RUMOR(S)CENA – MILANO – Se c’è un’opera che può rappresentare sicuramente la forza e l’energia del teatro, questa è sicuramente Peer Gynt di Henric Ibsen, un’opera che però non è stata spesso rappresentata in forma di balletto, anche perché la musica di Eduard Grieg non è stata creata specificatamente per un la danza.
La storia è molto complessa, si parla di un eroe che però è un antieroe, Peer Gynt, personaggio legato alla tradizione e alla cultura nordica che sogna e desidera in grande ma sembra sempre andare incontro a fallimenti e cadute continue. Si parla di amore, di morte, di matrimoni sbagliati, di leggende legate alle figure dei leggendari troll, creature che vivevano nell’oscurità e avevano timore della luce perché non volevano mostrare le loro deformità. Una storia in cui realtà e immaginazione si mescolano, la fantasia si sovrappone al reale, i personaggi veri a quelli immaginari. Peer è sempre in fuga da sé stesso, ma è un viscerale, crede nelle passioni, nei sogni, è ambizioso ma nello stesso tempo non è sicuramente un diplomatico, dice ciò che pensa e questo atteggiamento lo porta a incontrare continue difficoltà sia nei rapporti con la famiglia, la madre in particolare, sia nell’amore come nelle amicizie.

È stato il coreografo sloveno Eduard Clug ad unire il testo di Henric Ibsen con la musica di Grieg, trasformandolo in un balletto che ha debuttato in forma di nuova produzione al Teatro alla Scala dal 25 marzo al 18 aprile, anche se in realtà il balletto è stato creato dieci anni fa ed è stato allestito in ben nove teatri, il penultimo a Varsavia per il Polish National Ballet, la più grande compagnia di danza della Polonia e allo Staatstheater di Hannover.
Una grande sfida se si pensa che Peer Gynt è strutturato i cinque atti, prevede oltre trenta personaggi e nel racconto si compie una sorta di giro del mondo, passando dai piccoli paesi della Norvegia, fino ad arrivare al Cairo. Il coreografo si è focalizzato su alcune vicende che lo interessavano maggiormente, lavorando con i ballerini della Scala più come un regista teatrale che come un coreografo, trasformando la profondità emotiva e simbolica del testo originale in movimento, confezionando una creazione moderna ma nello stesso tempo legata al passato, con riferimenti che vanno dal teatro espressionista al teatro dell’assurdo, cercando di fare in modo che lo spettatore possa seguire il lavoro, anche senza conoscere bene il testo.

Peer Gynt, interpretato con grande intensità espressiva e padronanza tecnica dal giovane ballerino solista della Scala Navrin Turnbull, è dunque una personalità tormentata che sembra cercare sé stesso nei posti sbagliati, fuggendo in realtà dal suo vero io per tutta la vita. In questo senso Ibsen e il coreografo Clug, che si affianca a lui come un alter ego contemporaneo, fa in modo che lo spettatore sogni con lui perché Peer Gynt è un personaggio che osa e prova ad uscire dalla tristezza della sua società. È un sognatore, un poeta che Ibsen immerge nelle più improbabili situazioni. Si passa dall’ambientazione realistica dei festeggiamenti di un matrimonio in un villaggio, al mondo della fantasia dove il protagonista incontra troll e donne verdi che lo seducono, per poi entrare nella dimensione del romanticismo puro nel passo a due con Solveig, interpretata con grande intensità da Alice Mariani.

All’inizio del balletto vediamo Peer e Ase, sua madre, Antonella Albano, che discutono e lui le dice di non potere essere stato con lei, perché stava cacciando il Cervo Bianco. Ed è su questo personaggio immaginario che Clug concentra in particolare la sua attenzione, rendendolo uno dei protagonisti della storia. La resa scenica è di grande effetto, grazie alla bravura di Emanuele Cazzato che danza per tutto il tempo appoggiandosi e compiendo volteggi su due trampoli che fungono da gambe del cervo.
Il balletto di Edward Clug inizia proprio con questa scena: la caccia al cervo che descrive la vera essenza di Peer. Anche se non è così nel lavoro originario di Grieg e Ibsen, che abbandonano questa figura quasi all’inizio del libro, mentre invecenel balletto di Clug il cervo diventa una sorta di angelo custode di Peer Gynt. Il cervo bianco è poi contrapposto al personaggio della Morte, ben caratterizzato da Andrea Crescenzi grazie ad una interpretazione di sapore quasi cabarettistico.

Di grande impatto le scene in cui compare tutto il corpo di ballo, prima in occasione del matrimonio, poi in quello del gruppo della suggestiva danza dei troll e infine nella scena del manicomio con il regista coreografo che legge questo momento in chiave comico – grottesca, per poi lasciare aperta al pubblico l’interpretazione della finale. Peer Gynt morirà oppure riuscirà a fuggire alla morte? Infatti, non a caso il personaggio della Morte cercherà di rinchiudere Peer in una bara, senza però riuscirci.
V isto al Teatro alla Scala il 18 aprile 2025