Teatro, Teatro recensione — 05/11/2022 at 13:07

Parole, parole, parole di un discorso d’amor

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RUMOR(S)CENA – FIRENZE RIFREDI – Io non so chi sei di Giancarlo Pastore veniva pubblicato nel 2008: i suoi nove racconti mostravano un frammento della vita di nove coppie, un ritratto disincantato e mai cinico delle relazioni amorose contemporanee. Al Teatro di Rifredi, Angelo Savelli ha portato in scena alcune di quelle storie, nell’omonimo adattamento tratto dal libro, regalando non poche sorprese.

La prima è stata constatare come un libro di più di dieci anni fa, attraverso la sua versione per il teatro, abbia ancora tanto da dirci. Riferimenti e necessità espressive, sebbene sempre comprensibili, senz’altro sono state edulcorate dal tempo; ma linguaggio e discorso drammaturgico sono riusciti a mantenere intatta la credibilità dello sguardo di Pastore sulle emozioni più intime, sulla necessità di affrontare la disillusione per ritrovare il coraggio dei sentimenti.

Caravel Alessandro Ricio Nicola Pecci crediti foto Filippo Manzini

Angelo Savelli ha scelto tre racconti del libro, estrapolando un trittico di situazioni diverse fra loro ma contenenti ognuna sfumature delle altre. “Finocchi”, è la storia di un corteggiamento improbabile, “Manca il latte” di una relazione che non può proseguire, “Caravel” di un’amicizia nata tra le macerie degli amori irrisolti: dunque, una traiettoria temporale che dall’infatuazione passa attraverso la disillusione e sfocia di nuovo in un altro genere di amore, finalmente libero e mille volte più duraturo. Ma c’è anche un percorso di formazione, il raggiungimento dell’accettazione di sé che, con buona pace della retorica, può esser punto di partenza soltanto se la si è conquistata dopo un duro tragitto.

crediti foto di Filippo Manzini

Tragitti, percorsi per trovare un senso che è anche dare un senso alle parole: il protagonista di Finocchi è prigioniero di un rebus, ma nella tempesta di calembour si stagliano lucidissime e ferme le considerazioni sulla propria solitudine. Così come in Manca il latte, il linguaggio aulico dell’ uomo maturo sembra non poter niente contro il seducente turpiloquio del giovanotto: ma la vittoria di quest’ultimo è solo una concessione del primo, conscio che quel gioco delle parti è l’unica cosa che ancora li lega. I due amici di Caravel sono ancorati ai versi di una canzone o al peso di una definizione, ma si indicheranno a vicenda il significato che ognuno, da solo, non riesce a scorgervi.

Federico Ciompi crediti foto di Filippo Manzini

Sul palco, le scene di Giuseppe Ragazzini tra ironia e essenzialità, non si limitano a incorniciare l’azione, ma anzi le imprimono movimenti tridimensionali. Specialmente in Manca il latte, dove le proiezioni calano i personaggi nello specchietto retrovisore di un’auto: suggestione e piacevole ambiguità tra nostalgico e ineffabile. In scena c’è il pianoforte di Federico Ciompi, che esegue dal vivo il commento sonoro e contrappunta la recitazione, offrendosi come spalla nel gioco di sguardi tra lui e Alessandro Riccio. Ciompi accompagna gli attori durante le molte canzoni dello spettacolo, da Nilla Pizzi fino a Mina, tra cui spicca la bella interpretazione de Il mio mondo di Umberto Bindi cantata da Nicola Pecci. A livello recitativo, la sua padronanza del testo è avvertibile, sia nei momenti comici che in quelli poetico-drammatici:

Finocchi Alessandro Riccio Samuele Sam Picchi crediti foto di Filippo Manzini

Pecci riesce molto, facendo tutto con grande misura e si dimostra un attore solido, dotato di un fascino discreto e notevole precisione nei tempi, capace di emozionare tanto col mestiere che con l’onestà. “Oggetto del desiderio” in due dei tre episodi di Io non so chi sei è Samuele Sam Picchi, ancora una volta vincente per capacità di modulare i registri, pur mantenendo il segno di una personalità che in scena comincia a esser riconoscibile: un che di perentorio e gradevolmente “scuro”, qualcosa che sembra emergere mano a mano che si ha occasione di vederlo sul palco.

Nicola Pecci Alessandro Riccio crediti foto di Filippo Manzini

Di questo spettacolo, altra bella sorpresa è Alessandro Riccio, attore sempre interessante che qui affronta i diversi ruoli con particolare intelligenza: sa quando lasciarsi sostenere dal testo e dove ricavarsi margine per sfoderare la propria capacità di trascinare il pubblico. Forte dell’esperienza in altri lavori che ruotano attorno alla musica, Riccio interpreta le canzoni preferendo immediatezza e vigore, trasmettendo emozioni e ricevendone dalla platea. Nell’ultimo racconto, Caravel, la coppia con Nicola Pecci è spassosa, commovente e regala l’idea di qualcosa di vivo, anche al netto di quella carrellata di citazioni da Mina, che un po’ si perde per strada, ma conduce comunque al bel duetto trai due personaggi. Due amici sognanti, cullati da un piccolo momento di gioia.

Visto al Teatro di Rifredi il 29 ottobre 2022

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