Contributi critici, Culture, Editoriale — 25/11/2015 at 18:00

Critica e critici:una dialettica aperta a tutti

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REDAZIONE – Dopo aver pubblicato  il resoconto del Convegno “Teatro della Critica”, tenutosi al Centro culturale Il Funaro (e al Teatro Bolognini)  di Pistoia, al quale sono seguire diverse reazioni di pareri opposti (si tratta di una recensione e cronaca di quanto ascoltato, rielaborata con spirito critico ma anche soggettivo, legittimato da quella libertà e autonomia di pensiero intellettuale), difesa nel nostro ambiente professionale, giornalistico, culturale, e avere chiesto i pareri di molti dei presenti al Convegno, mi permetto di esprimere la mia personale opinione, pur non essendo stato presente ai lavori, in nome della tanto invocata dialettica.

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Al Convegno non era previsto il dibattito dopo gli interventi dei relatori ma al termine di ciascuno di loro – o alla fine di essi – è plausibile che tra i presenti, uditori e non, nascessero delle domande, dei chiarimenti, la necessità di replicare agli argomenti trattati. Se non è previsto un confronto finale, sul tema posto in questione, è altrettanto legittimo, se pur inusuale, sperare di innescarlo in un contesto dove molti sono i soggetti coinvolti. E le modalità possono essere diverse. Se si parla di Critica teatrale è implicito che le parti si cerchino per uno scambio dialettico. Nella pubblicazione da me autorizzata si sostiene l’assenza di tale opportunità. Un convegno di tale portata aveva delle aspettative alte per chi aveva deciso di partecipare – un merito anche di chi lo ha ideato –  chiamando nomi che nella cultura hanno un ruolo significativo, avendo percorso decenni di vita dedicati allo studio, all’analisi, alla ricerca. Firme autorevoli e protagonisti della scena culturale italiana.

Il Teatro della Critica Centro Il Funaro (foto di Filippo Basetti)
Il Teatro della Critica Centro Il Funaro (foto di Filippo Basetti)

Esiste, altresì, anche un rischio: l’autoreferenzialità. Una caratteristica insita nell’essere umano ma accentuata spesso in chi opera nel campo della comunicazione, che rivesta ruoli pubblici o artistici. Presente al Convegno, c’era Claudia Provvedini, critico teatrale del Corriere della Sera, che riassume così le due giornate di interventi: «Il convegno si è aperto sabato e concluso domenica, dimostrando di essere paraletterario il primo giorno, mentre la seconda giornata è stata più di tipo teatrale, anche per lo stile dei relatori. Se qualcuno dei critici di lungo corso avesse aderito all’invito (molti non hanno aderito all’invito del Funaro, ndr) avrebbe potuto rispondere alle ripetute accuse di inutilità, autoreferenzialità, incapacità di convogliare truppe (spettatori, ndr) o no? Non possiamo saperlo.

Probabilmente a nessuno piace andare serenamente a prendersi “torte in faccia”, ma era interessante sentirsi dire come sarebbe il critico perfetto vivente. Un po’ tutor degli artisti, un po’ delineatore di possibili aperture sociali/politiche dello spettacolo. Tutto questo un recensore lo dovrebbe fare nelle 25 righe a disposizione sullo spazio concesso da un quotidiano? (sulla Rete on line la questione si pone diversamente, ndr). Per quanto riguarda l’impostazione del Convegno, mi chiedo se per il teatro siano utilizzabili i consigli di pratica e critica letteraria. Non credo, essendo evidente che per parlarne o scriverne, uno spettacolo bisogna vederlo, ascoltarlo. Non può essere sfogliato come un libro! La vitalità di chi fa teatro è invece emersa, nonostante i tempi disinteressati, le leggi interessate, e vale la pena di leggere “La fortezza vuota” di Massimiliano Civica e Attilio Scarpellini (Edizioni dell’Asino, distribuito al convegno, ndr), utile come una mini dispensa universitaria».

www.metastasio.it-La-fortezza-vuota

Il Convegno Teatro della Critica I relatori Teatro Bolognini (foto di Filippo Basetti)
Il Convegno Teatro della Critica I relatori Teatro Bolognini (foto di Filippo Basetti)

Affermazioni che suscitano una questione tutt’ora aperta: a cosa serve la critica? Una domanda posta di frequente nei dibattiti, scambi di opinioni, in giurie teatrali, tra i critici e artisti impegnati a discutere, oltre alle numerose pubblicazioni e interviste. Ciò significa solo una cosa, la voglia di esistere e la necessità di essere ancora e in futuro un vero supporto culturale per il teatro in generale. Su questo sono assolutamente disponibile a confrontarmi con chi lo riterrà utile.

Dopo quello organizzato dal Centro Il Funaro, si è svolto a Milano il convegno “Media e spettacolo”, proposto dalla Fondazione Paolo Grassi e dalle Associazioni nazionali di critici di Teatro e Musica. Anche qui con la partecipazione di critici e studiosi di teatro, docenti universitari, direttori e presidenti di enti teatrali, editori, e altri protagonisti della scena teatrale nazionale. Ritengo che entrambi possano essere utili per una riflessione più ampia e articolata. Solo attraverso un confronto aperto, allargato, sistematicamente predisposto, si possono raggiungere risultati di crescita e di analisi costruttiva. Ogni singolo pensiero deve avere una sua legittimazione, purché abbia un senso di apertura e non di chiusura.

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A mio avviso ogni incontro o convegno può avere forma di lezione (accademica o relazione), o al contrario, in forma di dibattito, a cui far seguire una discussione aperta, dove ogni partecipante – non sempre giornalista – tante volte solo appassionato e recensore senza una preparazione o qualifica specifica, possa avere diritto di parola. Le formule sono molteplici, e il coordinatore del Convegno organizzato dal Funaro, Piergiorgio Giacché, ha fatto una scelta singolare quanto originale per certi versi, (con pause caffè prima dell’inizio lavori per socializzare e incontrarsi, come poi è accaduto anche a Milano), nell’intento di mettere a confronto diverse esperienze riconducibili all’arte teatrale e alla letteratura specializzata, oltre alle testimonianze degli artisti, di coloro che il teatro lo portano in scena.

Possono esserci altre soluzioni per analizzare la figura del critico, del suo ruolo specifico, di come può incidere sull’esito del lavoro artistico e sull’opinione dello spettatore (ma non è certo compito della critica portare pubblico a teatro, come giustamente afferma Claudia Provvedini), mentre si ripropone, ancora una volta, quanto sia urgente ridefinire il vero ruolo del critico, capace di coinvolgere le forze che compongono la scena del teatro, in tutte le sue accezioni. E’ un quesito su cui vale la pena riflettere: scrivere e recensire determina delle conseguenze? Quali possono essere? Era questo era il senso del Convegno di Pistoia? Quale impegno divulgativo ed esplicativo deve emergere in un prossimo futuro?
A questi interrogativi vorrei dare un seguito interpellando i protagonisti presenti a Pistoia, chiedendo un autorevole contributo, dando voce a chi sta credendo ancora nel Teatro e nella Critica. Nella Cultura. Un confronto che desidero tenere vivo e aperto a tutti.

www.altrevelocita.it-il-teatro-della-critica-un-racconto-del-convegno-di-pistoia.

www.ilfunaro.org

 

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