Teatro, Teatrorecensione — 14/05/2015 at 17:09

Trittico Furioso: Still life, la tagliente denuncia dell’omofobia

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ROMA – Dal 12 al 21 maggio al Teatro India va in scena Trittico Furioso della compagnia Ricci/Forte. Le tre performance che compongono il trittico sono in ordine: Still Life (12-14 maggio), Macadamia Nut Brittle (15-17 maggio) e Imitationofdeath (19-21 maggio).

Still Life: Atto primo
Partire dalla fine per cercare di ricomporre un inizio, un percorso, solo così si può leggere in maniera lucida e senza troppi giri di parole Still Life. Un lunghissimo e forte applauso è ciò che gli spettatori hanno dedicato alla performance; un applauso che è lontano dai fragori teatrali, dai fischi e dalle ovazioni da stadio. È un applauso doloroso, d’indignazione e di rabbia che forse a tratti cela la vergogna di un paese che si crede “civile” o “democratico”, ma che permette che il “diverso” orientamento sessuale rispetto a quello che è ancora oggi ritenuto “la norma” sia causa di morte. Quell’applauso è sì rivolto ai performer ma è dedicato a chi le discriminazioni le ha subite e continua ancora a subirle in silenzio.
L’opera di Ricci/Forti, come più volte ribadito dagli attori, non è uno spettacolo di teatro. Non c’è nessun motivo per far spettacolo su eventi così drammatici. È piuttosto una denuncia, un grido esasperato lanciato contro la società odierna attraverso le tavole di un palcoscenico e con i linguaggi del teatro, che dalle origini e ancora oggi opera per purificare i suoi spettatori: la catarsi come lo definiva Aristotele nella Poetica.

Ricci-Forte-Still-life 01

In un sobrio spazio scenico, una fila di lumini rossi testimonia la presenza di un’assenza, il ricordo di tutti quegli esseri umani che a causa dell’omofobia, del rifiuto e della violenza psicologica sono morti violentemente. Con questo ricordo sempre vivo, tra momenti evocativi, metaforici e didascalici (questi ultimi a volte eccessivi) si snoda la denuncia contro un mondo che permette di prendere a calci il diverso, di sbeffeggiarlo, di triturargli il cuore con un coltellaccio come in un qualsiasi cooking show.
Una conferenza stampa mette sotto accusa gli spettatori, perché timorosi di vivere liberamente alcuni aspetti della loro vita come la libertà sessuale. L’accusa però passa rapidamente alla politica, con un attacco al telegramma che il presidente della repubblica inviò per la scomparsa di Davide, ragazzo quindicenne morto suicida perché sbeffeggiato dei coetanei per le sue tendenze sessuali. L’accusa è diretta soprattutto a chi gestisce le leggi di questo paese, che in simili circostanze usa le tipiche frasi da manuale del buon oratore, parole spesso ipocrite, pronunciate a turno da chi invece di dedicarsi alla missione cui è stato incaricato con le elezioni, cinguetta sul web e sbraita nei vari talk show televisivi credendosi il portatore di una verità assoluta e il conoscitore di ciò che è “natura” e ciò che “contro natura”, di ciò che è la “vera famiglia” e ciò che non lo è.

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A rimanere, nonostante le tante denunce e i buoni propositi sono un dolore lacerante, una grande afflizione e una profonda malinconia. Still Life di Ricci/Forte racconta questi sentimenti e le tante sfaccettature delle storie drammatiche di giovani che hanno lasciato la vita troppo presto a causa di un barbaro e cinico pensiero, accostando dei quadri in movimento senza un preciso ordine logico o consequenziale ma per evocazione e accumulazione di parole, immagini e sensazioni. Questa complessa articolazione di frammenti ricostruisce la storia di speranze soffocate da cuscini, legate alla corda del più forte che ha sempre la vinta sul più debole, calpestate e prese a calci senza un reale motivo, spezzate e fatte a pezzi come un pezzo di carne.  In questi quadri lo spettatore non è passivo e inerme, non ha e non deve avere i tratti dell’osservatore che voyeuristicamente sbircia attraverso il buco della serratura. È uno spettatore chiamato in causa, che deve prendersi le sue responsabilità perché in qualche modo è coinvolto in quelle situazioni. Così le barriere tra platea e scena cadono.

La spazio diventa unico, gli attori salgono in platea a distribuire baci omosessuali agli spettatori, a cospargerli delle piume di quei cuscini che hanno soffocato le speranze, a spruzzarli d’acqua per tenerli svegli e ricordargli le proprie responsabilità. Alla fine però sono gli spettatori a scendere in scena, per scrivere su un foglio bianco i nomi delle proprie persone care scomparse, che mancano durante la giornata, che hanno lasciato un vuoto, generando la sensazione dell’assenza, quell’assenza che le vittime dell’omofobia hanno lasciato alle loro famiglie e alla società, quell’assenza che in un modo o nell’altro ha lo stesso triste sapore per tutti. Ecco perché l’applauso finale degli spettatori non può che essere amaro.

STILL LIFE
drammaturgia ricci/forte
regia Stefano Ricci
con Anna Gualdo, Giuseppe Sartori
Fabio Gomiero, Liliana Laera, Francesco Scolletta
movimenti Marco Angelilli
orari spettacolo
ore 21.00
durata 70 minuti
Produzione ricci/forte
in collaborazione con Garofano Verde e il sostegno del Teatro di Roma

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