Cinema, Recensioni Film, SOS CINEMA, teatro in carcere — 18/01/2023 at 12:53

“Grazie Ragazzi” racconta l’umanità che sale sul palco

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RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA – Esegesi del film GRAZIE RAGAZZI di Riccardo Milani – Il carcere è uno spazio chiuso che toglie la libertà. Il Teatro è uno spazio chiuso che libera la mente. A fondere le due dimensioni ci pensarono anni fa Paolo e Vittorio Taviani col magnifico “Cesare deve morire“, autoriale e sperimentale. Ora lo fa Riccardo Milani, ovviamente col tono da commedia che gli si addice, guardando a una commedia francese “Un Triomphe” di Emmanuel Courcol, basata a sua volta sul documentario “Prisonnier de Beckett” sull’esperienza come insegnante di teatro in carcere di un attore svedese. Milani maestro della commedia popolare coi due “Gatti in tangenziale“, da cui recupera il sempre perfetto Antonio Albanese nel ruolo di Antonio Cerami un attore semidisoccupato, costretto a doppiare film porno, il quale viene coinvolto in un progetto ministeriale di recitazione destinato a un gruppo di detenuti nel carcere di Velletri. Recalcitrante all’inizio, Antonio -dopo i primi risultati-decide di proporre la messinscena di “Aspettando Godot“, suo cavallo di battaglia del passato, con la convinzione che nessuno possa interpretare l’attesa quando un carcerato, il quale vive aspettando. Seguendo l’andamento della commedia francese a sfondo sociale alla base (non a caso prodotta dal grande regista Robert Guediguian, il Ken Loach francese), Milani lavora in “ascesa” facendo lievitare la storia.

Infatti il Godot carcerario, non solo sarà un successo in un piccolo Teatro romano, gestito dall’amico di Antonio (Fabrizio Bentivoglio), ma con l’appoggio della direttrice del carcere (Sonia Bergamasco sempre raffinata) andrà in tournée in vari Teatri dell’Umbria e della Toscana, fino ad approdare al prestigioso Teatro Argentina romano. Con una sorpresa finale che lo strappa alla retorica dei buoni sentimenti e lo mette in una prospettiva più realistica, problematica e forte. Perché il Teatro libera, ma l’anelito alla libertà può diventare primordiale ancor prima che culturale. E lo scontro fra ragione e istinto, fra cultura e natura (umana) diventa così la forza e il lato più interessante di questo bel film riuscito, popolare, indirettamente più esplicativo di tanti saggi sul tema. Perché mostra i volti (bravissimi i quattro detenuti di Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi) di chi è messo in “gabbia”, privato di tutto il suo mondo esteriore, riflesso e parte integrante di quello interiore .

Carlo Confalonieri

Non è una prassi abituale, da parte di chi dirige rumorscena, nell’intervenire a corredo di una recensione a firma di un collaboratore, che nel caso di Carlo è sempre esaustiva e dettagliata nei minimi particolari per la sua capacità di sintesi, ma solo in questo caso eccezionale, desidero sottolineare il valore dell’opera cinematografica che racconta cosa significa vivere in carcere e vedere trasformare la propria detenzione in un’opportunità che può cambiare la vita a molti: il teatro. Negli anni, frequentando gli istituti carcerari per assistere agli spettacoli teatrali, ho verificato quanto sia fondamentale il recupero delle persone che devono scontare la pena, ma anche avere la possibilità di espiarla salvaguardando la dignità, condizione alienabile per chiunque. L’esito della mia ricerca, grazie alla frequentazione del corso di Alta Formazione “La passione per la verità: come informare promuovendo una società inclusiva” dell’Università degli Studi di Padova,  dove ho presentato la tesi Teatro dentro le mura.

leggi qui

https://www.rumorscena.com/02/02/2022/teatro-dentro-le-mura-un-varco-verso-una-societa-inclusiva

Un varco verso una società inclusiva, frutto dell’esperienza vissuta in alcuni carceri italiani dove il metodo trattamentale del teatro viene svolto con ottimi risultati. Il film diretto da Riccardo Milani, restituisce tutte le aspettative che una storia ambientata in un carcere prometteva per chi conosce la vita dei reclusi. L’ umanità è qui dice Antonio Albanese ad un pubblico che gremisce il Teatro Argentina di Roma. Un’ umanità raccontata con una sincerità d’ intenti capace di andare oltre alle convenzioni dove il detenuto viene rappresentato esclusivamente con un’ accezione negativa. Il cattivo e’ lui e la società fuori dal carcere è salva. Il teatro entra nelle celle e rompe gli schemi rigidi del regolamento penitenziario e stravolge un ordine costituito . Il regista coglie perfettamente tutte le contraddizioni che albergano nel sistema carcerario e diffonde un realistico messaggio di speranza. I detenuti vivono un’ esperienza, tramite il teatro, in cui viene restituita loro la dignità. La morale del film è tutta nelle ultime parole che Albanese rivolge al pubblico del teatro e senza svelare il finale, Grazie Ragazzi parla al cuore di tutti e chiede di non giudicare con superficialità perché la realtà è molto più complessa. L’ umanità deve essere una conquista e un diritto per tutti

Roberto Rinaldi

 

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