Chi fa teatro — 16/04/2012 at 18:31

Nel segno di Beckett il teatro delle giovani compagnie a “Luoghi Comuni”, il festival “fringe” di Bergamo

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Lombardia: una regione dove i “Luoghi Comuni”, trovano terra fertile per far conoscere il lavoro di tante realtà teatrali giovani e più o meno consolidate. Non sono “luoghi qualunque” ma il nome di un festival teatrale che ha compiuto quattro anni di vita. È Luoghi Comuni di Bergamo edizione 2012 che si è svolto nello scorso mese di marzo, assumendo anche le caratteristiche di un festival “itinerante e dedicato alle arti dal vivo (teatro, danza, performance)” con l’obiettivo di riunire tutte le provincie lombarde dove operano le realtà del progetto Etre (Esperienze teatrali di residenza) ventidue Residenze teatrali vincitrici del bando finanziato dalla Fondazione Cariplo. Un progetto radicato sul territorio in grado di offrire alle compagnie l’opportunità di farsi conoscere, confrontarsi e operare nel proprio contesto socio culturale di appartenenza.

Non una semplice occasione per esibirsi ma una continuità artistica, capace di consolidarsi nel tempo. Lo slogan scelto “Let’s keep in touch”  fa capire bene quale direzione è stata intrapresa per favorire – scrivono gli organizzatori: «La certezza che la cultura possa e debba svolgere un ruolo di piattaforma per la creazione di un “linguaggio di verità” che divenga arma fondamentale nella crisi che ci attraversa. Solo così, anticipando la politica e le istituzioni, il teatro può essere il luogo dove si costruisce un linguaggio, ci si affronta e si dibatte, si riunisce una comunità». Pensato sul modello di un fringe, Luoghi Comuni offriva un programma di ben 25 spettacoli suddivisi su 50 repliche. Spettacoli replicati almeno due volte. Un evento a cui le varie compagnie partecipavano sostenendo parte dei costi, grazie ai finanziamenti ricevuti.

Il non facile compito di quali spettacoli scegliere da visionare ricadeva sotto la responsabilità del critico, ignaro della qualità e credibilità appartenente alla maggior parte delle 25 compagnie ospiti, realtà regionali e in alcuni casi anche sconosciute a chi di professione frequenta rassegne e festival teatrali di rinomanza nazionale. A fronte di un notevole impegno e passione, entusiasmo nel dedicarsi al teatro, molte compagnie, data la poca esperienza e la giovane età dei protagonisti, risultavano ancora fragili nel proporsi ad una platea di operatori e critici. Non sembri una contraddizione quella appena esposta. Fare teatro significa provare, esporsi in prima persona, rischiare sulla propria pelle. Solo in questo modo ci si può confrontare con la realtà e da questa trarne poi insegnamento per crescere e maturare artisticamente. In una cornice come quella di Luoghi Comuni, la presenza di compagnie giovani si affiancavano ad altre dove “l’anzianità di servizio” e la qualità artistica sia drammaturgica sia registica, aveva una marcia in più.

 

Entrando nel merito delle visioni, una delle scelte si è concentrata sulla compagnia Ilinx Teatro- residenza ilinxarium Casa della Creatività di Inzago (Milano), con “Devil, Twist & Shout (shekinah baby)”, definita dagli autori anche “farsa etica & tragicomica”. Una formazione già apprezzata nel passato e dedita alla ricerca di nuovi linguaggi che si presenta come «contenitore, recipiente di esperienze e progetti, in cui l’attitudine creativa possa tramutarsi da necessità personale, ad espressione collettiva – il loro fare teatro significa essere – “attori”, attenti alla realtà possibile di un modo altro di comunicare, sentire ed esprimere». Una progettualità nel proporsi sulla scena che in Devil, Twist & Shout contiene questi propositi . Un’indagine virata sui toni del bianco e nero, fotogrammi di azioni dove la costruzione drammaturgica e visiva (visioni e parole di Cristiano Sormani Valli) evidenziavano un linguaggio narrativo sospeso tra l’onirico e il surreale, anche quando l’azione gestuale lasciava il posto alla recitazione. La creazione è collettiva a opera di Nicola Castelli e Nicolas Ceruti, Maria Rosa Criniti, Luca Marchiori, Cristiano Sormani Valli. Il ruolo chiave affidato al personaggio del Diavolo, lo interpretava un mefistofelico Nicolas Castelli.

