Teatro, Teatro recensione — 29/01/2019 at 08:45

Horror e Lebensraum di Jakop Ahlbom alla Biennale Teatro di Venezia confermano il pensiero dell’attore performer di Latella

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RUMOR(S)CENA – BIENNALE TEATRO – VENEZIA – Biennale Teatro e teatro del nord Europa. Poche altre cose suonano all’orecchio del pubblico italiano come cariche di aspettative e di autorevolezza quanto l’istituzione teatrale per eccellenza e tutto ciò che viene dalla terre nordiche di Brecht, Ostermeier, Kantor, Nekrosius e tanti altri. Ma la laguna è capace di sorprendere per l’intelligente liquidità con la quale disordina i pensieri e sovverte i pregiudizi. Capita così che alla 46esima edizione del Festival Internazionale del Teatro l’horror faccia ridere e le commedie anni Venti si vestano di inquietudini profonde e mai sopite. E proprio in questa capacità di portare in scena le contraddizioni dell’arte teatrale sta il grande pregio dell’istituzione da due anni guidata dall’italiano – ma forse non a caso da anni residente a Berlino – Antonio Latella, che dopo aver concentrato l’edizione 2017 sulla figura del regista ha deciso di dedicare questa seconda annualità all’attore performer. Nucleo intrinseco dell’esistenza stessa del teatro – impossibile non ricordare la storica definizione di Peter Brookun uomo attraversa uno spazio vuoto, un altro uomo lo osserva: questo è già teatro” – il performer è la carne viva con la quale viene scritta la scena. Senza di esso (l’oggettivazione è d’obbligo), senza la sua dedizione e generosità, sarebbe impossibile comporre quella drammaturgia scenica complessiva che tanto ostinatamente ci limitiamo a chiamare spettacolo. Ma allo stesso tempo, e la programmazione della Biennale Teatro 2018 lo ricorda con insistenza, ogni attore è portatore di una sua specifica peculiarità che lo rende davvero protagonista assoluto della scena. Non solo plastilina nelle mani del regista, ma coautore a tutti gli effetti della drammaturgia scenica.

Horror Courtesy La Biennale di Venezia foto A. Avezzù

In una Venezia tanto bella quanto faticosa, che ricorda ad ogni passo e a ogni scalino che la conquista degli spettacoli è parte intrinseca dell’esperienza di uno spettatore, la Biennale Teatro sorprende anche nel finale della sua programmazione con due giorni dedicati al teatro, che viene dal settentrione e che racchiude in alcuni spettacoli particolarmente significativi le belle antinomie di quest’arte viva.
Svedese di nascita e olandese di adozioni, Jakop Ahlbom è appassionato di film horror. Quello che potrebbe sembrare un semplice dato biografico è in verità il nucleo di pensiero dal quale ha origine uno dei suoi spettacoli cult, titolato lapalissianamente “Horror”. Ispirato alle classiche tradizioni dei film dell’orrore, lo spettacolo racconta la vicenda di una donna che assieme a due amici giunge in una vecchia casa infestata da oscure presenze. Il plot narrativo ricalca pedissequamente i cliché del genere: spiriti dolenti e arrabbiati, famiglie disfunzionali, misteri irrisolti, inquietanti apparizioni, oggetti inanimati che prendono vita, musica incalzante, colpi di scena, mutilazioni, flashback chiarificatori e un gran finale che non risparmia scontri fisici e acrobazie.

Le citazioni dei grandi titoli sono quasi impossibili da elencare. Si va dalla bambina di “The ring” all’iconica camminata sulle scale de “L’esorcista” passando per la mano della famiglia Addams, e diventa quasi un gioco per lo spettatore identificare il maggior numero possibile di richiami o espliciti riferimenti. Terrificante e cupo, ma anche comico ai limiti dell’assurdo, “Horror” è giustamente celebrato a livello internazionale per la straordinaria prova d’attore realizzata dall’intera compagnia. La novità risiede nel fatto che Ahlbom riesce a realizzare tutto questo utilizzando lo strumento teatrale e una scenografia realistica di altissimo livello, dimostrando come la contaminazione tra generi e linguaggi sia non solo una strada percorribile ma fonte di nuove ispirazioni per la scena.

Lebensraum Courtesy La Biennale di Venezia foto A. Avezzù

Anche “Lebensraum”, la seconda creazione di Ahlbom ospitata dalla Biennale, punta sulla sperimentazione mescolando i diversi codici del teatro di figura e gli sketch delle commedie musicali con uno dei grandi topoi del mondo germanico: la bambola meccanica. In una casa minuscola due uomini vivono condividendo ogni cosa. Ritmi, oggetti, gesti sono concertati in una fitta e precisa partitura di azioni. L’ordine viene sovvertito dall’arrivo di una donna meccanica costruita dai due per sbrigare le faccende domestiche ma che prima sfugge alle richieste di essere “altro” e successivamente si ribella ai suoi creatori, dando origine a una serie di gag acrobatiche di grande vivacità. Lo spettacolo, seppur brillante e godibilissimo, lascia addosso la sottile inquietudine, figlia del perturbante freudiano: dove finisce la macchina e dove inizia l’essere umano?

Visti alla Biennale di Venezia il 3 e 4 agosto 2018

Horror

prima italiana

regia Jakop Ahlbom
drammaturgia Judith Wendel
con Luc van Esch, Yannick Greweldinger, Judith Hazeleger/Andrea Beugger, Silke Hundertmark, Sofieke de Kater, Gwen — Langenberg, Maurits van den Berg/Thomas — van Ouwerkerk, Reinier Schimmel
scene Douwe Hibma, Jakop Ahlbom, Remco Gianotten (assistente)
musica Wim Conradi con Bauke Moerman
costumi Esmee Thomassen, Kyra Wessel (assistente)
arredi scenici speciali e trucco Rob Hillenbrink
trucco e parrucco Nienke Algra
luci Yuri Schreuders
tecnici Tom Vollebregt, Prem Scholte Albers, Zico Out, Bernard Peeters, Allard Vonk, Michel van der Weijden, Alfred van der Meulen
gestione e vendite Marc Pil
produzione e gestione tournée Sarah Faye van der Ploeg

Lebensraum

prima italiana

regia Jakop Ahlbom
drammaturgia Judith Wendel
con Jakop Ahlbom/Yannick Greweldinger, Silke Hundertmark, Reinier Schimmel, Leonard Lucieer, Ralph Mulder/Empee Holwerda
musica Alamo Race Track
scene Douwe Hibma, Jakop Ahlbom
luci Yuri Schreuders
tecnici Tom Vollebregt, Allard Vonk e Michel van der Weijden
arredi scenici speciali Rob Hillenbrink/Robs Propshop
trucco Anabel Urquijo Claveria
gestione e vendite Marc Pil
produzione e gestione tournée Sarah Faye van der Ploeg

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