle ore 18.30, il Teatro della Tosse  Sala Trionfo, i Giardini Luzzati – Spazio Comune diventano la “piazza dei diritti” insieme a tutti i Teatri, Festival e Associazioni genovesi, che invitano ad replica a ingresso gratuito dello spettacolo “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro.” L’evento è voluto per manifestare la protesta contro il tentativo di censura in atto in molte città italiane e contro la raccolta di firme che vorrebbe l’impedimento formale del Ministero dell’Istruzione alla partecipazione delle Scuole, a sostegno della tutela di spazi di elaborazione critica per i più giovani. Vincitore dei premi – Eolo Award 2016, Infogiovani – FIT Festival Lugano 2015, Scenario Infanzia 2014 – ha ottenuto anche il patrocinio di Amnesty International – Italia “per aver affrontato in modo significativo un tema particolarmente difficile a causa di pregiudizi ed ignoranza, rappresentando con dolcezza il dramma vissuto oggi da molti giovani”, e da parte del Comune di Udine, Assessorato alle Pari Opportunità e Commissione per le Pari Opportunità e dal Comune di Genova.

 

Aderenti: Giardini Luzzati – Spazio Comune – progetto socio – culturale, nel cuore del Centro Storico cittadino, a cura del Ce.Sto con Cooperativa Archeologia e Fondazione Luzzati Teatro della Tosse – insieme ai Teatri e Festival del capoluogo ligure: Teatro Akropolis, Teatro dell’Archivolto, Teatro Bloser, Teatro Cargo, Circumnavigando Festival, Narramondo Teatro/Altrove – Teatro della Maddalena, Life Festival – Persone oltre il genere, Officine Papage, Teatro dell’Ortica, Politeama Genovese, Teatro Stabile di Genova, Suq Festival. Agedo Genova, Arci Genova, Arci Liguria, Arci Solidarietà, Arcigay Genova – Approdo Lilia Mulas, Gruppo Giovani Arcigay Genova, Coordinamento Liguria Rainbow, Love what U Love. Comunità di San Benedetto (Don Gallo)

(L’elenco delle adesioni è in aggiornamento sul profilo Facebook Giardini Luzzati – Spazio Comune).

Spiegano gli organizzatori: «Ciò che sta accadendo è molto grave e con questa iniziativa vogliamo dare un segno di tangibile protesta contro il tentativo di censura in atto programmando una replica gratuita,  a ideale “compensazione” delle date annullate o osteggiate, in tante città italiane. A sostegno dell’attività di chi produce e cura la diffusione di teatro e cultura e deve poter continuare a farlo nella massima libertà. Insieme alla libertà di espressione vogliamo porre l’accento sull’importanza delle opportunità educative, sulla responsabilità degli adulti verso i più giovani nella tutela di spazi di ascolto ed elaborazione critica di tematiche attuali, diffuse e delicate che si tenta insensatamente di rimuovere, che diventano oggetto di banalizzazione e strumentalizzazione, o peggio, movente di azioni di violenza e intolleranza. Cittadini, genitori, insegnanti, educatori, politici, siete tutti invitati a sentirvi attivamente membri di una Comunità educativa indispensabile per una crescita collettiva consapevole

 

 

Su iniziativa di CitizenGo è in atto una raccolta di firme per chiedere al Ministero dell’Istruzione di impedire la partecipazione delle Scuole, mentre un’altra petizione a favore dello spettacolo è pubblicata su http://you.allout.org/petitions/stand-with-fa-afafine 

Il parlamentare europeo Daniele Viotti  sta sostenendo pubblicamente la causa insieme tra gli altri,  a Monica Cirinnà, Gianni Cuperlo, Magda Angela Zanoni, http://www.danieleviotti.eu/a-sostegno-dello-spettacolo-fafafine-mi-chiamo-alex-e-sono-un-dinosauro/

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Biglietteria Teatro della Tosse tel. 010 2470793

 

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Fa’afafine uno spettacolo che divide

