Teatro, Teatrorecensione — 29/04/2014 at 08:46

Perché non suona la campana. Teli bianchi e brutalità accettata.

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FIRENZE – Così lontane, così vicine. Due figure di riferimento, due modi di stare in scena, di intendere, di credere, di vedere palco, parola, voce, testo, teatro. Due icone, due bandiere, due simboli. Due donne: Chiara Guidi, Raffaello Sanzio, Ermanna Montanari, Teatro delle Albe. Romagna caput mundi. Si incontrano, si scontrano. Unite da Santarcangelo che le ha viste insieme nel progetto di direzione artistica triennale nel quale si sono confrontate e succedute.

Poco

Un posto “Poco lontano da qui” che vuol dire tutto e niente vuol dire, identificando quel quasi, quella porta semiaperta che lascia intravedere ma che forse blocca prima della soglia. Certamente un luogo non-luogo dove è difficile stare come sembra impossibile uscirne. Un limbo, un antro, un anfratto, una parentesi, un sospeso tra le ascisse spazio-tempo, indefinito, intramontabile, eterno come la punizione di Prometeo, immarcescibile, eterna ed estrema, in decomposizione fino al limite di massimo sopportazione accettabile.

Una scena dal forte impatto visivo e visionario, una sequenza di teli bianchi che sembrano panni e lenzuola candide appese a stendere e ad asciugare sopra i tetti napoletani spazzati via da un vento che qui è soltanto immaginario e mutevole come nuvole bianche gonfie e veloci in un tappeto sonoro che affligge, scandaglia, sposta, rumore di acque brulicanti, di passi adagi ma non troppo, di cannoni che reclamano carne e bucce da cremare. Lenzuola che fanno muro e barriera, senza l’oblò, l’apertura e il taglio di Rezza-Mastrella, grandi tele di carta fontaniane da ospedale e manicomio, il tutto immerso in una bolla di fondo di voci urticanti e smozzicate.

Poco 2

Dietro i muri fluttuanti e svolazzanti un’impalcatura arrugginita che sostiene e sovrastante una campana che non riesce a suonare, una chiesa laica di una liturgia che si affievolisce muta e ritorna battito ancestrale, mugugni, solfeggi, solfati scanditi come briciole in un granaio. In mezzo a questa già di per sé opera d’arte contemporanea di leggerezza e purezza flebile da una parte, i teli dove scorgere anche una Sindone sporcata e macchiata indelebile, e di sostanza arcaica e massacrata dal tempo, il ferro corroso ed imbrunito, due figure si aggirano in questa caverna-casa, figure labili senza tempo, adesso sorelle o amanti, madre e figlia in un rapporto morboso, di causa ed effetto, di supremazia e sudditanza, di abominio e schiavitù, di contrizioni e costrizioni, di punizioni, di contatti fino a soffocare, di ricerca di affetto non soddisfatta. Soprattutto assenze e dispersione, languore e caducità onirica sbilanciata tra i due bracci della stadera, tra i due rebbi di questa forchetta sdentata.

Un ammasso caustico, e poco importa che si tiri in ballo Rosa Luxemburg, un’incubatrice di incubi dove aleggiano e affiorano queste due sorelle Bronte, queste due gemelline di Shining ma senza triciclo, queste due tratteggiate pennellate come se fossero uscite dalla “Trilogia della città di K”, in queste quattro mura che sanno di angoscia, arpie animalesche, streghe feroci, solitudine e disperazione che ricorda la prigionia di Natascha Kampusch, autoreclusione, emarginazione, sofferenza, patologia, perdita, violenza tremenda, il tragico che si fa autocombustibile di questa miniera-macchina in moto perpetuo. Sono pesci acidi dentro una bolla di pane raffermo, cumuli di coltelli insensibili, una magia brutale e crudele in una nebbia materica, claustrofobica, una lite amorosa tutt’altro che beckettiana, noir come può essere la notte senza alba.

Poco lontano da qui” di, regia e con:Chiara Guidi e Ermanna Montanari. Suoni originali Giuseppe Ielasi. Ideazione luci Enrico Isola. Cura del suono Marco Canali, Marco Olivieri. Tecnici di produzione Fagio, Danilo Maniscalco. Direzione tecnica Enrico Isola in collaborazione con Luciano Trebbi. Coproduzione: Emiglia Romagna Teatro Fondazione, Comune di Bologna, Fondazione Romaeuropa, Festival delle Colline Torinesi-Torino Creazione Contemporanea, Ravenna 2019 Città candidata Capitale Europea della Cultura, Santarcangelo 12-13-14. Produzione: Societas Raffaello Sanzio, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro. Visto al Teatro Cantiere Florida, Firenze, il 28 aprile 2014.

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