Teatro, Teatro recensione — 29/11/2016 at 21:12

Quel tragico e sottile “Filo dell’acqua” che racconta l’alluvione del 1966 a Firenze

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PISA – Cinquant’anni sono tanti per la vita di una persona. Fra i tanti ricordi belli e brutti, uno fra i più tragici impresso nella memoria collettiva di chi l’ha vissuta, anche se piccolo, c’è stata l’alluvione del 4 novembre 1966 di cui ricorre quest’anno il cinquantenario. Una sorta di micro diluvio universale che ha messo sott’acqua mezza Italia con conseguenze disastrose specie a Venezia e a Firenze, città fra le più colpite. E proprio in questi giorni abbiamo assistito alla triste replica di disastri con esondazione di fiumi e torrenti in una Italia tutta disastrata da innumerevoli abusi nei confronti dell’ambiente. E non si tratta di profezie che si auto avverano ma di tragedie annunciate: una nuova alluvione nel Nord Ovest in Piemonte, Liguria e in Sicilia ha rinnovato lo spettro di un Paese che non è ancora riuscito a salvaguardare il suo territorio e le vite dei cittadini. Pare che la Storia davvero niente abbia da insegnarci, per citare un poeta quale Eugenio Montale che nelle Cinque Terre aveva la sua dimora estiva in una di quelle splendide cittadine affacciate sul mare che cinque anni or sono erano quasi state spazzate via dalla furia delle acque.

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Per questo triste anniversario del 4 Novembre, sono state numerose le iniziative affidate a spettacoli teatrali in Toscana che ricordano l’alluvione del ’66; in particolar modo con l’esondazione del fiume Arno a Firenze, che ha messo una città intera in ginocchio, vittima ma insieme protagonista a furor di popolo, poiché ha coraggiosamente affrontato in sinergie efficaci la calamità. Una città che ha avuto inoltre dalla sua, una straordinaria solidarietà con la mobilitazione attiva di una estesa comunità internazionale che è confluita da ogni parte del mondo, una comunità giovanile che poi sarà resa famosa con la denominazione di Angeli del fango. Centinaia di giovani accorsi a fronteggiare curare e proteggere l’esorbitante millenaria cultura scientifica e letteraria ospitata a Firenze fra Musei, Biblioteche e istituzioni culturali sorte nei secoli a ridosso dei suoi gloriosi Lungarni offesi dalla fuoriuscita delle acque dell’Arno. Di queste epiche giornate tratta l’allestimento Il filo dell’acqua rappresentato  in prima nazionale al Teatro Verdi di Pisa ad opera della storica Compagnia di San Casciano fondata da Ugo Chiti, Arca Azzurra. Tre i personaggi in scena a interpretare in forma di coro diverse voci di personaggi quali comuni cittadini di Firenze, testimoni e vittime della tragica esondazione dell’Arno nella notte fra il 3 e il 4 novembre ‘66. Lucia Socci, Dimitri Frosali e Massimo Salvianti si scambiano il testimone del racconto che parte dallo stupore –in un solo giorno cade la pioggia di tre mesi, della fuga sui tetti dei palazzi e della fame del freddo patito senza avere informazioni sulla sorte di loro stessi, delle loro cose, della stessa città. Una città abbandonata a se stessa anche dal potere del governo centrale romano. Una affabulazione a tre tesa ma mai concitata che restituisce una esemplare struttura cara al teatro di narrazione affidata alla penna magistrale di Francesco Niccolini.

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Un affresco dialogico che insieme attraverso i corpi e le voci dei tre protagonisti in scena, racconta sia le vicende spicciole dei malcapitati sia la storia di un popolo e di una città vittima dell’evento catastrofico. E si parla di numeri, di persone salvate per miracolo, di un milione trecentomila volumi portati in salvo dalla Biblioteca Nazionale, del Vieusseux, dell’Accademia dei Georgofili, del Museo della Scienza, delle opere d’arte: capolavori di Paolo Uccello recuperati in San Marco, mentre l’asticella del livello dell’acqua esondata sale e sale, chissà fino a quando e quanto? Il racconto corale si avvale di proiezioni sul fondale- a scena vuota, dove l’elemento colore prevale a inscenare e commentare stati d’animo come stati del cielo e della tempesta abbattutasi su uomini e cose. Ma dà anche conto di una paura che ha saputo reagire e si compatta con fierezza contro la comune avversità. Testimonianza di fatti e a monito che mai dovrebbero più ripetersi eventi così tragici, anche se a distanza di cinquant’ anni sappiamo per evidenza cronachistica fin troppo quotidiana, di novembre come d’estate, che purtroppo non è così.

Il Filo dell’acqua

Compagnia ARCA AZZURRA

Regia Roberto Aldorasi e Francesco Niccolini

Drammaturgia Francesco Niccolini

Con Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci

Scene e video Antonio Panzuto

Musiche originali Paolo Coletta

Visto a Pisa, Teatro Verdi, il 6 novembre 2016  in prima nazionale

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