(di Renzia D’Incà)
PISA – Un’ondata di protesta  si è manifestata anche in Toscana. Questa volta però non è si è trattato di scioperi degli operai della Piaggio o della Breda, di portuali o del personale di Trenitalia ma di una strutturata rete di associazioni di cittadini. Una petizione on line ( oltre centomila firme raccolte ), gruppi politici istituzionali che hanno preso posizione contro la programmazione dei Teatri della Regione, nei quali era stato programmato lo spettacolo “Fa’afafine-mi chiamo Alex e sono un dinosauro”, scritto e diretto da Giuliano Scarpinato. Rivolto ad un pubblico di adolescenti, era stato inserito nella normale programmazione del Teatro per Ragazzi (e nei Teatri di tradizione), destinato alle scuole e alle famiglie. Le polemiche hanno creato disagi piuttosto importanti, coinvolgendo istituti scolastici, genitori e studenti ma anche un rilievo sulla società civile non solo perché i Teatri come la Scuola (quella dell’obbligo e non solo) sono parte integrante in quanto luoghi di istruzione e cultura, centrali del tessuto sociale, ma perché solleva questioni più prettamente etiche e morali, nonché giuridiche rispetto al diritto costituzionale, alla libertà di espressione. Nel clima della querelle in corso, ormai diffusa a livello nazionale (in Veneto, in Emilia Romagna,Trentino Alto Adige e in altre Regioni) si sono verificati episodi analoghi. Sollecitare la censura, un termine che credevamo confinato a periodi storici del passato, evidentemente non è una pratica del tutto scomparsa.

 

 

foto tratta da irpinia.news.it

 

Lo spettacolo, vincitore del Premio Eolo Awards 2016 e Scenario Infanzia 2014, indicato come pedagogicamente corretto e in linea con decenni di esperienza riconosciuta a livello ministeriale, da esperti di Teatro Ragazzi, tratta di un tema intensamente delicato, quello delle differenze, del rispetto dell’altro da sé. Anche dell’educazione alla salvaguardia e difesa della sensibilità interiore, delle parti più vulnerabili intime e profonde dell’identità. Degli individui in quanto aventi diritto di cittadinanza nel mondo degli adulti, proprio a partire dai più piccoli. Frettolosamente liquidato da alcuni come “spettacolo sul Gender” ( una teoria peraltro inesistente, frutto di mistificazioni ideologiche anche vaticaniste e non solo), tratta poeticamente le fantasie e gli innamoramenti di un ragazzino di otto anni per un suo compagno di classe. Fa’afafine che significa in lingua Samoa, una sorta di terzo sesso, di bambini e bambine che non amano identificarsi nel sesso a cui la genetica e/o la cultura li vuole ingabbiare. Per la cronaca, l’ultimo numero del National Geographic magazine dai contenuti scientifici seri e certificati, ha dedicato la copertina proprio a questo tema.

Attraverso una mappatura dei teatri della Toscana dove si sono verificate le proteste, abbiamo chiesto di raccontare cosa è accaduto. Ne abbiamo parlato con Rodolfo Sacchettini presidente dell’Associazione Teatri di Pistoia, con Giancarlo Mordini, direttore artistico del Teatro di Rifredi di Firenze, con Silvano Patacca direttore artistico del Teatro di PisaFabrizio Cassanelli ex direttore del Centro studi della Città del Teatro di Cascina ( Pisa), e Barbara di Cesare responsabile della comunicazione per la rassegna Teatro Ragazzi del Teatro del Giglio di Lucca.
Suscita scalpore non certo e non solo nella comunità teatrale, la campagna denigratoria nei confronti di uno spettacolo come Fa’afine. La Toscana è un presidio culturale che dagli anni Settanta ha creato centri di rinomanza nazionale ed internazionale a difesa dei diritti dell’infanzia . Si avvale del patrocinio di Amnesty International ”per aver affrontato in modo significativo un tema particolarmente difficile a causa di pregiudizi ed ignoranza, rappresentando con dolcezza il dramma vissuto da molti giovani”. Sorprende che stia causando così tante censure preventive e polemiche pretestuose.

