Recensioni, Spettacoli, Teatro — 10/06/2021 at 07:54

Pedine di un scacchiera dove si gioca tra la vita e la morte

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RUMOR(S)CENA – TEATRI DI VITA – BOLOGNA – Puoi provare amicizia verso l’altro con la convinzione che nulla possa accaderti, quando il tuo modo d’agire nei confronti dell’amico dimostri, al contrario, l’incoerenza se non l’esatto opposto di tale sentimento? Il tema dell’amicizia è trattato nel saggio : “Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro” di Pietro Del Soldà in cui l’autore spiega come “l’amicizia è condivisione, sentimento profondo, conoscenza di sé e apertura alla differenza. Non c’è amicizia dove domina un’identità forte”. Nel Il mio amico Hitler di Yukio Mishima¹ , che ha riaperto la stagione dei Teatri di Vita di Bologna, per la regia di Andrea Adriatico, l’argomento è la chiave di lettura per comprendere l’avvento del nazismo in Germania. Ma se Pietro Del Soldà (è anche il conduttore di Tutta la città ne parla in onda ogni mattina a Radio Rai 3) si rifà al pensiero platonico e aristotelico nell’affrontare “la crisi dell’amicizia”, raccontando l’esperienza di Socrate di condannato a morte, negando a se stesso ogni tentativo di salvezza o fuga, in cui il dolore e l’incapacità degli amici nell’accettare la sua scelta estrema (“ La sfida della philia: l’amicizia vera si gioca tutta qui, nell’accettazione e comprensione piena e sincera della morte dell’amico”), in Yuko Mishima la morte aleggia incombente su chi la procura a chi credeva, in nome di un’ amicizia consolidata, di non subirla e facendo dire a Gregor Strasser ² a Ernst Röhm³: “ La tua amicizia e la tua fedeltà rimarranno nella storia con la stessa forma seducente in cui ora si presentano».

Al tentativo fallito di convincere Röhm nel desistere nel suo intento nel voler assassinare il Führer, si sente rispondere che “io ricevo ordini da Hitler come amico. Un virile consenso”. Il legame d’amicizia tra i due fa dire ancora a Strasser rivolto a Ernst Röhm: “Aiutami. Aiutando me salverai anche la tua vita. Così non accadrà ed entrambi verranno assassinati”. Una delle battute più evocative del testo di Mishima₃ che riassume perfettamente la valenza tragica insita nel Il mio amico Hitler che ripercorre quanto accaduto nel giugno del 1934: a Berlino il presidente Hindenburg è in fin di vita e Adolf Hitler, già cancelliere, mira ad assumere i pieni poteri con il sostegno degli industriali e dell’esercito ma con la concessione di sciogliere le SA di cui Ernst Röhm ne era il comandante supremo, il cui prestigio gli permetteva di essere l’unico a cui Hitler dava del tu, in nome di un’amicizia pensata come salvacondotto a vita. La conquista del potere non recede di fronte a nulla anche a costo di sacrificare chi un tempo era stato un fedele alleato.

La supremazia assoluta al fine di ottenere un potere politico costituito sull’annientamento di chiunque si ribelli e cerchi di contrastarne l’avanzata. Il regista sceglie di ambientare la vicenda in un luogo-spazio che rimanda ad una sorta di loft arredato con un minimalismo astratto per diventare nel terzo atto una piscina: scelta scenografica originale e simbolica. L’azione si divide su due piani distinti e scissi: il dialogo finale di Hitler con Gustav Krupp⁴ (interpretato da Antonio Azillotti De Nitto) è una seduta di psicoanalisi che fa contraltare a quanto accade dall’altra parte della scena dove l’ impeccabile atletismo di un nuotatore si ritrova in acqua insieme a chi impugna una pistola con intenzioni minacciose ( Ludovico Riccioli, Lorenzo Pacilli, Damiano Pasi) . La mano armata di chi è pronto a togliere la vita a chi ha osato tradire un patto d’amicizia e la fedeltà assoluta e incondizionata al Führer.

Lo credeva anche Röhm quando spiega a Krupp: “Adolf è un brav’uomo. Da quando indossa stiffelius e marsina è diventato disgustosamente elegante, ma ha ancora i pregi di un tempo. Possiede un senso spiccato dell’amicizia”, suscitando la domanda: “Se possiede un senso così spiccato dell’amicizia, come mai non l’ha ancora nominato ministro?”.

