Teatro, Teatro recensione — 24/05/2014 at 15:26

Può essere “Be Normal” una vita non realizzata ? Lo decide il nostro daimon

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“Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino”.

J. Hillman, Il codice dell’anima

BOLZANO – Platone nel suo mito di Er sostiene come esista qualcosa in noi che ci rende unici e irripetibili,  influenza vissuti e agiti che ci appartengono in modo irriducibile. È quello che si chiama daimon. Ognuno di noi è quello che abbiamo scelto di essere ma per capirlo dobbiamo cercare di decifrare il codice della nostra anima, capire cosa ci stiamo a fare a questo mondo. Dobbiamo essere padroni di noi stessi, dedicarci alla conoscenza del nostro io, della nostra anima. Lo stesso filosofo spiega come non sia il dèmone a scegliere l’anima ma viceversa. Ognuno di noi ha la possibilità di scegliere il proprio destino. Il proprio modello di vita è insito nell’anima di ciascuno di noi e lo dice Platone quando afferma: «Non sarà il demone a scegliere voi, ma voi il demone. La virtù non ha padroni quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà. Quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa».

Per Socrate il daimon non aveva nessun significato riconducibile a qualcosa di negativo, a differenza di altri autori greci classici che evidenziavano anche questa caratteristica. Per lui il filosofo era un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini, qualcosa di paragonabile al termine genio. Lui stesso confessava di essere tormentato da questa cosa che proveniva dal suo animo più profondo che si faceva sentire non tanto per indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per farlo desistere dal decidere di compiere una certa azione.

BE Normal 3

 Il Teatro Sotterraneo e il suo progetto Daimon Project di cui fa parte BE Normal! (oltre che BE Legend!) con lo stile che da sempre caratterizza questo giovane gruppo di ricerca artistica, affronta l’ardua prova (superata) di adattare per il teatro ciò che da Platone a Hillman  si sono occupati: interrogarsi alla ricerca del proprio daimon sostenendo che gli uomini sono chiamati a decifrare il codice della propria anima, affinché si possa cogliere il senso dell’esistenza al mondo.

L’intento è di analizzare la vocazione dei singoli individui, partendo da un interrogativo che apparentemente potrebbe sembrare banale, ma in realtà è molto più complesso di quanto si pensi. Il drammaturgo e regista Daniele Villa lo esplicita così: «Cosa fai per vivere? Ho visto le migliori menti della mia generazione domandarsi se ti pagano (…) per quanto ancora pensi di farlo, lo fai perché senti di doverlo fare o lo devi fare per soldi? Ho visto le migliori menti della mia generazione perdersi e lasciar perdere. Ho visto le migliori menti e anche le peggiori guardare dritto negli occhi il proprio daimon e sparargli, tanto che me ne faccio...».

Da “daimon” si passa a “demonio” per una scelta drammaturgica ben precisa come spiega Daniele Villa : « Affinché passasse il concetto più rapidamente con una sola parola anche se in realtà il termine demone assume un’accezione negativa rifacendosi ad una matrice cristiana e non è sbagliata rispetto alla formulazione del concetto di Daimon, che in Socrate è semplicemente una presenza guida (il cristianesimo lo chiamerebbe angelo) e in Hillman una presenza, un specie di spirito che reclama la sua parte, paragonabile al genius latino».  Per il regista non ci sono alternative se si vuole sopravvivere:  l’ ‘unica soluzione sembra quella di uccidere il demone che risiede dentro di noi, quello che alimenta i nostri sogni, le nostre aspettative verso quello che vogliamo fare nella vita, quello che vogliamo realizzare, quello che vogliamo essere. Ed ecco che “BNormal!” racconta di una generazione che «tenta disperatamente di stare a galla, si alza presto alla mattina, fa colloqui per i lavori più disparati e tenta di sopravvivere in un mondo dove non c’è più spazio per i giovani, dove si sono rovesciati i ruoli».

BE Normal 2

Sara Bonaventura e Claudio Cirri danno vita ad uno spasmodico e  frenetico rincorrere  ideali di realizzazione sociale destinati a fallire. Impotenti di fronte alla frustrazione nel dover vivere in quella che viene chiamata “triste realtà”, la sfiducia di chi tenta ostinatamente nel cercare di alimentare i propri desideri, che altro non sono che sogni e tali resteranno. Il meccanismo drammaturgico si fonda sulla rappresentazione paradossale di come la vita quotidiana possa sembrare assurda nella sua banalità.  Un riconoscimento sociale che tarda a venire, obbligati a sacrificarsi per ottenere ciò che più si ama. O si desidera. Come fa Claudio Cirri nel sognare di fare l’astronauta per «….esplorare pianeti sconosciuti, vedere la Terra da lontano, immersi nel silenzio e nelle stelle (…) pronti a incontrare forme di vita aliena. Purtroppo però non possiamo fare tutti l’astronauta…».

