RUMOR(S)CENA – CREVALCORE – (Bologna) – In agraria il termine semente sta ad indicare i semi destinati alla semina, nei campi che devono germogliare, grazie alla loro vitalità data da condizioni climatiche particolari quali la luce, la temperatura e l’umidità. Quando poi si riesce anche ad abbinare un altro tipo di “semente”, come quella della cultura e dell’arte, nasce un luogo chiamato Sementerie Artistiche di Crevalcore dove l’agricoltura va di pari passo con il teatro. In mezzo alla campagna padana. tra coltivazioni e paesaggi ameni, Manuela De Meo e Pietro Traldi, hanno dato vita ad un “terreno” fertile dove è nato il festival Le notti delle Sementerie in cui la dimensione artistica si è rivelata un valore aggiunto alla produzione agricola capace di convivere felicemente con l’ offerta teatrale e l’enogastronomia: occasione dopo il teatro per conoscere i prodotti della terra generosa come quella emiliana. Le Sementerie Artistiche nascono dopo il violento terremoto del 2012 che ha lesionato con gravi conseguenze paesi interi, edifici industriali e commerciali, chiese e teatri.
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Anche l’azienda agricola Valle Torretta ha subito danni tali da dover intervenire radicalmente sulla ricostruzione: una rinascita capace di trasformare la sua vocazione anche in funzione artistica. Oltre ad ospitare rassegne e festival di teatro, è anche un centro di produzione, formazione e residenza per artisti. Lo affermano convintamente Manuela e Pietro, direttori artistici: «Siamo sulla soglia di una spaccatura, di un’apertura improvvisa che ci richiede di alzare lo sguardo e vedere un orizzonte comune verso cui dirigerci. Per superare una spaccatura, un vuoto, e passare oltre è necessario un ponte. Creare ponti è l’obiettivo di questa edizione delle Notti delle Sementerie. Ponti di significato tra le diverse aree del sapere; ponti fra la dimensione comunitaria e il pensiero, attraverso il dialogo come mezzo di relazione, il teatro come fonte di ispirazione e lo spirito del gioco per muoversi con leggerezza».
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Ed è qui che è andato in scena uno spettacolo nel mese di luglio per la regia di Maria Vittoria Bellingeri e l’interpretazione di Roberta Lidia De Stefano: Kassandra, un testo del drammaturgo Sergio Blanco, visto in un teatro all’aperto costruito interamente di paglia. In una notte tiepida rischiarata da una luna piena, si è palesata Kassandra mutuata da Cassandra, figura della mitologia greca, sacerdotessa nel tempio di Apollo e figlia di Ecuba e Priamo re di Troia. La sua capacità di prevedere sventure terribili la rendeva invisa a chi temeva la sua preveggenza. Il mito si trasforma e assume vesti contemporanee, psichedeliche, elettrico-musicali, terotecnologica, dove la versione qui rappresentata tocchi ambiti e tematiche di stringente attualità.
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Racconta di una donna straniera immigrata che parla in un slang inglese in cui si confondono lingue diverse emerge una personalità a tratti borderline agghindata come una pop star o rock, amazzone in lattice e anfibi, armata di led e microfono, una sorta di Lady Dark. Il palcoscenico, le quinte e il fondale è fatto di paglia e al centro troneggia un’automobile il cui motore acceso e le luci di posizione illuminano un’umanità dolente, fatta di emarginazione, di vite tra gli ultimi. Costretta a vendere il suo corpo Kassandra è un’animale ferito che cerca di sopravvivere a tutti i costi. Irrompe sulla scena, gesticola, usa un fraseggio concitato e sincopato, fonde la drammaticità della sua stessa esistenza con tratti di lirismo poetico (Roberta Lidia De Stefano è un’attrice completa, dotata anche di talento canoro e presenza scenica. Sue anche le musiche originali), non si risparmia nella lotta incessante alla ricerca di un riscatto sociale.
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Sergio Blanco riesce a cogliere aspetti di una contemporaneità in cui vengono evocate le condizioni di vita di donne costrette a cercare una dignità a loro negata nella propria terra. Lo fa presente anche la regista Bellingeri quando scrive: «Viviamo il tempo di una pandemia che sta esasperando l’enorme divario sociale ed economico tra le persone. Al di là della nostra posizione più o meno fortunata, è impossibile non notare quanto le minoranze in questo momento storico non accettino più di essere considerate tali. All’interno di questo scenario epocale si è aperto uno squarcio politico-sociale che si chiama “Femminismo intersezionale” che cerca un’evoluzione e la trova in una parola chiave:”Contaminazione”». Originale nella sua ideazione scenica e interpretativa, lo spettacolo è un affresco dove la parola contaminazione prende spunto da diversi linguaggi, forse a tratti troppo intersecati tra di loro, per l’utilizzo espressivo, se pur reso sempre con perfetta coerenza interpretativa. Il risultato è un’esperienza singolare, suggestiva, anche cordiale per il dopo teatro in cui le Sementerie Artistiche eccellono per cura dell’ospitalità, convivialità e luogo di aggregazione sociale come pochi. Un teatro che sa gestire bene la sua funzione culturale.
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di
Sergio Blanco
Maria Vittoria Bellingeri
regia
Roberta Lidia De Stefano
con
Greta Bertani
assistenza alla regia
Maria Vittoria Bellingeri
Scene e Costumi
Andrea Sanson
luci
Roberta Lidia De Stefano
musiche originali
Filippo Quaranta
organizzazione
Le Brugole&Co
produzione