Teatro, Teatro recensione — 10/11/2023 at 08:08

Re Lear: sulla riproposta dei classici

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RUMOR(S)CENA – MILANO – La prima domanda che il recensore si pone, di fronte all’ennesima messinscena di un classico è quale sia la ragion sufficiente di una tale operazione. Il Re Lear del Teatro dell’Elfo, costituisce un apprezzabile sforzo produttivo, quasi una scommessa, volta a celebrare i primi cinquant’anni di vita della compagnia fondata, allora, da giovanissimi. Un cinquantenario, più o meno, che ricorre anche dalla storica messinscena del Piccolo Teatro per la regia di Strehler, con Tino Carraro, Ottavia Piccolo, Gabriele Lavia, le scene e i costumi di Ezio Frigerio: uno spettacolo indimenticabile per quelli che hanno la mia età, e hanno avuto il privilegio di assistervi. Ma qualsiasi paragone sarebbe improprio. Più serio è tentare un’analisi dei pregi e dei difetti del lavoro di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, che ne firmano la regia, la traduzione, la riduzione drammaturgica, oltre alla progettazione e realizzazione delle scene e dei costumi.

Re Lear-ElenaGhiaurov-ElenaRussoArman©Laila Pozzo

Le tragedie di Shakespeare tratte da saghe medievali ai confini della leggenda, come appunto il Re Lear, pongono il problema di una scelta delle scene e dei costumi in modo ancor più arduo rispetto a quelle con una esplicita connotazione storica. La regia ha quindi giustamente evitato una improbabile ambientazione filologica, e fa muovere i personaggi in uno spazio neutro, caratterizzato solo dai fondali dipinti che hanno una loro inquietante efficacia barbarica; il trono di Lear, precariamente appoggiato su un instabile ammasso di sedie e armi (vi si scorge anche un teschio), suggerisce l’instabilità del suo potere. Meno riuscita appare la scelta dei costumi, specie maschili. Scontate e banali le camicie nere, con stivali e calzoni da cavalleria (una trasparente allusione alle uniformi del ventennio), con cinturoni e tracolle dove, sul fianco sinistro, invece della pistola d’ordinanza, è infilato solo un pugnale. E allora, visto che assistiamo anche a scontri all’arma bianca, cosa ci fa la rivoltella con la quale viene liquidato Oswald, il servo sciocco di Goneril?

Re Lear-ElioDeCapitani-GiancarloPreviati©Laila Pozzo

I brevi, stridenti interventi sonori – spesso accompagnati o integrati dal rimbombare dei colpi ottenuti percuotendo le lastre metalliche che fanno parte della scenografia – sottolineano efficacemente i momenti più intensi della vicenda. Quanto alla recitazione, l’impostazione è tradizionale, senza guizzi di originalità, ma sostenuta dall’esperienza e dalla buona professionalità degli attori, a cominciare dal tormentato, intenso  Lear di Elio De Capitani, e via via per tutti i comprimari, dal vigoroso, violento Kent di Umberto Terruso fino alle new entry, come Viola Marietti, figlia d’arte nel ruolo di Cordelia; apprezzabile la durezza della bella Elena Ghiaurov, nei panni della malvagia Gonerill; meno convincente Mauro Lamantia, nel difficile, polisemico ruolo del Fool, semplificato comicamente in un registro eccessivamente sopra le righe, che ne lascia in ombra la sotterranea saggezza.

Re Lear©Laila Pozzo

Un lavoro più che dignitoso, che induce lo spettatore a riflettere su una serie di temi di notevole spessore etico: il rapporto fra le generazioni; la difficoltà di gestione – e la responsabilità – del potere; il rapporto fra follia e normalità; l’autenticità e la ruffianeria; e molto altro. Tutti argomenti non declamati in modo didascalico, ma sottesi alla trama. Quindi, uno spettacolo dalla forte valenza morale ed educativa. È questa una ragion sufficiente per un’ennesima messinscena di Re Lear? Certo: da antico insegnante, cioè educatore – mi qualifico tale, ogni volta arrossendo – sono sensibile alle istanze educative, tanto più ai nostri malandati giorni, che sembrano caratterizzati da un’eclissi dei valori civili e morali.

E vorrei ancora aggiungere un’apparente banalità. Senza la periodica riproposta dei classici, i testi teatrali, privi della loro necessaria mediazione sulla scena, correrebbero il rischio di ridursi a una branca della letteratura. Ad uso e consumo di spettatori in continua evoluzione generazionale – o almeno così si spera – ben vengano, quindi, le messinscene di classici, anche senza pretese di interpretazioni o letture critiche rivoluzionarie.

Re Lear-ElioDeCapitani-MauroLamantia©Laila Pozzo

              

Visto a Milano, all’Elfo Puccini, il 26 ottobre 2023

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