Teatro, teatro danza, Teatro recensione — 27/07/2015 at 17:41

La danza e il teatro di strada a Kilowatt Festival

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SANSEPOLCRO  (Arezzo) -Il passo di danza  a due (Zero) Work in Progress propone una narrazione insieme soggettiva e astratta. Partendo da un ipotetico punto zero, da un inizio di relazione, i due danzatori, incatenati l’uno all’altro, cercano una via di fuga che è anche ampliamento del proprio spazio vitale:  rappresentato dal terriccio sparso in scena che invade sempre più l’intero palco e sospinto dai piedi e dai corpi dei danzatori stessi. Il gioco di braccia e mani  si allenta e i corpi si allontanano sempre più, fino a divincolarsi l’uno dall’altro per lasciare che ognuno percorra finalmente la propria strada. In questo microcosmo si intravede la liaison à deux, mentre a livello macro, è l’affinità con la nascita dell’universo conosciuto che sembra invadere, per un attimo, la scena. Quel punto zero diventa un nucleo che esplode perché troppo compresso, mentre i pianeti prendono a percorrere le proprie traiettorie nello spazio, allontanandosi con circonferenze sempre più ampie.

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L’idea di base risulta accattivante ma l’esecuzione non sempre precisa, i passi a volte non perfettamente sincronizzati, la gestualità ripetitiva fanno sorgere dei dubbi, sempre più ricorrenti  quando si assista a uno spettacolo di danza contemporanea. Qual è la differenza tra movimento naturale e gestualità propria del danzatore? Alcuni risponderanno che non vi sono più posizioni, schemi o regole precise. Eppure il dubbio persiste. Se la recitazione ha bisogno di dizione e respirazione appropriate, dato che non si sale su un palco per parlare come nel salotto di casa propria. Se l’arte figurativa, dopo aver strappato la tela e rinnegato se stessa, fino a dissolvere il mezzo con la performing art, adesso torna al materico. Anche la danza contemporanea forse dovrebbe sviluppare un linguaggio autonomo e altro rispetto al movimento e alla gestualità quotidiani, tornando a considerare il valore della tecnica.

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A seguire in piazza Torre di Berta, invasa dai cittadini di Sansepolcro, accorsi ad applaudire, l’esibizione del Teatro dei Venti di Modena con Simurgh: uno spettacolo godibilissimo, tecnicamente valido e dotato di una sottile poesia che rende colori, suoni, canzoni e acrobazie ancora più suggestivi ed emozionanti. Un autentico regalo che Kilowatt Festival ha voluto fare al suo pubblico, dimostrando ampiamente di gradire la scelta.
Il lavoro di questa Compagnia nasce appositamente per i grandi spazi e non teme le folle: i suoi trampolieri, il suo universo di uccelli giganti (a metà strada tra l’immaginario distopico di Mad Max e i fumetti di Flash Gordon), la sua roboante macchina spettacolare conquistano all’istante. Interessante anche l’idea di collegare coreografie e numeri grazie a un sottotesto, che dà agli stessi un significato più profondo. Perché Simurgh non è solamente una serie di acrobazie bensì un racconto agito in scena con i mezzi propri del teatro di strada.

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Visti a Kilowatt Festival 2015, giovedì 23 luglio di Sansepolcro

Auditorium Santa Chiara
Cuenca/Lauro
(Zero) Work in Progress
di e con Elisabetta Lauro e César Augusto Cuenca Torres

Piazza Torre di Berta
Teatro dei Venti
Simurgh
drammaturgia e regia Stefano Tè
con Francesco Bocchi, Laura Bruni, Oksana Casolari, Daniele De Blasis, Francesca Figini, Simone Lampis, Beatrice Pizzardo e Antonio Santangelo
musiche Igino L. Caselgrandi e Luca Cacciatore

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