Sara Bonaventura propone una soluzione estrema, basta seguire un corso per imparare a come «uccidere il proprio daimon. Ognuno di noi ha in sé un demone che incarna attitudini, carattere, vocazione – in una parola il destino. Ma cosa succede se il nostro demone ci chiede troppo? Se ci chiede di diventare un artista, un ero o un astronauta? Fallimento, frustrazione, depressione. In casi come questi, il demone deve essere eliminato.» Lo spettacolo diventa così un tentativo riuscito di analizzare il comportamento sociologico che sta alla base del vivere di tutti i giorni. Un uomo e una donna come possono essere chiunque, presi dalla strada, mostrano l’alienazione nel ripetere all’infinito (ogni giorno) gesti e abitudini come regolare la sveglia per alzarsi molto presto la mattina, correre per andare al lavoro, salire sui mezzi pubblici, immersi in una nevrosi collettiva dove può accadere di tutto e quel tutto sembra ahimè far parte della normalità.

Perfino una rapina a mano armata o essere licenziati da un momento all’altro. Un annullamento della propria coscienza che annaspa per cercare di restare a galla in un mondo che non le appartiene più. Un frenetico e compulsivo agire che fa fare ai due interpreti azioni come fossero automi.  Sara Bonaventura alimenta una donna inabile in carrozzella con un gesto meccanico facendole trangugiare il cibo, come se fosse un’esercizio condotto su un essere animato e senza vita.  Un essere umano rappresentato da uno scheletro che altro non può fare che subire. L’impotenza come condizione esistenziale fine a se stessa.  La potenza visiva si associa al messaggio che arriva al pubblico con una forza emotiva incredibile. E veritiero!

BE Normal 1

BNormal! sembra dirci che non c’è futuro e il non sense delle loro azioni è la chiave di lettura per desistere a cercare un finale consolatorio. Non è una storia che inizia e ha un fine. Senza alcuna retorica da parte loro, i due bravi interpreti cercano il contatto con il pubblico, lo coinvolgono in gag esilaranti, tipiche della loro sprezzante ironia e comicità surreale che non va distinta dall’impegno di cercare di sondare i tanti malesseri della nostra condizione umana. Il reale si mescola con la finzione ma non è quello che accade al giorno d’oggi quando ci vengono propinati falsi modelli dove le istruzioni per l’uso le detta la televisione. La vita tutto sommato non è altro che un format propinatoci senza possibilità di scelta.

La maschera di Berlusconi indossata dai rapinatori non è un tentativo di occultare la propria identità quanto una metafora visiva di un cultura massificante di come i valori e un’etica di una società sia stata svenduta in nome del profitto a tutti i costi, di una caduta dei principi di legalità e moralità a cui sembra l’Italia sia precipitata irreversibilmente. Un giovane che non ha un futuro è il fallimento per tutti. Il mestiere che fai? “L’attore”. Ma è sufficiente per chiamarlo un lavoro? La domanda resta inevasa e il riso che ci hanno regalato gli attori e il loro regista ci lasciano ancora una volta increduli nel disincanto generale che ci accompagnerà uscendo da teatro. Non c’è finale che ci possa far credere di essere stati semplici spettatori per quanto sia finzione e il cinismo non è altro che la crudele verità a cui noi ci siamo assuefatti.

BE NORMAL !

concept e regia Teatro Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri
scrittura Daniele Villa

luci Marco Santambrogio
consulenza costumi Laura Dondoli, Sofia Vannini
oggettistica Cleto Matteotti, Eva Sgro’
grafica Massimiliano Mati
disegni Claudio Fucile

produzione Teatro Sotterraneo
coproduzione Associazione Teatrale Pistoiese, Centrale Fies
sostegno al progetto BE Festival (Birmingham), Opera Estate Festival Veneto, Regione Toscana
residenze Centrale Fies, Associazione Teatrale Pistoiese, Warwick Arts Centre

Visto al Teatro Studio Comunale di Bolzano nell’ambito della stagione Altri Percorsi (Teatro Stabile di Bolzano) il 16 aprile 2014 

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