Quando la Meritocrazia si scontra con la “Teatrocrazia”…

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RUMOR(S)CENA – CATANIA – Alla voce teatrocrazia nell’Enciclopedia Treccani si può leggere: «Retorica del potere, carica di atteggiamenti, artifici e toni da rappresentazione teatrale eccessiva e ostentata, la prevalenza delle regole della comunicazione sui principi della politica incrementa la tendenza allo scontro e la tentazione di costruire conflitti invece di coesioni. Ma in questo modo vengono esasperati i personalismi e i partiti vengono spinti ai confini del mondo politico. Nasce da queste condizioni la teatrocrazia, la politica come apparenza, come pura rappresentazione scenica nella quale valgono non la verità ma la finzione e la sorpresa . (LucianoViolante, Riformista, 30 gennaio 2004, p. 6, Tendenze)».

Pensando a quanto è accaduto con la sostituzione della direttrice artistica del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano, (per assegnare l’incarico a Luca de Fusco in arrivo da Napoli) dopo un solo mandato di quattro anni, appare facile – o forse scontato – tentare di trovare un parallelismo, se pur forzato, con quanto descritto or sopra. La Meritocrazia, questa sconosciuta: se ne parla sempre e ovunque, ma alla fine appare un miraggio in cui è più facile, al contrario, scalare i vertici di istituzioni ed enti pubblici, tramite raccomandazioni, conoscenze, parentele, e peggio, a volte, con metodi più subdoli; trascurando o ignorando ruoli di prestigio, curriculum di alto profilo, meriti e risultati ottenuti con professionalità e abnegazione per il proprio lavoro. Chissà perché in Italia, quando un amministratore dimostra capacità, serietà e professionalità (certificati da bilanci e gradimento di pubblico e critica), viene rimosso e sostituito.

Laura Sicignano, direttrice artistica e regista del Teatro Stabile di Catania, è stata sostituita dopo un solo mandato, eppure grazie a lei e ai suoi collaboratori era riuscita a risollevare le sorti dell’Ente teatrale e i numeri pubblicati e accessibili lo dimostrano: oltre alla qualità artistica riconosciuta da tutti. Nel 2016 il TSC era stato commissariato a causa del sovra indebitamento e nel 2017 nominato un nuovo CdA che ha permesso la ristrutturazione del debito come da sentenza del Tribunale di Catania. Nel 2018, mediante un bando pubblico, lo stesso CdA la sceglie come nuova direttrice. A questo punto sono le cifre a spiegare cosa è accaduto: «Ristrutturazione del debito. Totale debito: Euro 13.067.564,71. Debito ristrutturato Euro 7.432.599,06. Fondo RIS finanziamento di Euro 4.000.000,00 con scadenza di pagamento al 29/12/2033. Incidenza del debito sui bilanci dell’Ente di circa 500 mila euro l’anno». Per chi sa analizzare queste cifre è significativo il lavoro di risanamento iniziato con una vera e propria riorganizzazione gestionale del Teatro. Risultano, infatti, pagati regolarmente a partire dal mese di maggio 2018, i dipendenti, gli oneri, le imposte e gli stessi creditori. Nella documentazione dello Stabile è rintracciabile anche una nuova forma di finanziamento di fondi europei, novità assoluta per Catania.

Donne in guerra regia di Laura Sicignano

Anche sul fronte crediti è stato possibile recuperare cifre notevoli. Si evince, quindi, un lungo e costante percorso capace di restituire a questo prestigioso Teatro un ruolo a livello nazionale in considerazione anche della qualità artistica. Nel 2021/22 la campagna abbonamenti ha contato oltre mille nuove sottoscrizioni e questo dato non va trascurato alla luce del calo fisiologico, sia in termini di abbonati quanto di vendita biglietti che rispecchia il trend a livello nazionale, causato dalla crisi economica e sanitaria in corso. Una decisione virtuosa dello Stabile è stata anche quella di consentire agli abbonati 2020/2021 di utilizzare i voucher sospesi attraverso i recuperi.

Sul fronte della programmazione artistica – teatrale è evidente come Laura Sicignano, insieme a tutto il suo staff, è riuscita a creare una rete di collaborazioni con altri teatri nazionali come il Teatro Nazionale di Napoli, Torino, Roma, il LAC di Lugano, e la ripresa di tournée nazionali che hanno fatto conoscere gli allestimenti teatrali realizzati in tutta Italia. Un elenco di produzioni e coproduzioni nell’arco di quattro anni della direzione firmata da una delle poche direttrici artistiche di teatro in Italia (al Teatro Stabile di Palermo – Biondo c’è Pamela Villoresi), tra le quali si possono ricordare Le Baccanti, diretto dalla stessa Sicignano che sigla con la sua ultima regia la sua presenza di soli quattro anni a Catania, e anche Donne in guerra (di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci, regia di Laura Sicignano, produzione Teatro Stabile di Catania), due dei cinquanta titoli in cui ci sono firme prestigiose come Elio De Capitani e Francesco Frongia, Michele Placido, Mario Martone, Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Eppure tutto questo non ha permesso di proseguire e la nuova nomina di direttore artistico di Luca De Fusco, proveniente da Napoli, voluto dal Consiglio di amministrazione dello Stabile etneo è una scelta da subito apparsa contraddittoria rispetto al bilancio di Laura Sicignano.

Basti pensare ai rapporti proficui con le principali istituzioni culturali del territorio, le convenzioni con l’Università di Catania, l’Accademia delle Belle Arti e le scuole, il rinnovamento con gli artisti del territorio dove sono stati coinvolti 260 artisti nelle produzioni, di cui l’ottanta per cento sono siciliani. Le sperimentazioni digitali che sono state commissionate ad autori siciliani, il bando che ha selezionato tre spettacoli di altrettante formazioni artistiche residenti in provincia di Catania e messi in scena nel 2021. Nel corso della stagione 21/22 è stato realizzato il progetto Anima Mundi dedicato alla disabilità e messo in scena lo spettacolo “I figli della frettolosa” a conclusione di un laboratorio di persone non vedenti. Nel 2022 è previsto anche un progetto con la partecipazione di ragazzi segnalati all’autorità giudiziaria in collaborazione con l’Associazione DAF. Si potrebbe continuare ancora nell’elenco virtuoso di questa breve esperienza per dimostrare quanto sia stato fatto a beneficio di una collettività e di una realtà fin troppo emarginata nel passato.

Ora il testimone passa a Luca De Fusco e Laura Sicignano dovrà lasciare Catania: una perdita per la cultura e per il teatro di una regione come la Sicilia. Non un semplice avvicendamento ma una regressione da come si è svolta la scelta di cambiare. Le reazioni non sono mancate e chi ha conosciuto in questi anni il cambiamento ottenuto da Laura Sicignano, non può che esprimere una totale disapprovazione per la scelta di interrompere e sostituire chi aveva lavorato con tali proficui e innegabili risultati. Chi la sostituisce dovrà dimostrare che lo Stabile di Catania possa avere ancora credibilità e successo come era accaduto in questi anni. Un interrogativo pesante su cui converrà riflettere ancora.

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