L’amicizia al servizio del proprio ego che ambisce alla conquista di potere a qualunque costo: “La fede nell’uomo, ho detto. L’amicizia, la fratellanza politica, il cameratismo di antichi compagni d’armi, tutte le qualità più nobili, virili e sacre. Senza questi valori, la realtà stessa si sgretolerebbe. E di conseguenza anche la politica. Adolf e io siamo uniti su queste fondamenta che rendono possibile la sussistenza stessa della realtà” – fa dire ancora a Röhm nel tentativo di convincere l’interlocutore. Il regista Adriatico segue la lettura fedele del testo mantenendo la lunghezza originaria, che nel secondo atto, risulta un po’ faticoso seguire: il dialogo tra Strasser (interpretato da Francesco Baldi) e Röhm (Giovanni Cordì) sembra riavvolgersi all’infinito dove l’uno cerca di far cambiare i propositi sovversivi dell’altro.

La scena iniziale dello spettacolo rivela quanto sia importante il teatro di regia e Adriatico dimostra di saperlo governare con abile maestria, anche per l’utilizzo efficace dello spazio scenico. Immersi nella semioscurità si intravedono degli uomini in divisa, eccetto uno vestito di bianco (come fosse un corpo estraneo da respingere, rispetto ai colori funerei delle divise), illuminati da schermi dove Hitler fomenta il popolo in farneticanti comizi. Gli attori sulla scena si muovono come pedine di una scacchiera (nella locandina dello spettacolo sin vedono pedine bianche e nere degli scacchi, rovesciate e trafitte da pugnali. Immagine che caratterizza bene l’idea registica di Andrea Adriatico di assegnare indicazioni precise agli attori.

La recitazione imprime una forte accelerazione nella tensione dinamica dove il regista distingue i ruoli caratterizzandoli, a partire da Gianluca Enria che incarna un Hitler sprezzante, cinico rinchiuso nel suo delirante senso di onnipotenza: “L’incarico di primo ministro gli Dèi hanno affidato al mio governo un’autentica missione patriottica”. La scrittura drammaturgia viene esaltata, amplificata, enfatizzata sul piano dialettico. Appare come dissociata rispetto al proprio sé interiore, dove il vissuto interiore della sofferenza umana più intima non ha mai il sopravvento. La “banalità del male” si palesa attraverso un controcanto tra il suono della parola attoriale e la voce di Hitler che echeggia lugubre. Anche la scelta musicale segue un’idea ben precisa: dei Placebo si ascolta “Too many friends” (Troppi amici), e “Bitter End (La fine amara) come a voler rimarcare un legame nato da un sentimento d’amicizia destinato a soccombere in una fine ingloriosa e atroce.

Il regista evita di ambientare la vicenda nel contesto storico per collocarlo in una contemporaneità che ci costringe a fare i conti con le stesse pulsioni distruttive connotate da sentimenti di razzismo, antisemitismo, spregio per la vita altrui, mai sopite nell’animo umano. Torna in mente X Agosto, una poesia composta da Giovanni Pascoli nel 1896, e dedicata alla tragica morte del padre in circostanze mai chiarite il cui ultimo verso recita: “E tu, cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!”. Male che alimenta non solo l’aggressività fisica, ma anche quella del linguaggio delle parole di intolleranza, del razzismo e supremazia nei confronti di chi è diverso per colore della pelle, provenienza etnica, condizione sociale.

Il Male che sovrasta ogni forma di pietà e di compassione nell’esprimere sentimenti feroci: «Chiudete dunque il cuore alla pietà. Agite brutalmente! Il più forte ha ragione. Siate duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione! Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza»: a scriverlo era “l’amico” Hitler nel suo Mein Kampf.

¹ (leader dell’associazione paramilitare Tate no Kai da lui fondata e morto suicida nel 1970 con il rituale dei samurai per protesta contro l’ingerenza degli Stati Uniti nella politica interna del Giappone)

² (funzionario e politico nazista assassinato nel 1934 durante la famigerata Notte dei lunghi coltelli per aver complottato contro Hitler)

³(politico e colonnello delle SA, un corpo paramilitare del Partito Nazista condannato a morte per tradimento)

⁴(diplomatico e imprenditore tedesco che contribuì alla politica del riarmo voluta da Hitler)

Visto ai Teatri di Vita di Bologna il 2 giugno 2021

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