Teatro, Teatrorecensione — 15/12/2015 at 23:31

Un Trattato di economia che non fa sconti a nessuno

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PONTE A MORIANO (Lucca) Analisi ludica ad alto tasso di complessità situazionista e quindi in apparente leggerezza, che in realtà delinea una feroce capacità autocritica dei due co-autori, la coppia Roberto Castello coreografo e danzatore internazionale, con Andrea Cosentino, uno fra i (pochi) attori-autori teatrali satirici di rango italiani. Il lavoro nasce parecchi mesi or sono all’interno della stagione SPAM ideata e diretta dallo stesso Roberto Castello. I segni di questo Trattato di economia sono multi semantici e alla fine si capisce che, spettatori in tutto esaurito o quasi nel Teatro di questa piccola realtà provinciale a Ponte a Moriano organica allo spazio SPAM di Porcari, si ride per non piangere. O forse si piange per non ridere. La spietatezza dei temi si evince fin dalle primissime battute dove con la scusa ed il linguaggio da conferenza a carattere economico, i due relatori seriosi ma solo di facciata in giacca e cravatta, espongono ex cathedra due oggetti da sex shop. Ma dove sta il business? È di denaro che si parla o forse di sesso? O di come questo e quello comunque di fatto reggano, da sempre, il Pianeta e l’intera umanità ?

Il dove si va a parare pur partendone alla larga, si fa strada ben presto perché l’indagine dei due autori è finto economica sui temi dei grandi sistemi del pensiero unico lobbistico-finanziario e non tratta né di soldi né di sesso ma di cultura e di quella della società dello spettacolo in ispecie. Con spietatezza raffinata mixando diversi generi, dalla pantomima al talk show al cabaret, utilizzando le due diverse competenze in affabulazione e siparietti sincronici affiatati per ritmi e scrittura drammaturgica, Castello|Cosentino disegnano una partitura in cui ciò che viene messo alla berlina è proprio il mondo della società teatrale, quel microcosmo spesso schizoide rispetto alla cosiddetta società civile in un gioco perverso di realtà che si autorispecchiano perché nella macchina dei soldi c’è anche, eccome, la macchina-spettacolo. Anche in quello per qualcuno “fricchettone” per altri “di ricerca”.

Trattato di economia, crediti di Ilaria Scarpa
Trattato di economia, crediti di Ilaria Scarpa

Nessuno è risparmiato nel copione di Trattato: non il pubblico-che dice noi siamo di sinistra, impegnati nel sociale, ambientalisti che teniamo al fisico ma vestiti informali-non i generi televisione, teatro e danza- né i mostri sacri e non il giornalismo, quello della critica (con una video-partecipazione in falsa absentia di Attilio Scarpellini). Ma nemmeno si risparmia la coppia autorale e artistica etero-definitasi dentro cartelli con scritture concettuali-pure etichette, anch’esse di mercato. Niente e nessuno viene risparmiato in un crescendo parossistico nel tritacarne della gioiosa macchina da guerra dissacrante e iconoclasta del duo surreale e machiavellico. Se gli oggetti sono status symbol e l’accapararsene significa far parte del clan dei ricchi potenti e superfighi (scarpe e sex toys scorrono nel finale su un tapis roulant mentre Cosentino con antennine disco anni 80 televisivamente, sproloquia), così nel mondo dello spettacolo alcune icone vengono tirate in ballo come oggetti-feticcio reificati. Vengono rappresentate in scena fra l’ironico e il parodistico da Castello: si va da Jan Fabre a Pina Bausch fino a Ronconi, così come certi metodi di certe scuole di teatro (il riferimento è al santone Osho e i suoi seguaci new age) mentre parte uno spezzato di Telemomò, un must di Cosentino televenditore, stavolta della famosa pietra (filosofale?).

Andrea Cosentino crediti di Ilaria Scarpa
Andrea Cosentino crediti di Ilaria Scarpa

Insomma, se anche lo spettacolo è un prodotto di target, come poter riconnettere l’Arte e l’oggetto? L’arte e la sua remunerazione “oggettiva” sul mercato dell’arte? E qui si sfiora, elegantemente, una riflessione autocritica di meta-teatro ma solo per sinapsi, per allusioni sottili. Perché, allora, per contaminazione logica in ambito d’arte plastica contemporanea: chi decide le quotazioni di Damien Hirst?. E si potrebbe citare, sempre per contaminazioni logiche, il teatro del baratto- se i tempi non fossero decisamente altri- come i sistemi economici totalmente mutati dagli anni Settanta ed in barba al buon Carletto Marx. E qui sta il concept di Trattato di economia. Allora, chi siamo, chi eravamo e dove andiamo, noi che o facciamo o osserviamo, noi che da dentro o da fuori per lavoro o per divertimento bypassiamo nel nostro teatrino privato esistenziale il Teatro di ricerca?  E chissà dove si dirigeranno allora, nella prossima stagione, nostra e loro, quelle mucche pezzate ruminanti in transumanza debordiana verso il Passo del Brennero di Qualcosa si muove , immortalate in fotografia che certo e non a caso è stata scelta come manifesto della stagione autunnale 2015 di SPAM?

Trattato di economia
di e con Roberto Castello e Andrea Cosentino
Produzione ALDES con MIBACT e Regione Toscana
Visto al Teatro Nieri di Ponte a Moriano (Lucca), l’11 dicembre 2015

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