Teatro, Teatrorecensione — 10/09/2013 at 09:36

The Living Room dove l’artista invita lo spettatore a “vivere insieme”. Un progetto perfezionabile

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Il castello di Lari 

Si sale lungo la scalinata di pietra rossa che conduce al castello di Lari, piccola ma possente fortezza che sovrasta il minuscolo borgo situato in terra pisana. Una via circolare circonda un elevato bastione, sopra il quale si erge l’antico maniero. Nel passato fu capoluogo delle colline pisane e la sua fortezza rinascimentale è stata anche residenza dei Vicari fiorentini. Nel complesso sono visibili reperti etruschi, romani e rinascimentali ( dove si possono ammirare le terrecotte invetriate dei Della Robbia), affreschi medievali e rinascimentali, il “Salone dei tormenti”, le carceri, i sotterranei detti “l’inferno”. Lari d’estate si popola di turisti ed è sede di del vivace festival Collinarea,  giunto nel 2013 alla quindicesima edizione e da qualche anno organizzato in tandem da Scenica Frammenti e dalla Fondazione Pontedera Teatro.

Nella sala del castello si viene accolti da uomini e donne a cui si consegnano omaggi di cibo e bevande e si viene ricambiati. Il benvenuto da il via al Focused Research Team in Art as Vehicle, The Living Room progetto scaturito all’interno del Centro di lavoro Workcenter of Jerzy Grotowski e diretto da Thomas Richard. Nato nel 1986 a Pontedera su iniziativa del CSRT e della University of California, Irvine, in collaborazione con Peter Brook – Centre International de Créations Théatrales. La sala diventa un salotto dove il “padrone di casa” riceve i suoi ospiti e li invita a prendere possesso dello spazio, sedie, divani, tavolini imbanditi di tazzine per il te e calici per il vino. In apparenza una semplice festa o una ricorrenza da condividere insieme. Gli ospiti sono spettatori a cui viene chiesto di familiarizzare e annullare quella distanza tipica tra platea e palcoscenico, tra chi assiste e chi recita. In mezzo al pubblico si confondono gli attori, sono giovani, vestono una sobria eleganza e i loro visi sono espressivi, segno di una ricerca attenta e condotta sui linguaggi non verbali.

L’atmosfera si fa sempre più concentrica fino a catturare l’attenzione dei presenti dove al centro si svolge l’azione scenica mediata essenzialmente dal canto che si diffonde nell’aria. Il suono delle voci che dialogano tra di loro e con gli spettatori eletti ad assistere. L’invito è quello  di entrare in sintonia con i registri sensoriali, capaci di captare percezioni e sfumature le più intime possibili, nell’ottica di una relazione dialogica e interpersonale dove i propri ruoli non siano così distinti e diversificati. Il canto e la danza come mediatori non solo artistici e ludici quanto, invece, forieri di suscitare un contatto empatico tra l’artista e lo spettatore. Una danza gestuale coreografata con l’intento di creare nello spazio evoluzioni che si fondono con suoni esotici che creano colori sonori suggestivi.

Una mescolanza di ritmi, vibrazioni, sensazioni, linguaggi che entrano in risonanza tra di loro. La percezione che si viene a creare è quella di uno sforzo encomiabile, da parte del gruppo guidato da Thomas Richard, tutti molto bravi nel seguire le indicazioni del loro maestro.  Il risultato finale è quello di aver assistito ad una rappresentazione che resta nell’alveo di uno spazio circoscritto e non va ad interagire completamente con gli spettatori. The Living Room si propone l’obiettivo di veicolare attraverso una dimensione più “casalinga” l’arte in cui il prodotto artistico si ponga su un piano di equidistanza capace di fondersi con il “consumatore” e il “fruitore”, in questo caso il pubblico. Il programma di sala cita: “Lo spettacolo partendo dal contesto familiare si addentra in un’investigazione sui modi in cui le potenzialità del mestiere di attore si arricchiscono e sono arricchite dalla realtà e dalle relazioni interpersonali quotidiane (…) lo spettatore diventa in questo luogo testimone e si libera dalla sua anonimità”. Progetto condivisibile  ma anche molto ambizioso che richiederà un perfezionamento ulteriore per accogliere a far sentire ancor di più  a “casa propria” chi arriva da ospite e diventa poi un  famigliare che partecipa emotivamente.

 

Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards

Focused Research Team in Art as Vehicle The Living Room

diretto da Thomas Richards

con Antonin Chambon, Tzu-Len Chen, Benoît Chevelle,

Jessica Losilla Hébrail, Bradley High, Tara Ostiguy, Min Jun Park,

Cécile Richards e Thomas Richards

 

Visto al Festival Collinarea di Lari il 25 luglio 2013

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