Spettacoli — 05/02/2019 at 18:11

Trent’anni della Compagnia della Fortezza in scena al Teatro Ciro Menotti: Beatitudo regia di Armando Punzo

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RUMOR(S)CENA – TRENT’ANNI COMPAGNIA DELLA FORTEZZA – BEATITUDO – TEATRO CIRO MENOTTI – MILANO – In occasione dei trent’anni della Compagnia della Fortezza, è stato elaborato un progetto triennale con il Teatro Ciro Menotti di Milano con il quale esiste un legame consolidato da molti anni essendo il Tieffe Teatro anche coproduttore degli spettacoli di Armando Punzo. In occasione del debutto a Milano dello spettacolo Beatitudo in scena dall’8 al 10 febbraio al Teatro Menotti, sono stati organizzati eventi collaterali per far conoscere trent’anni di lavoro e ricerca. Beatitudo della Compagni della Fortezza. Liberamente ispirato all’opera di Jorge Luis Borges. Drammaturgia e regia di Armando Punzo. Musiche originali e sound design Andrea Salvadori. Scene Alessandro Marzetti, Armando Punzo
. Costumi Emanuela Dall’Aglio
. Coreografie Pascale Piscina. Aiuto regia Laura Cleri Assistente alla regia Alice Toccacieli. Aiuto scenografo Yuri Punzo. Decorazioni e arredi Silvia Bertoni.

 

Collaborazione drammaturgica Alice Toccacieli, Francesca Tisano, Salvatore Altieri, Fabio Valentino, Elisa Betti
In scena Armando Punzo, Sebastiano Amodei, Mohammad Arshad, Elisa Betti, Nikolin Bishkashi, Placido Calogero, Rosario Campana, Vincenzo Carandente Giarrusso, Gillo Conti Bernini, Elis Dedei, Nicola Esposito, Giulia Guastalegname, Ibrahima Kandji, Kujtim Kodra, Massimo Marigliano, Francesco Nappi, Giacomo Silvano, Gaetano Spera, Lucian Tarara, Francesca Tisano, Alessandro Ventriglia, Giuseppe Venuto e il giovanissimo Marco Piras
Ensemble di percussioni Quartiere Tamburi / Marzio Del Testa, Iago Bruchi, Riccardo Chiti, Lucio Passeroni, Andrea Taddeus Punzo de Felice. Canto Isabella Brogi. Direzione organizzativa e cura dei progetti Cinzia de Felice 
Collaborazione artistica Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Eleonora Risso, Elena Turchi, Luca Dal Pozzo, Francesca Lateana, Manuel Marrese, Alessandra Pirisi, Eva Pistocchi, Eva Cherici, Valeria Bertini, Tommaso Vaja

foto di Stefano Vaja

 

 

Gli eventi collaterali comprendono la mostra #trentannidifortezza – Una luminosa lontananza. Mostra fotografica di Stefano Vaja. Un racconto per immagini che ripercorre negli anni, gli spettacoli visionari, gli allestimenti spiazzanti, i costumi sorprendenti e i momenti unici dei trent’anni della compagnia. Visitabile fino al 10 febbraio al Teatro Ciro Menotti. Il 5 febbraio “Voglio sognare un uomo e imporlo alla realtà. Lectio magistralis di Armando Punzo. Coordina Arianna Frattali – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Trent’anni di arte, lavoro e ricerca sull’umanità con la Compagnia della Fortezza nel Carcere di Volterra, durante i quali ha aperto le porte ad imprevedibili prospettive, dissolvendo e ricomponendo il modo di intendere e fare teatro, creando per attori, spettatori e per i suoi stessi collaboratori, nuovi ed inattesi labirinti interiori in continuo divenire. Alle ore 21,00 – FilmTvLab – Via San Giovanni alla Paglia 9 proiezione di Anime Salve. Sguardi sulla Fortezza. Il teatro di Armando Punzo raccontato in film e video attraverso gli sguardi di altri registi. Intervengono Armando Punzo e Matteo Marelli | Sguardo critico Oliviero Ponte Di Pino . Proiezione del docufilm di Domenico Iannacone (Rai3).

foto di Stefano Vaja

 

Puntata conclusiva della settima stagione de I Dieci Comandamenti, programma di approfondimento giornalistico ideato e condotto da Domenico Iannacone. Dal 6 al 10 febbraio “Voleva sognare un uomo, sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà. Workshop intensivo teorico pratico, durante il quale i partecipanti avranno l’opportunità unica di partecipare in prima persona al processo creativo di un’opera della Compagnia della Fortezza, fino alla messa in scena finale. Durante le varie fasi, potranno confrontarsi direttamente con percorsi di regia, drammaturgia, coreografia e di pratica attoriale, sotto la guida diretta di Armando Punzo e dei suoi storici collaboratori e attori. I selezionati saranno inseriti concretamente nel processo creativo dello spettacolo BEATITUDO della Compagnia della Fortezza, fino alla messa in scena finale al Teatro Menotti (8 febbraio ore 20,30, 9 febbraio 19,30, 10 febbraio 16,30). Partecipazione gratuita su selezione (15 uomini (età 18/50) e 5 donne (età 18/30).

