Quello che resta del Teatro Marinoni al Lido di Venezia

di
Share

RUMOR(S)CENA – ISOLA DEL LIDO – VENEZIA – La scena che si presenta è desolante. Edifici abbandonati, recinzioni che impediscono l’accesso dove sono appesi cartelli in cui c’è scritto: “Comune di Venezia. Completamento interventi di bonifica presso l’ex Ospedale al Mare”. Palazzine fatiscenti, lavori di bonifica iniziati e mai completati. Progetti di riqualificazione dove l’intento era quello di abbattere vecchi edifici come il Monoblocco dell’Ospedale del Mare, storici come il Teatro Marinoni che sorge all’interno dell’ex cittadella sanitaria, per costruire appartamenti turistici e perfino un centro commerciale. Siamo al Lido di Venezia dove il degrado, l’abbandono, l’incuria dell’uomo e progetti di speculazione edilizia, hanno determinato una ferita profonda nel territorio dell’isola lagunare, un tempo luogo di cura e di turismo.¹

L’ex Ospedale del Mare del Lido di Venezia e il Teatro Marinoni

In occasione di un soggiorno sull’Isola del Lido di Venezia l’interesse di capire il destino del Teatro Marinoni costruito in stile liberty situato al piano terreno del Padiglione Marinoni nell’ area dell’Ospedale al Mare, ha suscitato la curiosità di capire come sia stato possibile abbandonare all’incuria e al degrado un luogo d’arte e di cultura prezioso e storico. Nel corso degli anni questo teatro è stato citato dalle cronache per l’occupazione avvenuta nel 2011 da parte del Collettivo Teatro Valle Occupato e per la speculazione edilizia che prevede demolizioni e ricostruzione di resort di lusso. Il complesso sanitario fu inaugurato nel 1933, ma la genesi del Teatro nasce grazie a donazioni e all’impegno di volontario era iniziato 63 anni prima. Nel 1870 era sorto l’Ospizio Marino costruito in legno per curare i bambini malati di tubercolosi. Uno dei benefattori, l’imprenditore Giovanni Battista Fisola, donò il terreno per la costruzione. In origine si chiamava Ricreatorio Marinoni e la sua costruzione inizia nel 1921 e viene intitolato a Mario Marinoni un docente e studioso di diritto internazionale scomparso nel 1922 protagonista di una riqualificazione dell’economia sociale, lavorativo ed economico veneziana ad inizio del ‘900.

Teatro Marinoni (foto tratte dal sito venezia.italiani.it)

Al Teatro Marinoni si esibirono celebri compagnie teatrali e piccole orchestre allietando i piccoli pazienti ricoverati nei padiglioni dell’Ospedale. Arredato con sedie e divani in stile liberty il fondale è costituito da una vetrata al piombo colorata che raffigura il Leone alato o Leone di San Marco simbolo di Venezia e della sua antica Repubblica della Serenissima. Il soffitto fu affrescato dal pittore veneziano Giuseppe Cherubini che faceva parte della Scuola di Burano. Il sito conoscerevenezia.it lo descrive così: “Nel tondo centrale del soffitto un’allegra scena marina descrive Nettuno attorniato da giocosi amorini che compaiono anche nelle quattro vele che completano la scena. Cherubini aveva dipinto anche un bellissimo sipario, anch’esso scomparso. La situazione attuale del teatrino è gravemente compromessa: la rottura dei vetri consente l’ ingresso ai depredatori e l’azione disgregatrice delle intemperie. Gli affreschi presentano i danni delle infiltrazioni d’acqua dal soffitto, mentre l’opera dei vandali ha danneggiato parti della vetrata con l’effigie del leone alato”.

Teatro Marinoni (foto tratte dal sito venezia.italiani.it)

Nel 2011 in concomitanza della 68 esima Mostra Internazionale del Cinema Il collettivo del Teatro Valle Occupato aveva inscenato una protesta occupando il Teatro Marinoni con delle motivazioni che erano state rese pubbliche: “Occupiamo il Teatro Marinoni, gioiello liberty della laguna veneziana, perché è l’ennesimo spazio culturale abbandonato e al centro di una speculazione edilizia. (…) Lo stato di emergenza in cui si trova il settore culturale nel nostro paese è frutto di scelte politiche precise: tagli violenti hanno colpito in questi ultimi anni teatri, musei, cinema, istituzioni culturali, ricerca e istruzione, dismettendo progressivamente il sistema pubblico. La stessa logica di profitto che sta trasformando il Lido di Venezia in una fabbrica di cemento minaccia l’esistenza di luoghi di forte identità storica e artistica, come gli studi di Cinecittà che diventeranno residence e centri benessere. Il progetto di un nuovo Palazzo del cinema che doveva rilanciare la Mostra si è trasformato in un losco affare. In tre anni di scavi si sono spesi oltre 37 milioni di euro, per avere come unico risultato un gigantesco cratere. Si ferma il cantiere ma non si fermano i progetti speculativi che servivano a pagare l’opera. Caso esemplare di come la destinazione culturale venga utilizzata strategicamente per giustificare piani d’emergenza e commissariamenti straordinari. Allo stesso modo Venezia è per sua natura un caso esemplare: un dispositivo unico di produzione artistica, culturale e intellettuale diffusa che si regge sullo sfruttamento e la fortissima concentrazione di precariato culturale”.

Un’occupazione a cui avevano partecipato portando la loro solidarietà e sostegno anche Ottavia Piccolo, Philippe Garrell, Filippo Timi,Vinicio Marchioni, Francesco Montanari, Valerio Mastandrea, Piergiorgio Odifreddi, Diego Abatantuono. Nel 2017 sulla pagina facebook dedicata al Teatro Marinoni appare un post in cui c’è scritto: “Ieri, a distanza di un mese dall’inizio dei lavori di manutenzione per la messa in sicurezza , siamo tornati in Teatro. Ecco alcune immagini che testimoniano gli interventi realizzati, tra cui; la stesura di una nuova guaina impermeabilizzante sulla terrazza piana, il ripristino del lucernario del vano scale , la messa in sicurezza dei parapetti e delle scale”. Volontari dediti a cercare di salvare un edificio storico che fu costruito da benefattori a favore dei bambini malati. Oggi la situazione è quella testimoniata dalle foto in cui l’abbandono, il degrado, l’incuria e il malgoverno ha reso tutto ciò possibile.

Lido di Venezia febbraio 2021

leggi anche

¹ Il Lido di Venezia e la sua vocazione turistica e culturale smarrita – Articolo21

Share

Comments are closed.