La contrapposizione tra il pensiero dell’uomo di fede che sembra un imbonitore da strapazzo ad uso televisivo e il “diavolo tentatore”, è stato risolto in un dialogo che ha dei buoni spunti narrativi e scenici ma necessità di una maggiore compattezza per favorire il ritmo, stringendo maggiormente il dialogo tra i due per evitare alcune ridondanze. Il bianco e il nero che domina in tutta la performance dei Illinx si evolveva per quadri scenici, molto curati nell’allestimento scenico, nei costumi e nella recitazione. Luca Marchiori e Cristiano Sormani Valli interpretano due vagabondi stralunati, capaci di reggere bene la scena, anche grazie ad un’espressività corporea che rappresenta un valore aggiunto là dove si percepisce un rimando allo stile beckettiano. L’intento di indagare come la società sta perdendo i confini, tra quello che appartiene al bene e quello che si manifesta come maligno, nella sua contrapposizione netta tra uomo retto e onesto e quello disonesto.

Accade sempre più spesso che la legalità si confonda con fenomeni di speculazione finanziaria (e non solo) che rasentano l’illegalità. Il declino dei valori alla base di una società democratica e civile fa sì che la coscienza collettiva perda di vista i riferimenti di una cultura del rispetto e del bene comune. In “Devil, Twist & Shout (shekinah baby)” si avverte la necessità di ripartire dalla drammaturgia per raffinare ulteriormente i singoli personaggi (il mago della finanza risulta una figura troppo debole) al fine di una rilettura complessiva per permettere una maggiore fluidità narrativa per un lavoro che contiene in sé una sua originalità interessante.

http://www.luoghicomunifestival.com/2012/?p=789

 

 

 

La compagnia Aia Taumastica, residenza Torre dell’acquedotto di Cusano Milanino con “Il nulla” (testo e regia di Massimiliano Cividali). Una scena bianca in cui agivano i cinque protagonisti (Claudia Caldarano, Alex Cendron, Alice Redini, Adalgisa Vavassori, Matteo Vitanza), immersi in un nulla dove tutto quello che accadeva sembrava privo di qualunque senso logico razionale. Un fare tanto per farlo dove ogni azione veniva sistematicamente annullata subito dopo. Una serialità di comportamenti in cui il prima e il dopo non aveva una conseguenza giustificata dal comportamento precedente. Un colpo di pistola e la donna cade ferita a morte. L’uomo copre il cadavere con il divano (bianco) e ci si siede sopra, occulta la pistola con il cuscino (bianco). Siede un altro uomo sul divano accanto all’omicida e i due litigano mentre avanzano per la spinta procurata dalla donna dietro il divano. Non c’è pathos, non c’è emozione, non c’è coinvolgimento ma solo un nulla che fa sembrare ogni movimento un automatismo freddo e distaccato. Irrealistico e surreale. Viene apparecchiata una tavola con dolci e regali. Una volta scartati finiscono dentro il bidone dei rifiuti.

Nulla deve avere un uso consumistico da fruire, l’oggetto non rappresenta nessun valore commerciale tanto meno affettivo. La recitazione è serrata e molto dinamica. Battute stringenti sempre sul filo del rasoio. Gestualità calibrata. Massimiliano Cividati crea intelligentemente una situazione che sembra si paradossale, da toni ironici ma allo stesso tempo, permette allo spettatore di interrogarsi su come l’uomo sia in balia di se stesso nel non riuscire più a gestire le dinamiche relazionali che sono alla base di ogni comportamento umano. Dal tema della vita a quello dello della morte, la sessualità e la vecchiaia, solitudine e amore. Sopraffatto dal rutilante mondo degli eccessi l’ essere umano si sta smarrendo e annullano in un suo niente esistenziale.. In un mondo dove non esiste altro che il vuoto asettico e algido che “Nulla” ha saputo ben rappresentare e divertire.

