Teatro, Teatro recensione — 21/12/2015 at 15:17

Rezza è Anelante: l’uomo che vive solo struggendosi del fatto di essere vivo.

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ROMA – Il ciclone Antonio Rezza, con i quadri scenici di Flavia Mastrella, ritorna in scena al Teatro Vascello con la nuova performance Anelante. Chi conosce il teatro di Rezza non può che accorgersi subito che, rispetto alle precedenti performance, vi sono vari elementi di novità e di discontinuità, segno che la poetica e la concezione artistica del duo, sta attraversando una nuova fase di intensa ricerca –  che di sicuro aprirà nuove strade nel futuro prossimo. L’elemento di novità che salta subito agli occhi è la presenza di quattro performer che affiancano Antonio Rezza. Già in Fratto_X Rezza condivideva la scena con un compagno, una spalla che però era muta o meglio parlava con la voce dello stesso Rezza. Si creava dunque un dialogo a senso unico, spiazzante, impossibile. In Anelante, invece, tutti i performer parlano, ma anche in questo caso il dialogo è pressoché inesistente e disarmante e a prevalere è sempre e solo la voce di Antonio Rezza, un uomo che non può fare a meno di parlare; che pone domande ma non ascolta le risposte, perché in quell’attimo dovrebbe stare zitto. Un uomo che cerca di portare la propria parola là dove ha fallito Dio stesso, in fondo al mare, un uomo che parla anche nel sonno o meglio nel dormiveglia non riuscendo a chiudere occhio proprio perché parla continuamente anche a se stesso. Un uomo dunque che anela, che ansima in tutte le situazioni della sua vita.

ANELANTE REZZA-MASTRELLA FOTO UFFICIALE

Raccontare una performance di Antonio Rezza è arduo, perché tutto è avvolto da un velo di non-sense, di indeterminatezza infinita, di una conclusione mai trovata e forse mai cercata. Le performance di Antonio Rezza non raccontano storie, non hanno la trama come comunemente si intende –  non hanno quindi una scrittura drammaturgica nel senso canonico del termine –  tanto che lo stesso Rezza definisce la sua performance come “(mai) scritta”. Piuttosto è  interessante chiedersi quale sia l’elemento che spinge lo spettatore ad assistere alla messa in scena di una performance di Rezza, a fidelizzarsi, a voler rivivere di volta in volta queste piacevoli schizofrenie. Il piacere di vedere e ascoltare Rezza ha essenzialmente due motivi.  Il primo è l’attesa e l’aspettativa di ritrovare quegli elementi che contraddistinguono il suo teatro, come il suo caratteristico volto, spesso avvolto dai veli realizzati da Flavia Mastrella che ne mettono in risalto le sue spigolosità e le sue caratteristiche voci. E ancora il piacere di ritrovare nelle nuove performance situazioni e momenti di ilarità che erano stati già trattati nelle produzioni precedenti. È il caso dello pseudo matematico, già presente in Fratto_X e che ritorna in Anelante, che utilizza espressioni, frazioni e radici quadrate per analizzare le situazioni più disparate, come la quantità di acqua che trasborda da un secchio e che allaga lo zoccoletto di una stanza.

anelante-rezza

Il secondo motivo che fidelizza lo spettatore al teatro di Rezza è il desiderio di trovare nuovi tormentoni, nuove situazioni che diventeranno in seguito l’elemento che ritorna. Anche in Anelante Rezza non si esima dal creare nuove spiazzanti gag come quelle su Freud, il famoso psicanalista che ha avuto fortuna nella vita perché l’uomo a un certo punto ha sonno. Freud ha però dilaniato l’uomo, infatti, se un figlio ama suo padre, questo vuol dire che suo padre ama suo nonno e quindi come vivere questo amore?  Anelante dunque non racconta ma presenta l’evolversi di diversi stadi della vita dell’uomo, dai rapporti famigliari, all’atteggiamento nei confronti della morte fino al tormentato dialogo con se stessi, passando però attraverso situazioni sociali, come le pseudo collaborazioni internazionali dei grandi della terra (G20, G8) e morali, come l’esistenza di Dio, che se non esistesse farebbe una bella figura visto il mondo in cui si vive. Anelante dunque è l’uomo che vive solo struggendosi del fatto di essere vivo.
L’habitat di Flavia Mastrella è anch’esso anelante come l’uomo che lo abita. Un habitat che dai tessuti morbidi delle precedenti performance diventa un muro striato e rigido. È un luogo che nasconde e rivela contemporaneamente, che crea delle composizioni per parti, lasciando tutto nell’indistinto, costruendo frammenti, mostrando dei corpi sezionati, fatti alternativamente di braccia, sederi, volti che appaiono, scompaiono e si animano indipendentemente da tutte le altre parti del corpo. L’habitat di Flavia Mastrella dunque è inscindibile dal corpo di Antonio Rezza. Quel corpo risuonante può esistere soltanto dentro quell’ambiente che gli permette di volta in volta di mostrarsi e di offrirsi allo spettatore.

rezza anelante

Il teatro di Rezza-Mastrella dunque è un rito collettivo dionisiaco in cui il performer offre se stesso alla comunità riunitasi attorno a lui. Un rito che divide la critica. Da una parte c’è chi ingiustamente ignora l’operato di Rezza-Mastrella, dall’altra c’è chi lo apprezza ma lo considera un unicum nel panorama teatrale. Di sicuro l’attività artistica di Rezza è totalmente legata alla sua persona e questo lo rende unico. A un’analisi più approfondita però tutto il teatro del nuovo millennio, o meglio il nuovo teatro del nuovo millennio è composto da singole entità irripetibili. Il nuovo teatro contemporaneo si costruisce nell’assenza dell’attore (nel senso di colui che recita una parte), del personaggio, del ruolo, della drammaturgia, superando anche la figura del performer degli anni Sessanta e Settanta, per portare sulla scena la persona e il suo vissuto. Questo non significa che non esista il teatro fatto da attori e drammaturgie ma se si vuole riscontrare un elemento di rottura che contraddistingue la nostra epoca è proprio la persona che mette in scena se stessa. Antonio Rezza può rientrare in parte in questa nuova concezione di teatro. Il suo teatro è la sua persona (il suo corpo, la sua voce) che dona senza maschere al suo spettatore. È forse questo il motivo che lega per sempre uno spettatore al duo artistico Rezza-Mastrella. Un teatro che esula da mediazioni e diventa diretto, in cui lo spettatore rivede se stesso con gli occhi dell’ironia.

ANELANTE
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini, Enzo Di Norscia
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
organizzazione Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini

In scena al Teatro Vascello di Roma dal 9 dicembre 2015 al 17 gennaio 2016, dal martedì al sabato ore 21 domenica ore 18. 31 Dicembre Speciale Capodanno. Riposo tutti i lunedì e i giorni : 15-24-25-29 dicembre 2015 e il 12 gennaio 2016. Una produzione TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello – Fondazione TPE –- RezzaMastrella.

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