Teatro, Teatrorecensione — 14/10/2014 at 22:51

Vito Signorile e Fibre Parallele: Bukowski torna in vita

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BARI – Il palcoscenico trasforma identità. Partendo dallo sguardo. Che trasale come alla vista inattesa del proprio abisso. Che evade al di là della platea come scrutasse nel buio. Che s’inebria negli sguardi di chi osserva dall’altra parte, ognuno diverso, ognuno a comporre uno sguardo collettivo.  E il teatro trasforma soggetti, personaggi, uomini e donne. Non è l’esclusivo appannaggio dell’aristotelica mimesi, è materia che muta, che vivifica, carne che cambia e fa cambiare nervi e sangue. Bukowski torna in vita grazie a Vito Signorile e le Fibre Parallele, messi insieme in una inusuale quanto interessante union che la dice lunga sulla capacità di comunicazione tra tradizione e innovazione, classico e ricerca, vecchio e nuovo. Scenario dell’unione il Teatro Abeliano, a Bari. Una istituzione per i fatti teatrali di questa città e non solo. Vito Signorile dai suoi quasi settant’anni incarna un pezzo di storia del teatro, della città, del Sud in scena. E si mette nei panni di Bukowski… sfidandosi, affidandosi al teatro contemporaneo, diventando contemporaneo di se stesso.

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E’ credibile nei panni di Chinaski. Il vecchio sporcaccione, l’ossessionato di donne e sesso, il barbone, l’ubriacone, il violento. Stereotipi. Quanta poesia c’è nel lerciume di Buk, non si trova in tanti, troppi esercizi di stile di venditori di best-seller coronati d’alloro e di cotillon. Quanto attaccamento alla realtà, pur evasa con eccesso, nelle pagine e negli umori condivisi. L’amore come l’unico movente. Come unico slancio vitale. Attorno il vuoto. Il sogno americano ipocrita, deriso, vetrina per propaganda. Attorno un’umanità automatizzata dal denaro, dal potere, dall’apparenza. Bukowski sarà attuale in eterno. In Blue Bird Bukowski Signorile è un “Hank” nostrano. Intendendo con l’aggettivo l’autenticità che traspare dall’attore che si confonde con la persona che si immedesima nel personaggio. Qualche volta lo tradisce l’accento, altre i quarant’anni di palco che si fanno sentire nella voce cavernosa, attenta a tecnica e dizione. Ma per il resto della prova, Signorile da una lezione di come si recita, come si sta in scena, come si prende (e s’abbandona) il pubblico. Di come si fa il mestiere. Guidato dalla regia ormai ‘esperta’ di Licia Lanera, una giovane ‘vecchia’ per quanto riguarda competenza, strada fatta e dimestichezza con l’agire teatrale. Dirige senza invadere, tracciando un segno minimale nell’economia di spazio e geometrie, sporcando appena con la propria firma per instradare rigore e disciplina. E plasma gli attori. Li muta. Lo spettacolo è un ritratto. Un restituire dignità d’uomo, prima che d’autore. L’urgenza davanti lo status, la vetrina, la moda. La passione dinnanzi l’essere divorati dai lettori, dal pubblico, dal mercato. Anche il sesso, sì. La mania per le donne, per l’erotismo, per la dissolutezza. Senza velarsi di ipocrisia o giustificazioni morali, le scene portano a galla qualcosa di caratterizzante la vita di Bukowski. E la scena d’amplesso non è spudorata, poetica invece, di quella poesia visiva retaggio esclusivo della bellezza dei corpi nudi in movimento.

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Mary Dipace fa la sua parte, antagonista e contrapposta al Buk/Signorile, visibilmente contratta dai tremori della prima (prima assoluta per lei) e in alcuni momenti poco a suo agio con le battute del testo di Riccardo Spagnulo. Quest’ultimo nel ruolo di dramaturg ad assemblare la vastissima produzione dell’autore americano proponendo l’intimità della parola preferita alla sorpresa, la carnalità testuale e fisica all’artificio, al compito. Ne esce una drammaturgia che alterna duetti e assoli, dialoghi a monologhi, con punte di ascolto calde e qualche sguazzo stagnante.  Un insieme di elementi composti con dovizia e pulizia scenica. Ricamati dal disegno luce di Longuemare rappresentante una drammaturgia aggiunta. Uno spettacolo destinato ad ingrossare le fila degli affezionati, in giro per l’Italia, se limato dalle farraginosità.

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Blue Bird Bukowski
Con Vito Signorile e Mary Dipace
Testo di Riccardo Spagnulo
Regia e Spazio Licia Lanera
Disegno Luci Vincent Longuemare
Realizzazione scena Michele Iannone
Produzione: Centro Polivalente di Cultura Gruppo Abeliano

 

Visto al Teatro Abeliano l’11/ 10/ ’14 – Bari

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