musica e concerti, Teatro lirico — 14/06/2022 at 19:04

Un’opera buffa oggi. Una sorpresa in aspettata

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RUMORS(C)ENA – GENOVA – Il teatro Carlo Felice di Genova sceglie di chiudere la sua bella stagione 2021/2022 con una giovanile opera di Gioacchino Rossini (il pesarese la compose nel 1814 a soli ventidue anni). Il turco in Italia è spettacolo dalla storia stranamente travagliata, ma non troppo trattandosi di un compositore dall’esistenza e dalla ricezione talora contrastata, che faticò all’inizio ad imporsi fino ad essere, per così dire, riabilitata completamente dalla metà del novecento (merito del maestro Gavazzeni e soprattutto della divina Maria Callas) e infine imporsi definitivamente come una delle più interessanti creazioni del musicista pesarese.

Forse perchè inattuale in quanto, pur in un quadro, come sottolinea Sesto Quatrini maestro concertatore di questa edizione genovese, ancora molto tributario del modo e delle suggestioni musicali mozartiane è capace di rivisitarle, anticipando drammaturgicamente elementi di una modernità che solo più tardi sarebbero stati letti. Il suo essere ad esempio ‘metateatrale’ nella sua lettura direttamente in scena da parte del poeta (Prosdocimo) cui i personaggi sembrano quasi rivolgersi e interrogarsi, pirandellianamente, da una loro autonomia lato sensu ontologica che cerca sulla scena stessa un suo completamento, estetico e quindi esistenziale e fenomenologico.

La sintassi da Opera Buffa, lungi dal depotenziare un tale percorso, ne costituisce al contrario una cornice alienante che valorizza e sostiene i tratti più psicologici della narrazione scenica, dettando una ritmica mossa, stimolante e dunque assai attrattiva per lo spettatore. La regia di Italo Nunziata, che riprende un precedente allestimento dello stesso Carlo Felice, e soprattutto le bellissime scenografie di Lele Luzzati che, con i costumi altrettanto efficaci di Santuzza Calì, ne costituiscono, come in un orchestra, una sorta di nota di avvio e di melodia visiva che le dà forma, rende con efficacia la vivacità dei piani interpretativi plurimi che si fronteggiano per trovare coerenza nel fecondo tessuto musicale rossiniano.

Sul racconto non necessita soffermarsi, stante la sua conoscenza al pubblico, merita però un richiamo la scena del ballo in maschera ove l’effetto moltiplicativo e alienante dei plurimi travestimenti è reso ancora più efficace e straniante dai burattini di Luzzati condotti in girotondo e che replicano anch’essi quei travestimenti. Uno spettacolo dunque già drammaturgicamente complesso e articolato che è stimolo alla creatività musicale del compositore, la quale suggerisce continuamente i cambi sintattici e prossemici, così da ricostruire come in un mosaico figurativamente espressivo i diversi spunti che il transito scenico produce.

Così all’interno di una siffatta struttura le caratteristiche cavatine rossiniane e i tipici duetti, terzetti e via numerando si costituiscono modernamente, tra un recitato e l’altro, come nuclei, snodi, gorghi nel fluire intrecciato della melodia e della narrazione. Una sorta di riduzione ad unità di cui alla fine è la musica, espressione e comunicazione oltre la parola, la protagonista indiscussa, con una orchestrazione che pur preservando esplicitamente, e torniamo alle parola del maestro Sesto Quatrini, i richiami mozartiani sembra però riuscire a evidenziare linee evolutive, un transito avviato, che da un persistente manierismo vanno alla ricerca di una verosimiglianza e di una naturalità che supera ogni piatto naturalismo.

Un meccanismo scenico, quello de Il Turco in Italia, che costituisce un amalgama raro tra esigenze della musica e quelle della drammaturgia, portate quasi ad un piano di pari dignità estetica e di trasmissione di senso, senza limitanti ‘gerarchie’. Una storia di sentimenti che cercano e trovano le strade più diverse per esprimersi e giungere ad un esito condiviso. Verrebbe da dire un lieto fine naturale.

Il cast della prima, molto giovane e proveniente dalla scuola di Alto Perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici, è apparso di grande qualità sia vocale che recitativa, con tonalità di grande bellezza in particolare, senza voler far torto agli altri, nel soprano Iolanda Massimo (Fiorilla) e anche nel basso Omar Cepparoli (Selim il principe turco), i più applauditi nella sfilata finale.

Come al solito encomiabile la prova della orchestra e del coro (maestro Francesco Aliberti) del Teatro Carlo Felice, e, con loro, apprezzabili i movimenti coreografici dei luzzattiani pulcinella ‘servitori’ di scena ideati da Danilo Rubeca. Il 10 giugno la prima di grande successo con applausi numerosi a scena aperta e ovazioni finali; tra il pubblico una grande presenza di giovani e giovanissimi.

Per concludere il positivo bilancio di questa stagione del Carlo Felice, va sottolineata, io credo, la puntuale e rimarchevole presenza in sala ad ogni spettacolo del Sovraintendente Claudio Orazi, per accogliere il pubblico ma soprattutto per ascoltare e coglierne sensibilità ed atteggiamenti che possano costituire incentivo ad ulteriore miglioramento.

Tra l’altro un esito positivo di un tale atteggiamento è anche l’aver avuto il coraggio di aprire il cartellone ad opere meno frequentate, come questo Turco, che mancava a Genova dal 2009, avendo nella sua storia avuto in città solo sette altre edizioni prima del 2022.

Il turco in Italia di Gioachino Rossini su libretto di Felice Romani.

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice.

Interpreti, i solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale per cantanti lirici del Teatro Carlo Felice 2022:

Selim Omar Cepparolli, Donna Fiorilla Iolanda Massimo, Don Geronio Francesco Auriemma,
Don Narciso Antonio Mandrillo, Prosdocimo Nicola Zambon, Zaida Gabriella Ingenito, Albazar Matteo Straffi.

Maestro concertatore e direttore Sesto Quatrini.

Regia Italo Nunziata. Regista collaboratore e movimenti mimici Danilo Rubeca. Scene Emanuele Luzzati. Costumi Santuzza Calì. Assistente ai costumi Paola Tosti. Luci Luciano Novelli realizzate da Gianni Bertoli.

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice. Maestro del Coro Francesco Aliberti. Maestro al fortepiano Sirio Restani.

Repliche, anche con cast diversi,l’11, il 12, il 14, il 15 e il 16 giugno.

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