Teatro, Teatro recensione — 29/12/2015 at 22:03

Le Mille e una Notte: il dolore delle donne

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PORCARI (Lucca) – Ultimo della serie di spettacoli della stagione autunnale Qualcosa si muove , Le mille e una notte del Teatro del Carretto nello spazio SPAM, rete per le arti contemporanee curato fin dal 2008 e diretto da Roberto Castello, che ha ospitato residenze e una programmazione multidisciplinare di spettacoli, workshop, attività didattiche ed incontri, una realtà immersa nelle periferie lucchesi fra capannoni industriali e fumi delle cartiere.
La Compagnia del Carretto (fondata nel lontano 1983) vanta un respiro internazionale fin da quando oltre venti anni or sono, iniziò a proporre dalla città di Lucca dentro il suo prestigioso teatro lirico del Giglio, macchine teatrali stupefacenti – e sempre e ancora in continuità nel binomio firmato Cipriani-De Gregori – una per tutte quel capolavoro dell’Iliade ancora oggi in tournée. Questa nuova proposta prende come snodo creativo le suggestioni del poema delle Mille e una notte ma trasferisce in scena una drammatica attualità, quella del femminicidio a livello planetario, quello che si sviluppa nel privato dell’opulento occidente e quello delle donne di altre religioni ed etnie, qui come altrove consumato da parte di un maschile autoritario e mortifero. La vicenda di Shahrazad che vuol porre fine alla carneficina delle spose messa in atto dal sultano vendicativo (perché tradito?) e feroce, a lui narrando storie di storie ancora incanta ed è materia letteraria di straordinaria vitalità. Si parte da una scena dove otto candele accese dividono lo spazio scenico dallo spettatore con agli estremi due automi in veste femminile con testa di morto (molto vicine a certa cultura messicana). Girano su se stesse con musica da carillon-che tornerà per tutta l’ora abbondante di spettacolo, in loop. Che in questo lavoro, essenziale è il commento musicale.

@Guido Mencari
@Guido Mencari

Parte da Grazie alla vida per contaminarsi con arie liriche italiane specie da Verdi, in perfetta circolarità. Due i maschi in scena che si avvicendano nella comunque reciproca interrelazione quasi tasto nero e tasto bianco suonata dalla stessa mano e stessa melodia mentre il solo sfondo della scena è un armadio che contiene scarpe-femminili in un reparto, in un altro teschi, non si sa di chi, e altra cianfrusaglia. La figura femminile esile e diafana incomincia a narrare. Si parte dalla mitologia greca da Pasifae e il toro per attraversare la storia delle imprese dell’eroe Teseo che occuperà molta parte del lavoro. Potente il lavoro fisico sull’ancestralità dei due maschi in scena: l’eroe muscolare bello e potente Teseo e il suo alter ego, la forza bruta animalesca del Minotauro mentre la donna è l’io narrante, una delicata protagonista che passa in eleganza da una storia all’altra narrando le vicende di Eco e Narciso fino alla follia dell’Orlando furioso, ad Ofelia che a detta dell’Amleto deve andare in convento. E comunque femmina che deve essere soppressa, forse proprio per la sua libertà della Parola. Si arriva finalmente all’hic et nunc della contemporaneità: i due protagonisti maschili si improvvisano battitori di un’asta dove abiti femminili macchiati di sangue – dalla Siria alla ex Jugoslavia, alla Cina al Ruanda sono messi in vendita (donne stuprate e/o uccise)- crudele metafora e forte provocazione civile. Il lavoro è in evoluzione ma promette ancora tanto. Con tre attori molto generosi in perfetta sintonia.

@ Guido Mencari
@ Guido Mencari

 

 

 

 

 

 

Drammaturgia e regia di Maria Grazia Cipriani
Scene e costumi di Graziano Gregori
Con Elsa Bossi, Nicolò Belliti e Giacomo Vezzani
Teatro del Carretto
Visto a Porcari ( Lucca) Spazio SPAM il 27 dicembre 2015

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