ALTRITEATRI — 12/08/2022 at 12:45

Sull’Oceano con Dado Moroni e Pietro Montandon

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – È uno di quei casi, abbastanza rari, in cui invece che soffermarsi sulla drammaturgia cui hai assistito, hai desiderio di approfondire le sensazioni che quella drammaturgia ha suscitato, quasi che questi sentimenti fossero l’essenziale negativo di una foto che, con piacere e sorpresa, ti capita di ammirare.

D’altra parte NOVECENTO la narrazione di Alessandro Baricco, concepita nel 1994 per Eugenio Allegri e Gabriele Vacis, è una vera e propria drammaturgia dalle straordinarie qualità di autonomia estetica e significativa, tale da preservarsi intatta e immune, verrebbe da dire ‘vergine’ come una foresta inesplorata, in ogni contenitore espressivo (è stata come noto oggetto anche di una trasposizione cinematografica di grande successso) in cui sia immersa, come una rete nell’oceano.

Così quello che conta non è più la vita di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, detto semplicemente Novecento, una vita talmente improbabile da essere profondamente verosimile (in quanto capace come poche di rappresentare la realtà, o almeno una delle tante realtà se vogliamo), piuttosto quello che ci diventa man mano essenziale è un sentimento, pensiamo per ognuno diverso ma analogo, che fa crescere dentro di noi un dimenticato affetto per la vita, se non addirittura ‘il sentimento della vita’.

Una metafora universale che ha la precipua qualità di decantare la sua dimensione metafisica nella concretezza estetica del racconto, i cui protagonisti, dal padre fuochista all’amico trombettista, sono lo specchio dentro il quale il protagonista articola il suo amore per la vita, o meglio l’amore come forza propulsiva della vita.

Dado Moroni

La nave/mondo in cui nasce, vive e muore quel extra-ordinario pianista (la storia è a tutti nota), e la cui finitezza segna i confini stessi tra la vita e la morte, la nave su cui vive il suo trasfigurante pianoforte, naviga così sull’oceano di una affettività che quasi, in questi tempi poco propensi alla commozione vera, ci pesa. Lo spettacolo da parte sua vive nel frattempo la sua vita propria, in una messa in scena efficace e ben organizzata che ne recupera quei tempi e quelle pause recitative che sempre più raramente ci capita di vedere su palcoscenici che sembrano fuggire la tradizione come una malattia, anche quando questa tradizione custodisce tesori che non aspettano altro che di essere recuperati e messi a disposizione di tutti.

Una regia dunque di grande delicatezza e rispetto quella di Daniela Ardini, che in un certo senso si affida fiduciosa, ma senza perdere in alcun modo presa, alla recitazione ben modulata, in voce e mimica, di Pietro Montandon, e soprattutto, mi si consenta, alla bellissima musica dal vivo di Dado Moroni, capace di illuminare la narrazione senza abbagliare, e di recuperare così al momento dell’espressione uno spessore e un senso universale che permane ben oltre.

Dado Moroni Pietro Montadon

È un vero dialogo, tra contraddittorio e fusione significativa, quella che, oltre la trama del testo, si sviluppa tra la parola drammaturgica e la musica, anch’essa parola scolpita nella concretezza armonica o dissonante del suo suono. Dado Moroni, jazzista genovese di fama internazionale ha qui l’occasione di ritrovare la sua città e di regalarle una prova di grande spessore. La città ha saputo ripagarlo con grande partecipazione, affollando la platea.

In piazzetta San Matteo il 10 agosto, chiude la prima parte del Festival di Lunaria Teatro che ci offerto quest’anno molti spettacoli di interesse.

NOVECENTO di Alessandro Baricco, al leggìo Pietro Montandon, al pianoforte Dado Moroni, regia Daniela Ardini

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