 

 

 

Rodolfo Sacchettini @Ilaria Scarpa

Rodolfo Sacchettini: «Ritengo che dietro il flop di presenze delle scolaresche ci siano cause dovute a questioni legate a propaganda politica. Nel programma di Piccolo Sipario 2016/17 inviato alle scuole. lo spettacolo era stato proposto con due recite mattutine rivolte alle scuole medie inferiori. Abbiamo specificato che avremmo potuto accettare le classi V delle scuola elementari, solo previo specifico contatto con il nostro ufficio scuola. In realtà la produzione segnala lo spettacolo per una fascia d’età tra i 8 e 16 anni, ma data la tematica abbiamo preferito proporlo agli studenti che avessero qualche anno di più. Dopo aver inviato il materiale informativo alle scuole con la relativa scheda didattica della compagnia http://www.teatridipistoia.it/spettacoli/fafafafine-mi-chiamo-alex-e-sono-un-dinosauro/), abbiamo ricevuto la prenotazione da parte di sole 5 classi, nonostante il nostro grande impegno.
Tre di queste si sono ritirate per volontà della stessa preside a seguito delle polemiche suscitate e ciò ha causato l’annullamento di una recita.
Si è invece potuta effettuare per 2 classi (una IV elementare e un I liceo) la seconda recita. A fronte delle polemiche cresciute in città e poi a livello nazionale, è stato deciso di organizzare una recita straordinaria in orario serale per il pubblico. L’intento era che ognuno potesse liberamente valutare la proposta artistica. Per la recita serale sono state 118 le presenze; per la recita scolastica 52 presenze. Sia il direttore artistico ATP, Saverio Barsanti, sia io quanto presidente, siamo intervenuti sulla stampa locale per difendere la scelta.
A Pistoia contro lo spettacolo si sono mossi consiglieri di Alleanza Nazionale, Forza Italia, i gruppi Forza Nuova e Evita Peron e poi i consiglieri della lega Nord, assieme a formazioni come Generazione Famiglia – La Manif pour Tous. Mentre, a favore dello spettacolo, è intervenuta la Rete.

https://rete13febbraiopt.wordpress.com/
Alla recita della mattina era presente un presidio di consiglieri regionali della Lega Nord e anche Forza Nuova. Dopo le due rappresentazioni e dopo aver assistito alla replica serale, l’assessore all’educazione e alla cultura del Comune di Pistoia, Elena Becheri, è intervenuta con un comunicato stampa nel quale ha difeso lo spettacolo raccontandone le tematiche affrontate. Abbiamo però dovuto chiamare le forze dell’ordine per presenziare sia in Teatro che all’esterno, al fine di evitare disordini durante le recite. Sono preoccupato di quanto accaduto – sostiene Rodolfo Sacchettini – c’è un regime alimentato dalla paura, un clima che coinvolge genitori insegnanti e studenti, dove chi insegna viene screditato. Lo spettacolo non è stato visto da chi lo ha contestato, a priori. Questo regime che alimenta paura è molto insidioso. Noi come istituzione abbiamo agito su un piano di corretta comunicazione e vissuto il tentativo di censurare lo spettacolo come un sabotaggio.»

 

 

 

Giancarlo Mordini

Giancarlo Mordini del Teatro di Rifredi di Firenze. «Avevo visto Fa’afafine alla Tenuta dello Scompiglio, diretta da Cecilia Bertoni a Lucca nella primavera 2015 e mi era sembrata una fiaba contemporanea. Con questo spirito l’ho scelto per due recita serale. Un lavoro che ritengo estremamente educativo adatto alle famiglie e riguarda la sensibilizzazione alle diversità, per esempio verso l’immigrato. Credo che in questa polemica ci sia dietro una crociata anacronistica e mortificatoria. Un pregiudizio. E’ folle pensare che lo spettacolo sia fautore di una qualsivoglia iniziazione all’omosessualità. C’è un gran rispetto dell’altro in questo lavoro di Scarpinato, grande poeticità. Ho ricevuto telefonate e messaggi allucinanti, di persone che pur non avendo visto lo spettacolo lo volevano censurare. Lo stesso è accaduto da noi quando avevamo programmato BENT nel 2016, un testo di quasi quarant’anni fa legato alla memoria dell’Olocausto. Perfino monsignor Betori arcivescovo di Firenze, ha invitato le famiglie a non autorizzare la visione agli studenti. Questa si chiama censura preventiva.»