 

foto di Stefano Vaja

 

Sono infiniti i personaggi di Borges, vengono da tutte le epoche, come a rappresentare l’intero universo. Tra queste innumerevoli figure, così fortunatamente lontane dai caratteri della vita, ce n’è una, Funes, che vuole liberarsi della sua memoria sterminata e rinominare il mondo. Sarebbe giusto, auspicabile, vivere nelle innumerevoli possibilità, obliandosi, fuori dalla storia e ancora di più dalla vanità della propria storia. Fondiamo la nostra vita su quello che siamo, non su quello che potremmo essere. E in questa staticità perdiamo il gusto del rischio di essere come non sapremo mai. Il voler dimenticare di Funes è il nostro desiderio di poter vivere al di fuori della vita passata, futura e presente. Tra i tanti personaggi di Borges sentiamo più vicini i più lontani dalla vita, quelli che tradiscono meglio le nostre aspettative, che non ci danno appigli per riconoscerci, ci sfumano tra le mani e si rendono imprendibili, consegnandoci un movimento, indicandoci una possibilità che sembra non appartenerci. Averroé, Cartaphilus, Pierre Menard, l’Uomo Grigio, Almotasim, Emma Zunz, Asterione, Tzui Pen non sono attuali, non soddisfano la nostra fame bulimica di riconoscibilità, non ci appartengono, non ci ripetono, non possiamo possederli, violentarli con il nostro sguardo e la nostra interiorità a caccia dell’anima gemella, non li possiamo vendere facilmente al mercato dei teatri della nazione, non assomigliano a nessuno di noi, non un suono che proviene da loro è un suono che ci appartiene, la loro parola non è la nostra, le loro parole sono lievi. Anche i luoghi dei suoi racconti e delle sue poesie non si prestano alla narrazione, non si materializzano in coordinate tangibili, sono sospesi, insapori, sbiaditi, come in un alto ipotetico mitico luogo che vuole essere bagnato dalla luce del sogno e non della realtà. Sono personaggi simbolici anch’essi, alla pari di quelli che, solo perché dotati di orecchie, occhi, bocca e un cuore, dovrebbero più naturalmente incuriosirci.

 

Beatitudo foto di Stefano Vaja

La biblioteca, il labirinto, l’infinito, lo specchio, il giardino dei sentieri che si biforcano, le rovine circolari sono i protagonisti principali del mondo di Borges, il seme delle sue più profonde riflessioni, i luoghi di un’altra vita, circostanze innaturali che sospendono il tempo e donano un profondo senso di inadeguatezza. È come se avesse disegnato un nuovo volto, come se tutta la sua opera avesse luogo in un corpo ideale, come se fosse quella parte mancante, la punta di uno spillo in noi che cerca il suo spazio, che fa degli uomini, uomini in perenne ricerca di un senso che sfugge. “Voleva sognare un uomo, sognarlo con minuziosa interezza, e imporlo alla realtà”, mi sembra il compito che si è dato la Fortezza per trent’anni. Asciugare le acque di un fiume in piena, prosciugarle prima che inondino le pianure circostanti travolgendo tutto quello che incontrano sul loro cammino, procurando distruzione e morte, è questo il teatro che cerca di arginare la vita che dilaga in noi senza nessun freno, vita che rompe gli argini e si insinua in tutte le pieghe della nostra esistenza per possederci e soffocarci con il suo fluido limo, è questo il teatro che solleva solide barriere e svela in noi spazi inesplorati e segreti, impermeabili e irraggiungibili da queste acque sinistre e violente. Il fiume della vita scorre fino a che non inizia a scorrere la montagna che in esso si specchia immobile, silenziosa e imprevedibile.

Armando Punzo 

la recensione di Beatitudo visto nella Fortezza di Volterra , prima rappresentazione assoluta luglio 2018

Beatitudo: “L’impossibile” che accade sempre per la prima volta.

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