RUMOR(S)CENA – MODENA – Il festival Altro suono di Modena si apre con una proposta che affianca due musiciste che fanno ricerca musicale sull’uso della voce e dell’elettronica con approcci molto diversi.
Hatis Noit, cantante giapponese di Hokkaido, porta avanti un discorso di ricerca musicale che parte dalle sonorità buddiste e della tradizione musicale giapponese gagaku per arrivare a contaminazioni con il canto d’opera, le voci bulgare dei canti liturgici ortodossi e il canto gregoriano. Lo pseudonimo Hatis Noit significa gambo del fiore di loto. Il loto rappresenta il mondo vivente, mentre la sua radice rappresenta il regno degli spiriti, quindi Hatis Noit è il collegamento tra i due mondi e vuole fare capire come la spiritualità, l’inconscio, il ricordo, siano una parte fondamentale del suo linguaggio. Come dice lei stessa: <<Per me, la musica è sempre un mezzo che collega questo mondo e l’altro mondo, qui e ovunque. Sono stato davvero aiutata dalla musica e dallo spazio che la musica crea. Non sono addestrata in nessuno stile particolare di meditazione, ma pratico l’ipnoterapia e sono io stesso una ipnoterapeuta. In questa pratica, io posso essere te e tu puoi essere me, tu sei una parte di me e io sono parte di te. Posso essere l’aria, posso essere l’acqua nel ruscello o qualsiasi altra cosa>>.
Autodidatta, grazie ad una estensione vocale che va da toni cupi e profondi a note acute, con la sua originale inventiva riesce a creare un universo sonoro complesso con l’uso della sola voce e dei loop, senza nessun altro strumento elettronico. Strato dopo strato, la musica che ne scaturisce introduce in una atmosfera sognante e delicata, dove le basi vocali registrate in diretta creano un tappeto ipnotico fatto di gorgheggi, suoni percussivi e gutturali sui cui si inseriscono melodie fatte di soli vocalizzi, senza tempo e luogo in un viaggio onirico da oriente a occidente. A tratti si esce dall’incanto per sfociare in momenti dinamici che riconducono a riti sciamanici preistorici del periodo Jomon.
Il momento più toccante è l’unico brano con una base preregistrata di suoni del mare e degli uccelli sulla costa di Fukushima, sul quale Hatis tesse una tela vocale sottile e ipnotica, che la cantante stessa spiega come sia dedicata alla memoria di quelle persone che sono morte a Fukushima durante il terremoto del 2010, che vivevano lì e desideravano vivere di nuovo lì, o che hanno dovuto decidere di andarsene permanentemente, e i ricordi che hanno lasciato. <<Credo che tutta la musica possa funzionare come terapia. E spero che le mie performance possano essere uno spazio sicuro per il pubblico, in cui chiunque possa sentire se stesso attraverso la mia musica. E allora, può succedere qualsiasi cosa>>. La presenza scenica di Hatis Noit aggiunge un importante elemento allo spettacolo: vestita di bianco con un mantello monacale, due piume bianche sul naso, si muove con grazia dalla platea al palco, con luci soffuse attraversate da spot luminosi taglienti, mentre scorrono sullo sfondo fantasmagoriche immagini di fiori manipolate digitalmente. Uno spettacolo originale e innovativo per una artista che travalica i generi musicali
La seconda parte della serata introduce in un mondo completamente diverso, dinamico e ritmico, ma sempre permeato da elementi magici, grazie alla creatività della artista catalana Marina Hernández López, in arte Herlop, accompagnata dalla vocalist Claudia Ibanez Balletbo e dal percussionista Antoni Llull Galmès. Marina López, pianista di formazione classica, dopo un esordio puramente pianistico scopre l’uso della voce e della composizione, assistita dal computer, e conduce un lavoro di ricerca sul rapporto tra voce, strumenti elettronici e ispirazioni debussiane, rendendo il tutto leggero e originale, con un tocco pop disseminato di ritmi e stratificazioni di voci elaborate. Nella sua proposta ricorrono ispirazioni alla musica carnatica dell’India meridionale, melodie folk italiane e catalane, le voci bulgare e il pop di Bjork. La sua proposta è fatta di vocalizzi e variazioni tonali, melodie spezzate e apparentemente semplici, ma in realtà intrecciate con livelli multipli di suoni sintetici, in un labirinto di ritmi improvvisi, trilli acuti, suoni da carillon.
Tutto questo accompagnato da una grande padronanza della composizione vocale data dalla sua voce acutissima che duetta all’unisono o in controcanto con la voce più profonda della sua partner vocale, indispensabile in questo gioco di botta e risposta. Sul palco momenti più melodici accompagnati da un pianismo morbido di chiaro stampo classico novecentesco si alternano a sprazzi ritmici imprevedibili e obliqui, con le voci che scansiscono i tipici elementi della musica percussiva indiana per tabla, grazie ai pad elettronici suonati da Marina Herlop e dal percussionista, altro elemento fondamentale per sostenere questa struttura complessa dal vivo. La parte estetica è un altro elemento fondamentale dello spettacolo, dalla mise di questa artista alle mani delle due cantanti che compiono precisi gesti sincroni che, senza soluzione di continuità sottolineano ogni vocalizzo in maniera puntuale. Non si limita a suonare la musica, la incarna e le da nuove inusitate dimensioni. Una serata assolutamente fuori dagli schemi, affascinante nelle due sfaccettature proposte e un’occasione imperdibile per scoprire nuovi modi musicali.
Visto al Teatro Comunale di Modena il 16 maggio 2024