Interviste, Teatro — 14/02/2016 at 20:00

“Geppetto e Geppetto” di Tindaro Granata. Una storia di diritti e doveri

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MILANO – Un padre e un figlio, anzi due padri e un figlio cercato tramite una “Gestazione per altri”, (tecnica che consente di impiantare un embrione ottenuto dal seme del padre e dall’ovulo di di una donatrice nell’utero di una seconda donna). Un desiderio di paternità da parte di una coppia di uomini conviventi legati da una relazione affettiva, una scelta sofferta quanto desiderata; questa per sommi capi la trama del nuovo testo teatrale, scritto e diretto da Tindaro Granata, «Geppetto e Geppetto, 1 padre + 1 padre = 1 figlio?», le cui prove sono in corso a Milano. La produzione è del Festival delle Colline torinesi, Teatro Stabile di Genova e Proxima Res. Lo spettacolo aprirà in prima nazionale il Festival a Torino e si potrà’ vedere anche in anteprima al  Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari, per poi andare in tournée in tutta Italia. In scena recitano (in ordine alfabetico) Angelo di Genio, Tindaro Granata, Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli e Raffaella Tagliabue. Un tema che rimbalza in questi giorni sulle cronache quotidiane dei mass media, segnato anche da una aggressiva e conflittuale discussione in Senato a Roma, dove all’ordine del giorno si discute del cosiddetto “ddl Cirinnà” (relatrice Monica Cirinnà senatrice del Partito Democratico), una proposta di legge che intende legalizzare le unioni civili delle «coppie composte da persone dello stesso sesso, il riconoscimento della loro unione d’innanzi ad un Ufficiale dello Stato civile regolamentando così tutti i doveri, diritti e responsabilità reciproci, come avviene per le coppie eterosessuali coniugate». Un provvedimento legislativo sul quale si sono sentite parole di una gravità inaudita, generate dalla totale confusione sulla cosiddetta “Stepchild Adoption”, fraintesa per “maternità surrogata”: L’articolo 5, in cui si parla della stepchild adoption che in inglese significa “l’adozione del figliastro” – “è la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio, naturale o adottivo, del partner”.

geppetto

Una norma consentita per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni o conviventi. Non per le coppie omosessuali. Nel resto del mondo sono 28 gli stati che consentono le adozioni per le coppie dello stesso sesso, 21 dei quali prevedono l’adozione di bambini che non hanno legami biologici con nessuno dei due partner, mentre gli altri sette (Colombia, Germania, Estonia, Croazia, Slovenia, e Australia), riconoscono solo l’adozione di un figlio da parte di uno dei due partner. L’Italia si trova ancora priva di una legge che regolamenti le unioni civili dello stesso nonostante la Corte europea dei diritti umani abbia condannato il nostro Paese per non avere ancora riconosciuto i diritti delle coppie omosessuali, per aver violato l’articolo 8 della Convenzione europea. Questo avveniva nel 2015 e il Commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha dichiarato: «La legge sulle unioni gay italiana non genera nuovi diritti e il vostro governo deve dare la possibilità alle coppie dello stesso sesso di adottare il figlio di uno dei due partner». La Giurisprudenza della Corte Europea ha confermato la validità sostenendo che se «le coppie etero non sposate possono adottare i figli del partner, lo stesso devono poter fare le coppie dello stesso sesso». Le critiche sulla questione del rischio di introdurre la “maternità surrogata” o “utero in affitto” ha creato un disorientamento nell’opinione pubblica, alimentato da politici che sostengono come la legge sulle unioni civili possa permettere tale pratica. In realtà non è cosi perché in Italia è vietata per legge e tale divieto resta anche nel caso dell’approvazione del disegno di legge in discussione. Monica Cirinnà nel suo intervento in aula ha anche affermato che «la gran parte degli italiani sa che il contrario della parola discriminazione è uguaglianza. Attenzione questa non è ideologia ma semplicemente giustizia».

Un lungo preambolo necessario per fare chiarezza sull’argomento che il drammaturgo, regista e attore Tindaro Granata ha scritto nell’intervallo di tempo intercorso tra il mese di febbraio e  agosto del 2015. Lo abbiamo incontrato durante una delle prove per farci spiegare il motivo di scrivere e portare in scena un argomento così contrastato e dibattuto all’ordine del giorno al Senato della Repubblica. «Il tema che a me interessa più di tutti è quello della maternità in generale ma ancor di più per mia sensibilità rivolto al concetto di paternità. Mi sono chiesto che importanza possono avere in relazione alla distinzione di genere? Mi sono anche chiesto se io ho un figlio nato in precedenza da un’altra relazione, cosa accade al mio compagno o alla mia compagna nel legame che si viene a creare tra di loro? Che rapporto intimo si instaura tra un padre e un figlio che non ha generato? Sono gli interrogativi alla base di Geppetto e Geppetto. La prima parte descrive una coppia di uomini che chiedono di avere un figlio tramite un’agenzia specializzata per la gestazione per altri. La loro decisione viene comunicata ai parenti. Io personalmente ho dei dubbi etici su questa forma di concepimento, perché mi fa pensare ad un prodotto capitalistico che tutto è acquistabile se hai del denaro. Se facessi parte di una coppia con un reddito basso non potrei accedere a questa pratica. Perché deve essere legittimata solo per chi se la può permettere  e questo ti da diritto a poter diventare genitori? Queste domande mi creano molte perplessità e non mi fanno essere del tutto favorevole alla pratica dell’utero in affitto. Sono d’accordo per l’adozione da parte dei figli del proprio partner, se ci sono bisogna tutelarli e sono anche favorevole alle adozioni per le coppie di omosessuali».

Tindaro Granata, foto di Attilio Marasco
Tindaro Granata, foto di Attilio Marasco

Maurizio Quilici nel suo saggio «Storia della Paternità. Dal pater familias al mammo» (Fazi editore) spiega come «la relazione tra un padre e un figlio sia poco analizzata nella letteratura (a differenza del rapporto madre –figlio) definito come un «elemento di spicco nell’organizzazione della famiglia e della società tradizionale, un padre oggi deve necessariamente ripensare il suo ruolo, a cavallo tra due opposti eccessi: essere assente o diventare un “mammo”, un surrogato della presenza femminile. Ma quella della paternità è in realtà una questione complessa e sfaccettata, non riducibile a questi pochi cliché». Uno padre molto particolare nella letteratura fiabesca è certamente Geppetto che lo scrittore e presidente dell’Istituto di studi per la paternità, definisce come non sia « (…) un padre “normale” perché è un padre putativo che non ha generato Pinocchio, non lo ha fatto, ma lo ha sbozzato da quel “semplice pezzo di catasta”. Un padre che di mestiere fa il falegname come mastro Ciliegia (il quale gli ha donato il pezzo di legno. Fa il falegname, guarda caso, come un altro famoso padre putativo: Giuseppe. Pinocchio fu anche agli antipodi un libro eversivo, che andava contro la logica dei benpensanti, perché quello fra Geppetto e Pinocchio è un rapporto tra padre e figlio, ma non di paternità naturale bensì affettiva. Questa antica idea di essere padre o madre per amore e non per sangue – sfugge naturalmente ai piccoli lettori di Pinocchio, ma la lezione che possono trarne inconsapevolmente è che l’amore va al di là dei vincoli di parentela e che ciò che conta per essere genitori è l’identificazione con la creatura che si ama, la cura che le si presta, la fiducia che vi si ripone, il sacrificio fatto. Se la storia del burattinaio è, come ha scritto freudianamente Vincenzo Cerami “metafora del passaggio dal principio del piacere al principio di realtà”, allora Geppetto ha davvero un ruolo importante; noi infatti sappiamo che uno dei doveri tipicamente paterni è proprio quello di “insegnare” la vita, insegnare a rinviare la soddisfazione presente in vista del vantaggio futuro e a fare, appunto, conti con la realtà».

La drammaturgia di Geppetto e Geppetto, Tindaro Granata, l’ha scritta attraverso un’attenta analisi sociologica realizzata mediante delle interviste a Milano. «Mi sono dichiarato giornalista che voleva scrivere un libro e per far questo intervistavo le persone nella zona della stazione Centrale, facendoli delle domande su cosa ne pensassero dei figli di coppie omosessuali. Dalle loro risposte ho tratto spunto per scrivere il copione». L’attore e regista interpreta la parte di Luca da giovane per poi diventare padre adottivo e nella seconda parte è invecchiato. Paolo Li Volsi è Toni, il suo compagno e il figlio Matteo è interpretato da Angelo Di Genio nel ruolo del bambino  e di uomo diventato adulto nello scorrere della storia. Raffaella Tagliabue è Franca, un’amica della coppia omosessuale. La madre di Toni è Roberta Rosignoli. Carlo Guascone è Walter amico di Matteo e , infine, Lucia Rea ha due ruoli: la maestra elementare del bambino nel primo atto e Lucia l’amica di Walter e Matteo nel secondo atto. L’assistente alla regia è Francesca Porrini.

Le dinamiche di questo nuovo lavoro dell’attore (di lui conosciamo anche Antropolaroid e Invidiatemi come io ho invidiato io), risultano molto complesse e si intersecano tra i personaggi, scegliendo di non indicare una soluzione tanto meno quella di schierarsi a favore o contrario delle adozioni di bambini desiderati dalle coppie omosessuali. Non c’è traccia di apologia di nessun genere in Geppetto e Geppetto.

Roberta Rosignoli
Roberta Rosignoli

Roberta Rosignoli interpreta il ruolo della madre di Toni e descrive così il suo personaggio: «Una persona semplice e l’amore per il figlio la spinge ad allargare il suo orizzonte mentale ma fa fatica ad accettare il bambino adottato, finché non accadrà un evento nella sua vita così grave da farle cambiare idea. Deve accettare per gradi l’omosessualità del figlio e poi successivamente non vergognarsi di fronte agli altri nel renderlo noto. Io credo che Tindaro Granata abbia saputo chiudere questa storia nel finale con grande intelligenza e sensibilità e molto amore». Nella scena dell’incontro tra lei e il figlio Toni, vengano rievocati i loro affetti famigliari e i ricordi della sua infanzia. L’amore materno fa sì che accetti il figlio nella sua scelta di vita. Il dialogo diventa difficile quando lui deve spiegare alla madre l’intenzione di adottare un figlio. Il dialogo è sempre più concitato e il loro rapporto entra in crisi. Illuminante la battuta della madre: “Siamo animali che amano!” La finzione teatrale si accompagna alla realtà dei fatti che vengono registrati dalla cronaca: un sacerdote con la dispensa del suo vescovo ha battezzato tre bambini di una coppia omosessuale, avuti da una “maternità surrogata”. La decisione è stata presa perché è stato “riconosciuto l’amore che i due genitori adottivi hanno saputo dimostrare avendo scelto di farli nascere tutti e e tre”, queste le parole del prelato. Sulla scena, invece, i due uomini futuri padri discutono animatamente e Luca (Tindaro Granata) nutre seri dubbi sulla scelta di affidarsi ad un concepimento per altri al fine di avere il bambino. Toni (Paolo Li Volsi) cerca, al contrario di convincerlo.

Raffaella Tagliabue
Raffaella Tagliabue

Franca la loro amica (Raffaella Tagliabue) è contraria e cerca di farli desistere nella loro scelta: «Sono esperimenti da laboratorio, è una cosa contro Dio – recita – e poi se vi lasciate? Sarà concepito da uno di voi o da tutti e due? E la donna che lo deve partorire poi come vive?». Sono Interrogativi che risuonano e dimostrano quanto sia complessa e difficile una scelta del genere.

A Roma nel mese di settembre del 2015 si è tenuta una lettura scenica del testo al Teatro India, per la rassegna “Garofano Verde scenari di teatro omosessuale” curata da Rodolfo Di Gianmarco).

Raffaella Tagliabue: «Il testo di Geppetto e Geppetto rappresenta l’universalità del problema del genitore con il proprio figlio. La paura che prova Luca è la stessa paura che c’è anche nelle coppie eterosessuali, un sentimento che pervade tutti se sono spaventati per se stessi e per il bambino. Questo genera reazioni e confusione, crea una gamma di paure. Il bambino protagonista nella storia riceve vero affetto  quando si sta dentro il vissuto, solo allora diminuiscono i pregiudizi. Io però cambierò idea e il mio personaggio vivrà un cambiamento quando diventerà, a sua volta, madre e si scontrerà con le problematiche materne che avrà con la propria figlia. Gli stessi problemi vissuti dal padre Luca con il figlio Matteo, la loro incapacità di trovare un dialogo lei la vivrà a sua volta con sua figlia. Vengono fatte molte domande alla coppia del perché hanno voluto diventare a tutti costi genitori, e gli interrogativi che fa il figlio sono rivolte ad un padre, al suo genitore e non ad un uomo omosessuale.»

Paolo Li Volsi
Paolo Li Volsi

Paolo Li Volsi spiega durante una pausa delle prove come il suo personaggio di Toni sia più «determinato nell’affrontare la situazione di adottare il bambino ed è pronto ad andare all’estero per affidarsi a chi permette di averlo tramite una gravidanza per altri. Lui si sente pronto a rompere ogni ostacolo culturale e sociale per il suo desiderio di paternità, la sua è una volontà di emancipazione e confessa alla madre la relazione con Luca e il desiderio di avere un figlio. Nell’equilibrio della coppia è quello che assume di più la figura paterna, è più accogliente e protettivo, mentre Luca dimostra una maggiore conflittualità nei confronti del bambino, ma in sostanza tutti e due vivono serenamente il rapporto con Matteo. Diventano una vera famiglia e il loro sentimento è sincero».

Angelo Di Genio ha forse il ruolo più impegnativo e difficile nell’interpretare all’inizio un bambino che cresce fino a diventare un uomo di 30 anni.  Senza nessun artificio scenico ne deve incarnare, però, i sentimenti e le emozioni. Durante le prove l’attore sperimenta le qualità fisiche, lo sguardo, le posture, per poi riuscire a cogliere il registro recitativo a partire dalla voce. L’attore che in questo periodo è in tournée con Road Movie di Godfrey Hamilton (una produzione dell’Elfo Puccini, ed è stato anche uno dei protagonisti in The History Boys di Alan Bennet), ha un’idea ben chiara su il perché ha accettato con entusiasmo questo ruolo in Geppetto e Geppetto: «Il teatro deve riassumere il suo valore educativo che gli appartiene da sempre. Non deve avere paura di affrontare questo argomento che parla di una storia d’amore e del tema delle unioni civili, delle conseguenti paure sociali che procura.   Alla base di tutto c’è una donazione del corpo e dell’anima che assume un valore fondamentale. Il bambino è una vittima della società per il motivo che i figli delle coppie omosessuali vivono senza gli stessi diritti degli altri, vengono emarginati. Il grande valore del testo di Tindaro Granata è quello di affrontare proprio questo aspetto. Il bambino è cresciuto senza diritti ed è importante capire quanto abbia influito sulla sua vita. L’unico limite sei tu, sei tu stesso. Per me questa esperienza di lavoro è molto importante e lo studio di come interpretare il personaggio di Matteo da adulto è originato dalla conoscenza stessa che ho di Tindaro Granata. Abbiamo in comune l’estrazione sociale, le nostre vite sono simili, per via delle nostre origini contadine. Io sono nato nel Cilento e poi emigrato al nord come lui è nato in Sicilia per poi trasferirsi.

Angelo Di Genio
Angelo Di Genio

Lucia Rea ridottaAbbiamo dei genitori che hanno fatto molta fatica ad accettare valori diversi da quelli in cui loro sono cresciuti. Sto pensando all’attenzione e la preoccupazione di un padre e di madre, per cosa pensano gli altri e le aspettative nei confronti dei loro figli». Matteo nello spettacolo va a scuola e dovrà subire le umiliazioni dei compagni per la discriminazione subita e la sua maestra interpretata affronta il tema del razzismo Lucia Rea è l’insegnante. «Quello che dice lei per contrastare i giudizi negativi dei compagni di Matteo, rispetto al pregiudizio razzista, è condivisibile ma passa tutto il contrario nella classe, dicendo di essere buona e giusta per convincere i suoi alunni. Nel secondo atto sono, invece, la figlia di Franca (l’amica della coppia) e amica di Matteo e di Walter. Cresciuta senza il padre naturale mentre Luca (il compagno di Toni) mi farà da padre adottivo e suo figlio Matteo da fratello. Una condizione famigliare anomala che però viene vissuta con molta naturalezza. Io vedo in questo lavoro di Tindaro Granata anche il significato di vivere con chi non è il tuo vero padre e madre ma qualcuno che ha lottato per amarti sinceramente. Ne consegue un contraddittorio interessante da seguire nella vicenda».

Chiediamo anche a Carlo Guascone di parlare del suo personaggio: «Walter è l’amico il quale crea una relazione che inciderà nel futuro di Matteo mentre Lucia è il contraltare drammaturgico del figlio della coppia, e in loro due poteva nascere una storia d’amore. Tutti e tre vivono all’interno di famiglie che presentano delle problematiche e dei rapporti che si vanno a costruire. Cresciamo insieme ma mentre Matteo ha un percorso di vita dove vive delle sue esperienze non positive, io interpreto un uomo che dimostra di essere infantile, condizione giustificata dalla paura di diventare grande. La nostra amica invece è più coraggiosa e l’autore ha previsto nel finale che tutti e tre si ritroveranno insieme e avranno modo di consolidare la loro amicizia».

Carlo Guasconi
Carlo Guasconi

In Italia un’unione civile è indicata come istituto giuridico differente dal matrimonio, che comporta un riconoscimento giuridico della coppia di fatto con delle finalità che stabiliscono diritti e doveri. Tale coppia è riconosciuta dall’articolo 2 della Costituzione italiana: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». I diritti e i doveri però sono limitati mentre il riconoscimento totale avviene solo attraverso il matrimonio. Stefano Rodotà giurista, politico e accademico italiano ha affermato: «Per continuare a discriminare gli omosessuali, si è obbligati a violare principi generali di eguaglianza, di riconoscimento dell’altro»

Geppetto e Geppetto 1 padre + 1 padre = 1 figlio?

scritto e diretto da Tindaro Granata
con (in ordine alfabetico): Angelo Di Genio, Tindaro Granat,  Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli
Raffaella Tagliabue. Assistente alla regia Francesca Porrini. Scene e costumi Margherita Baldoni. Organizzazione e distribuzione Paola A. Binetti

Produzione Festival delle Colline torinesi, Teatro Stabile di Genova, Proxima Res

Debutto in prima nazionale a Torino           Anteprima al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari (giugno 2016)

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