RUMOR(S)CENA – BOLZANO – TRENTO – La stagione dell’Orchestra Haydn si è conclusa a Bolzano e Trento con una strepitosa esecuzione della Quinta Sinfonia di Mahler diretta da Michele Mariotti. Una sinfonia oggi tra le più celebri e amate composta tra il 1901 e il 1902 ma accolta con poco entusiasmo dal pubblico nelle sue prime esecuzioni. Non è accaduto nei due concerti che si sono tenuti all’Auditorium di Bolzano e al Santa Chiara di Trento dove si sono registrati due successi senza nessuna riserva anche da parte di chi scrive.
Il direttore Mariotti si è distinto in un’interpretazione impeccabile, coinvolgente e precisa, offrendo e restituzione assolutamente fedele alla partitura mahleriana, coerente con il dettato sinfonico originario ricco e impreziosito da impulsi ritmici, colori e timbri dove l’Orchestra ha saputo cogliere e diffondere, in tutte le sezioni. Compagine in cui sono stati integrati anche gli studenti dei Conservatori Monteverdi di Bolzano e Bonporti di Trento. Un’esecuzione inedita in cui i professori d’orchestra si sono uniti con i giovani studenti visibilmente emozionati quanto felici di potersi esibire con la guida di un direttore che non si è risparmiato tanto da essere chiamato al proscenio più volte, acclamato e festeggiato da un pubblico accorso all’Auditorium Santa Chiara di Trento, sfidando pioggia e temporale, il cui “suono” dei tuoni si poteva percepire durante la prima parte del concerto con un singolare e curioso effetto di risonanza sonora (quasi fosse un eco di ritorno), tra strumenti a percussione (timpani, piatti, grancassa, gong, ecc..) e i fenomeni meteorologici quali i tuoni, dal rumore provocato dalla rapida e violenta espansione dell’aria riscaldata dal passaggio delle cariche elettriche, ovvero dai fulmini.
Può manifestarsi come un colpo secco e forte oppure come un rombo basso e prolungato. Pareva una sezione aggiunta dal suono mahleriano. Il concerto però si è svolto regolarmente e ha raggiunto livelli emotivi espressivi che Michele Mariotti ha saputo cesellare con raffinata interpretazione, denotando un vigore e una forza nel gesto preciso in grado di dialogare con tutta l’Orchestra, dalle prime file fino ai percussionisti sul fondo, catalizzando l’attenzione del pubblico, che ha saputo imprimere a tutti gli orchestrali.
Un’intensità drammatica che viene dalla lettura dello spartito come poche volte accade, dove la musica di Mahler è intrisa di suggestioni a carattere inizialmente funeree: la struttura compositiva della Quinta è divisa in tre parti ben distinte tra di loro; la prima è composta dalla terrificante Marcia funebre iniziale in cui lo stesso compositore esprime sentimenti e vissuti capaci di sfiorare implicazioni e vissuti umani /esistenziali complessi e dolorosi. Mahler ispirerà nel corso degli anni anche altri compositori musicali e di colonne sonore per il cinema. Il regista Luchino Visconti scelse per il suo Morte a Venezia il quarto movimento “Adagetto” (terza e quarta sezione conclusiva della Sinfonia) con le sue atmosfere struggenti e malinconiche. Un successo meritato.