 

 

 

 

 

Silvano Patacca

Silvano Patacca direttore della Fondazione Teatro Verdi di Pisa. «Abbiamo avuto anche noi delle contestazioni su BENT( opera teatrale che debuttò al Royal Court Theatre di Londra nel 1979), un lavoro scritto da Martin Sherman, testimonianza sull’Olocausto vista dagli omosessuali. Inserito nelle giornate dedicate alla Memoria, una delle iniziative storiche del nostro Teatro da parte di alcuni genitori ed in rete. La nostra situazione era diversa da quella dei Teatri di Pistoia. Siamo stati accusati di necrofilia, di istigazione al suicidio, di alimentare e favorire la Teoria Gender. Accuse pesanti assolutamente infondate. Avevamo inviato molti mesi prima delle informative alle scuole relative ai contenuti della nostra proposta didattica. Come sempre da decenni facciamo per promuovere il nostro lavoro sulla città.»
Fabrizio Cassanelli regista e formatore. «Anche alla Città del Teatro di Cascina (Pisa), la tematica “Gender” deve aver creato qualche problema alla nuova gestione artistica di Andrea Buscemi dopo l’uscita di scena di Donatella Diamanti defenestrata a causa della vittoria della Lega nelle amministrative 2016. Questo spazio è nato negli anni Settanta come Teatro Ragazzi con la direzione storica e ventennale di Alessandro Garzella in carica fino al 2011. Fa’afafine era stato programmato dall’ex direttrice e visto nel 2015 (sulla linea di lavori come “La peggiore e Io femmina e tu?”, diretto da me e Letizia Pardi che faceva parte dello staff del Teatro a quel tempo. Nella programmazione 2017 Teatro e scuola ideata da Donatella Diamanti, ora il termine “gender” non compare più. Tra le tante polemiche che sono state rivolte allo spettacolo, c’è stata anche quella di Lorenzo Gasperini (oggi ex capo dell’Ufficio di Gabinetto del Comune di Cascina governato da Susanna Ceccardi), che era intervenuto anche nel merito della programmazione della Città del Teatro, sostenendo che la proposta teatrale era stata inficiata da una forte degenerazione ideologica definendo oggi in voga la variante peggiore quella nichilista, quella per cui non si nasce né maschi né femmine, né bambini né bambine, essendo l’identità sessuale una imposizione della società, dunque da smantellare. »

http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2016/08/13/news/l-assessore-teatro-ostaggio-del-degrado-1.13959417

Nel frattempo al Teatro del Giglio di Lucca è in attesa a fine marzo, previsto nella rassegna dedicata alle scuole, lo spettacolo, che per il momento registra il tutto esaurito da parte delle scuole, ci spiega Barbara Di Cesare della “Cattiva Compagnia”, ospite del Teatro pubblico lucchese, dentro la rassegna “Che cosa sono le nuvole”. Fa’afafine era stato già stato programmato lo scorso anno in provincia alla tenuta dello Scompiglio nel Comune di Capannori, e in quell’occasione non c’erano state polemiche. A primavera nella città dell’arborato cerchio, ci saranno le elezioni amministrative comunali.

Donatella Diamanti

Donatella Diamanti. «Ho sostenuto e sempre sosterrò lo spettacolo di Giuliano Scarpinato perché è uno spettacolo, a mio avviso, soprattutto bello. Per chi scrive testi per il teatro ragazzi,  la questione del destinatario è una questione seria e non aggirabile, che induce a interrogarsi su competenze, ritmo, funzione educativa e ludica. Alla fine però, quando tutto questo si assembla in un racconto che è una visione del mondo, grazie a quella meravigliosa occasione di sperimentare e sperimentare, ovvero il fare creativo, ecco che se ne perde traccia perché la volontà e le professioni d’intenti non debbono emergere fra le righe. Resta il fatto che questo spettacolo adatto a tutti ma soprattutto agli studenti, a cui è destinato perché, seppur non si vede, tutto quello che c’era da fare è stato fatto. Con arte e con mestiere. Anche se la Curia dice di no e lo dice, probabilmente, senza averlo visto. Anche se si raccolgono centomila per ostacolarlo. Anche se si invoca l’arresto per chi, come me, lo ha programmato in tempi meno bui di questo e ora si trova precipitata nell’oscurità. E mentre sostengo Giuliano Scarpinato, sostengo anche il giovane attore che lo porta in scena, perché è un attore, a mio avviso, soprattutto bravo. Sosterrò sempre ogni cosa che trasuda competenza e professionalità, perché credo che sia la mancanza di questo che fa male al teatro. E spero che ogni teatro si riempia di persone desiderose di verificare con i loro occhi, quanto è bello questo spettacolo. Non quanto è innocuo o pericoloso.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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http://www.teatroecritica.net/2017/02/faafafine-uninchiesta-tra-ideologia-e-scomparsa-del-teatro/

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