 

UmidoeVento” di Teatro Periferico. La compagnia gestisce la Residenza Periferico Valcuvia al Teatro Comunale di Cassano Valcuvia (Varese). Qui è di scena la poesia con un lavoro che porta il sottotitolo “Gli autori del lago”, dove prendono vita versi prose di Piero Chiara, Liala, Guido Morselli, Gianni Rodari, Vittorio Sereni, Loredana Troschel che firma anche la drammaturgia. La regia è di Paola Manfredi. In scena Enzo Biscardi, Giorgio Branca, Elisa Canfora, Alessandro Luraghi, Laura Montanari, Raffaella Natali, Giovanni Battista Storti, Loredana Troschel, Dario Villa. Il lago è il protagonista occulto che si cela dietro i versi degli autori partecipanti ad un “improbabile premio letterario dedicato allo scrittore che meglio ha saputo catturare le atmosfere del lago Maggiore”... È l’acqua l’elemento vitale in cui si “immergono” tutti i protagonisti quasi fossero abitanti di un mondo sommerso, dentro una specie d’acquario che sta sotto un lungo tavolo. Un banchetto a cui siedono i personaggi dal doppio ruolo. Sono i protagonisti nei loro ruoli in scena e al contempo presenti nelle opere citate nel concorso, tra cui figura anche quelle della scrittrice di romanzi rosa Liala, figure allegoriche che rappresentano il Libro e Inverna (il vento che spira sul Lago Maggiore).

Aprendo le pagine di questo libro virtuale e il soffio dell’aria trasporta sulla scena le poesie di Vittorio Sereni e le filastrocche di Gianni Rodari, citati anch’essi per essere stati abitanti del lago da cui origina una singolare drammaturgia che ha il sapore di qualcosa di simile alla nostalgia, ad un passato che non si ripeterà più. Il lago come contenitore liquido di speranze e attese disilluse come quella espressa da tutti i presenti in scena. Attendono impazienti l’arrivo di un critico letterario che premi il miglior attore capace di raccontare meglio di tutti il lago. È una sorta di viaggio a doppia lettura dove il presente che accade rievoca vicende trascorse e narrate nei romanzi e nelle poesie. Prendono forma ed esistenza i singolari personaggi di Umidoevento, come Mamarosa la tenutaria del bordello di Luino (“Il piatto piange”) o Il “Comunista” di Morselli. La regia crea atmosfere surreali e sospese, gioca anche su certi non sense della storia e questo crea un effetto piacevole. Il lavoro complessivo soffre un po’ per la dilatazione dei tempi di durata e di un finale più volte annunciato che si realizza con la comparsa del critico. Un qualcosa in più, di troppo, rispetto all’evocazione del suo personaggio che, lasciato in sospeso nella fantasia e nell’immaginazione di tutta la vicenda, avrebbe permesso di restare “immersi” in quel mondo “umido e ventoso”.

 

Noi non siamo qui-la prova” della compagnia BabyGang residenza Pul che opera nello spazio Mil di Sesto San Giovanni è stato presentato a “Luoghi Comuni” in forma di studio che si annunciava come «indagine ironica e grottesca, sull’incapacità tipica del nostro tempo di essere “presenti” nel quotidiano. Quattro personaggi senza identità che in un luogo indefinito sono in attesa di qualcosa, tra colpi di scena, stravaganti dialoghi e situazioni irreali di beckettiana memoria”. La prima riflessione da porsi è se di fronte una presentazione di uno studio preliminare si possa o si debba trarne delle conclusioni sull’esito drammaturgico e conseguente visione scenica. Il rischio è quello di dare per definitivo ciò che in realtà non lo è. La prima impressione estemporanea suscitata da quanto visto è un lavoro che necessità di un approfondimento /revisione che sappia alleggerire un eccessivo impiego di codici espressivi, l’affastellamento di azioni e movimentazione scenica che rischia di confondere la traccia seguita da Carolina De La Calle Casanova (in collaborazione con Giorgio Rossi Associazione Sosta Palmizi). Sulla scena Federico Bonaconza, Maria Fedeli, Andrea Pinna e Valentina Scuderi. Musiche dal vivo  di Francesco Arcuri.

Un’ultima annotazione a margine del programma visionato. In molte delle presentazioni le varie compagnie citano  di frequente il nome tutelare di Beckett, quasi si sentano in dovere di rimarcare la propria creativa come  risultante di un’ispirazione che viene dall’eredità del grande drammaturgo. Singolare la frequenza con cui viene nominato, segno evidente che molte compagnie giovani  non guardano solo ad una prospettiva di ricerca futura  ma anche a chi prima di loro ha fatto la storia del Teatro.

 

Visti a Luoghi Comuni Festival 1-4  2012 marzo a Bergamo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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