Recensioni — 17/11/2022 at 13:52

Streghe di ieri, streghe di oggi

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Non è usuale incrociare una drammaturgia così profondamente politica, nella sua declinazione etica e psicologica ed insieme nel suo più ampio afflato storico, che da quelle stesse declinazioni discende mentre se ne alimenta. Il crogiulo di Arthur Miller è questo ma non solo questo, in quanto nella sua narrazione, mentre si dispiega con grande forza scenica, confluiscono, per l’inconsapevole forza delle corrispondenze estetiche, tutta una serie di altre suggestioni che, alla fine, riguardano anche il rapporto tra i generi e la posizione della donna, quel passaggio dell’esistenza segnato dall’insorgere potente della sessualità e, indirettamente con queste, quella prigione di maschere e luoghi comuni che il potere di ogni tempo ‘inventa’ e strumentalizza per perpetuare se stesso.

È un testo dunque complesso, con una finalità precisa, dichiarata e consapevole, quella della denunzia del maccartismo che all’epoca in cui fu scritta dilagava negli Stati Uniti, da parte di un intellettuale che ne fu vittima per una inaspettata dilazione (quella dell’amico Elia Kazan), ma è anche un testo che, proprio per questa sua profonda consapevolezza, riesce ad intercettare ed elaborare meccanismi universali, oltre il tempo delle streghe di Salem, oltre il tempo delle streghe rosse della Commissione per le Attività Anti-Americane, e oltre anche il suo ed il nostro, diverso(?), presente.

Un meccanismo in fondo dalle differenti apparenze ma unico nella sua struttura di funzionamento, di cui paura e dilazione sono i termini operativi, mentre la creazione manichea di una fallace contrapposizione binaria tra un bene dichiarato assoluto ed un male dunque altrettanto assoluto ne è l’immobile motore. In questa griglia la nostra contemporaneità si accomoda ancora una volta ‘graziosamente‘, producendo in nome della libertà e della felicità, una ancora più rigida autocensura di cui il cosiddetto politically correct (nelle idee e soprattutto nei comportamenti indotti) sembra diventato una sorta di nuovo Testo Sacro, di nuova Bibbia dell’Occidente della democrazia esportata e dei diritti umani di cui pretendere il monopolio.

Ben venga dunque la scelta dello Stabile di Torino (in coproduzione con Bolzano e Napoli) e di Filippo Dini di riproporre una drammaturgia che, pur essendo una delle più rappresentate di Miller, in Italia era stata sinora proposta solo due volte, stranamente ma forse neanche troppo.

La bella regia dello stesso Filippo Dini coglie appieno la poliedricità dei suggerimenti, estetici e culturali, che il testo contiene, senza intaccarne l’autentica architettura ‘politica‘ prima ancora che storica, grazie anche ad intuizioni sceniche molto efficaci e illuminanti, dalla danza isterica delle adolescenti di Salem fino all’uso così profondamente evocativo della bandiera statunitense che, sorta di ponte tra passato e presente, dà ritmo e le giuste cadenze al procedere, talora ossessivo e anche un po’ gridato, del racconto.

Una scenografia dai tratti tra il paranoico e il claustrofobico detta movimenti che sono più una coreografia che una prossemica. In un tale contesto la prova di tutti gli attori, dai più giovani ai più esperti, è di grande qualità per un recitativo che la bella traduzione di Masolino d’Amico rende straordinariamente a noi prossimo, nei significanti simbolici e nelle sue sonorità concrete e concretamente enfatizzate dall’accompagnamento musicale dal vivo, che sembra emergere dalle viscere stessa di quella doppia America.

Tra l’altro fa molto piacere vedere finalmente operare in scena un ensemble così numeroso (ben quindici) di bravi interpreti. Una bella messa in scena dunque, in fondo ancor più necessaria nella attuale temperie storica, una metafora dell’America del più recente passato che riesce ad andare oltre i limiti di quel passato, e oltre gli stessi confini dell’America, per essere qui e ora con e per noi.

Ospite del Teatro Nazionale di Genova, al teatro Ivo Chiesa dal 16 al 20 novembre. Merita di essere visto ed il pubblico presente lo ha apprezzato con lunghi e convinti applausi finali.

IL CROGIULO. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. Traduzione Masolino d’Amico. Regia Filippo Dini.

Interpreti: Virginia Campolucci, Gloria Carovana, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Aleph Viola. Scene Nicolas Bovey. Costumi Alessio Rosati. Musiche Aleph Viola. Luci Pasquale Mari. Collaborazione coreografica Caterina Basso. Aiuto Regia Carlo Orlando

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