RUMOR(S)CENA – VICENZA – È una delle riscritture più incisive del mito greco, Elektra, che Hugo von Hofmannsthal scrisse tra il 1901 e il 1903 avendo come riferimento principale l’omonima tragedia di Sofocle, ma ibridandola con elementi tratti da Euripide e dalle Coefore di Eschilo. Ne è scaturita una creatura moderna, inquietante, nella quale le radici arcaiche danno vita a una figura complessa, la cui natura aspra e tormentata offre materia di indagine psicoanalitica, quella che andava appunto affermandosi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Simile a un animale selvaggio lacerato nel corpo e nell’anima in maniera inguaribile, Elettra, figlia di Agamennone e di Clitennestra, dopo l’uccisione del padre per mano della madre, affiancata dall’amante Egisto, cova nel suo cuore un odio e una sete di vendetta implacabili, fino ad annullare tutta sé stessa nell’attesa del matricidio che potrà compiere solo con l’aiuto del fratello Oreste. Su questo nucleo tematico Hofmannsthal innesta tratti patologici che incidono sulla personalità sia della figlia che della madre, e poi anche di Oreste, in un coacervo di odio e disperazione, sensi di colpa e desiderio di rivalsa.
Nell’intento di mettere in luce le molteplici tematiche di cui è portatore il mito nel quale si incastona la figura di Elettra, Serena Sinigaglia porta sulla scena un adattamento del dramma curato insieme ad Angela Demattè. Al centro della scena campeggia la vasca, luogo dell’assassinio, che invade lo spazio come una colata materica, bianca, solcata da linee nere labirintiche, tortuose come le relazioni che intercorrono tra i personaggi.
Nel ruolo della protagonista, Federica Rosellini dà vita a una donna ossessionata dalla morte del padre fino alla paranoia: un comportamento patologico, il suo, che le rende ostili anche le giovani serve di casa (Elena Antonello, Emilia Piz e Arianna Verzeletti), al cui sguardo appare come una creatura delirante e aggressiva. E tale Elettra è anche nei confronti della sorella Crisotemi (Giulia Briata), costretta a condividerne, suo malgrado, la condizione di reietta ed emarginata all’interno della reggia.
Lo sguardo, la postura, l’intonazione che Federica Rosellini dà al personaggio è impressionante per l’autenticità che comunica: coperta di stracci, segnata da lordura e lividi, stretta al cappotto militare del padre, dà vita a un’interpretazione da manuale. La fronteggia in un aspro dialogo Clitemnestra (Arianna Scommegna), creatura tormentata dai ricordi, ossessionata dagli incubi ricorrenti, dolente nella sua infelicità e stato depressivo, al quale fanno da specchio gli abiti un tempo sontuosi, ormai trasandati: è consapevole della morte incombente su di lei per mano di Oreste (Cosimo Grilli) che di fatto, sebbene insicuro e tremebondo, torna per compiere la tanto attesa vendetta.
Ma per Elettra non c’è futuro dopo il matricidio: il suo strazio, la sua insanabile ossessione ne hanno consumato lo spirito vitale: la danza frenetica, alla quale si abbandona nella sua gioia delirante, ne segna la fine. Di lei rimane il corpo inerte, caduto all’interno della fatidica vasca. Qui si conclude il dramma di Hofmannsthal, con una chiusa potente che sancisce la tragicità di una vita bruciata sull’altare dell’odio. Ma nell’adattamento di Angela Demattè e Serena Sinigaglia, che hanno aggiunto un prologo e un epilogo (entrambi affidati alla perizia di Aldo Ottobrino che interpreta anche Egisto) e hanno riscritto il dialogo madre-figlia per dare spazio alle ragioni di Clitemnestra, tutto prende una luce diversa. L’innesto nel finale della visione patriarcale espressa da Atena nelle Eumenidi di Eschilo sposta l’asse interpretativo in maniera didascalica e pleonastica. Mettere le mani su un capolavoro non sempre è proficuo.
Visto al Teatro Olimpico di Vicenza il 15 ottobre 2024 per il 77°Ciclo di Spettacoli Classici Coro con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli
Regia Serena Sinigaglia
Adattamento Angela Demattè, Serena Sinigaglia
scene e attrezzeria Maria Spazzi
costumi Anna Cavaliere
luci Alessandro Verazzi
disegno sonoro Lorenzo Crippa
cura del movimento Alessio Maria Romano
Produzione: Fondazione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale nell’ambito del progetto della Compagnia Giovani del TSV, iniziativa parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione.