editoria, racconti, poesie — 13/01/2021 at 18:31

Annunciazione. Dodici poesie intorno ad Auschwitz di Primo Levi, con Walter Malosti

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RUMOR(S)CENA – TORINO – Annunciazione. Dodici poesie intorno ad Auschwitz è la selezione di poesie di Primo Levi – scelte e introdotte dal critico e studioso Domenico Scarpa e interpretate dal regista, attore e direttore di TPE Valter Malosti – che giovedì 14 gennaio 2021 alle 21 inaugura il ciclo Io so cosa vuol dire non tornare, il progetto ideato e curato dalla Fondazione Circolo dei lettori insieme al Centro Internazionale di Studi Primo Levi, che vede ilTPE – Teatro Piemonte Europa collaborare a due appuntamenti.

Annunciazione sarà trasmesso online sul sito circololettori.it e sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori. Partner del progetto Io so cosa vuol dire non tornare:Giulio Einaudi Editore, Ministero dell’Istruzione, Fondazione Leonardo Sinisgalli, Comune di Novara e Comune di Settimo Torinese. Il programma si articola in un fitto calendario di appuntamenti che prosegue fino al 16 febbraio 2021. TPE – Teatro Piemonte Europa vi contribuisce anche con un’altra nuova produzione sempre a cura di Valter Malosti e prevista nelle prossime settimane: Protezione. Tre podcast per tre racconti di Primo Levi tratti da Vizio di forma e da Storie naturali (Protezione, Quaestio de Centauris e Ammutinamento).

Annunciazione e Protezione rappresentano le nuove tappe del percorso sull’opera e la figura di Primo Levi intrapreso da TPE e Malosti nel 2019 per il centenario della nascita dello scrittore con il progetto Me, mi conoscete. Primo Levi a teatro, che ha anche visto l’avvio della preziosa collaborazione fra TPE, Centro Internazionale di Studi Primo Levi e Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi. In Me, mi conoscete. Primo Levi a teatro Malosti ha diretto Fabrizio Gifuni nell’adattamento scenico de I sommersi e i salvati in un Teatro Regio gremito. Ha diretto e interpretato la prima versione scenica autorizzata dal 1966 del romanzo Se questo è un uomo: prodotta da TPE assieme a due teatri nazionali (Teatro Stabile di Torino e Teatro di Roma), ha richiamato oltre 30.000 spettatori in tutta Italia e meritato due nomination ai Premi Ubu 2019. Ha curato e diretto Il sistema periodico interpretato da Luigi Lo Cascio. TPE ha anche prodotto la versione scenica dei due «racconti minerali» Piombo e Mercurio interpretati da Nino D’Introna e Richi Ferrero.

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Giovedì 14 gennaio 2021, ore 21

Annunciazione. Dodici poesie intorno ad Auschwitz  

Cura e presentazione di Domenico Scarpa 

Letture di Valter Malosti

In collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa e Giulio Einaudi Editore

Tutte le poesie sono nelle Opere complete, a cura di Marco Belpoliti, Einaudi Torino 2016, vol. II. I primi nove testi provengono da Ad ora incerta, raccolta pubblicata da Levi nel 1984; gli ultimi tre sono successivi, e saranno dunque una novità per quasi tutti gli ascoltatori.

1. Il primo Atlante

«Abissinia abissale, Irlanda iridata adirata»… Quando, al principio degli anni Trenta, Primo Levi era un ragazzo disponibile a ogni avventura, volle disegnare un suo Atlante pieno di colori, dove ciascun paese aveva forme bizzarre e suggeriva invenzioni di parole. C’era anche la Germania, «terra turchina di germi e di germogli». Il ragazzo Levi non poteva sapere che proprio da quel paese sarebbe germogliato un punto sulla terra chiamato Auschwitz e destinato a essere, qualche anno più tardi, la più memorabile delle sue avventure. Da quel «primo Atlante» del ragazzo Primo Levi si è scelto di cominciare una lettura delle sue poesie: dodici testi, che aprono Auschwitz e il Giorno della Memoria nelle direzioni più inattese.

2. Il tramonto di Fossoli

Quando Levi viene internato nel campo di Fossoli è già il presagio di un addio: all’Italia, alla vita, forse anche a un amore. Levi sceglie così di riproporre in italiano, traducendoli alla lettera, alcuni versi dalla più famosa poesia d’amore di Catullo, quella dei cento e mille baci a Lesbia.

3. Ostjuden

Al suo arrivo in Auschwitz, Levi incontra per la prima volta gli ebrei dell’Europa orientale, quelli che i nazisti chiamano con disprezzo Ostjuden, e per la prima volta sente parlare in yiddish. Con una poesia di pochi versi li descrive nella loro ostinata essenza morale.

4. Il canto del corvo

Scrivendo Se questo è un uomo Levi volle annunciare al mondo quella che definì «la mala novella» di Auschwitz. È un animale dal piumaggio nero, il corvo, a incaricarsi di cantarla in versi: versi che sembrano rivolgersi a noi lettori, e più ancora a eventuali orecchie tedesche, di ex aguzzini. Forse per questo Levi a un certo momento pensò di mettere in epigrafe all’edizione tedesca di Se questo è un uomo proprio questa poesia e non la celeberrima «Voi che vivete sicuri».

5. La bambina di Pompei

Levi ci presenta tre diverse incarnazioni di una vittima inerme nel corso dei secoli: la vittima di una violenza naturale, l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo, le vittime di una violenza umana, politica, deliberata, a Hiroshima o in un campo di sterminio.

6. Donna Clara, traduzione da Heine

Di Heinrich Heine, poeta tedesco dell’Ottocento di origine ebraica, Levi si divertì a tradurre, nel corso degli anni, molte poesie. Questa è una delle più ironiche, beffarde e sorprendenti: un dialogo, nel quale la lingua tedesca e lo spirito ebraico si stuzzicano a vicenda, fino a una conclusione imprevista.

7. Schiera bruna

Dopo la sua liberazione dal Lager, il 27 gennaio 1945, Primo Levi ha raccontato nel corso degli anni Auschwitz in modi diretti e indiretti. Qui una fila di formiche lungo un binario del tram gli ridesta un pensiero atroce: la voce e la mente gli si chiudono, mentre il Lager si riapre.

8. Pio

Il celebre sonetto T’amo, pio bove di Carducci diventa l’occasione per Levi per farne la parodia e nello stesso tempo la contestazione, dando voce a una vittima che altrimenti nessuno ascolterebbe: il bove. E non per niente la protesta del bove finisce con una esclamazione in yiddish, Ay gevalt!, che evoca altre violenze, e altre vittime ben conosciute e ricordate.

9. Annunciazione

Un’altra parodia, ancora più cupa, più sarcastica, più solenne, più secca. La scena è quella classica di un’infinità di dipinti antichi e moderni. Ma la nascita che qui viene annunciata – e non per niente l’intero progetto di letture deve il titolo proprio a questa poesia – è molto diversa da quella di Gesù Cristo.

10. Canto dei morti invano

Alla nascita di un uomo fatale corrisponde il destino delle vittime di tutti i tempi, e soprattutto di quelli più vicini a noi. A modo suo è un altro “atlante”, un elenco che Levi ha compilato nel 1985 e che non smette di essere aggiornato.

11. Il decatleta

Una poesia che è tutta una corsa, anzi, un complicato esercizio corporeo di distribuzione del fiato, delle energie. Ma alla fine è la stessa natura umana che si ribella, che protesta, e che interroga direttamente ciascuno di noi rivolgendoci un paio di domande essenziali.

12. Agli amici

Agli amici fu scritta alla fine del 1985 e fu consegnata in regalo appunto ai suoi amici più cari. È un augurio nel quale, insieme con la pace, si sente però la consapevolezza di tutto ciò che è accaduto, di tutto un passato da ripensare e da condividere.

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Data da definire

Protezione. Tre podcast per tre racconti di Primo Levi

Tre podcast a cura di Valter Malosti in cui verranno letti gli adattamenti radiofonici di altrettanti racconti di Primo Levi tratti da Storie naturali e Vizio di forma: Protezione, Quaestio de Centauris e Ammutinamento.

In collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa.

Tre racconti legati all’umano e alla natura. Scrive Fabio Levi: «Con i suoi racconti di fantascienza Primo Levi sa aprire il tempo e forzarne le dimensioni in modo sorprendente. In Protezione il presente si interseca e reagisce con un futuro nel quale gli uomini sono costretti a indossare una corazza per proteggersi da una tempesta di micrometeoriti. In Quaestio de Centauris accade l’opposto: da un’epoca lontanissima, che si confonde con il mito, emerge la figura di Trachi, il centauro, metà uomo e metà cavallo, che, con la sua intelligenza, la sua forza e la sua sensibilità sovrumana, attraversa come una visione reale e inquietante il nostro mondo di oggi.

Ma il tempo è solo la cornice; l’oggetto vero è l’umanità. Così l’autore ci sorprende non solo attraverso la scorciatoia delle analogie che a noi pare di scoprire in ogni racconto: ad esempio laddove siamo richiamati – ma possiamo scoprirlo solo ora – alla pandemia che ci assedia, o a quanto sia importante l’intelligenza degli esseri umani, tanto più acuta nella natura bifida e centauresca di Levi chimico e scrittore.

Anche nel terzo racconto, Ammutinamento, il tempo dilatato del mondo vegetale – “le piante sono molto lente” – fa da cornice a qualcos’altro: una rivolta inusitata degli alberi “in odio agli uomini”, per il loro insopportabile strapotere sulla natura. Ma lo sguardo va ben oltre la superficie e svela riflessi di straordinaria lucentezza, come la grazia incantevole con cui la bruna e snella ragazzina undicenne Clotilde sa intrattenersi con il rosmarino o con il ciliegio selvatico».

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