Focus a teatro, Teatro — 09/08/2011 at 20:48

Il Premio Garrone a Nigro, Corvo, Fracabandera, e César Brie

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Un piccolo paese dell’entroterra toscano, una fila di case che fa da corona alla collina, un panorama che spazia infinito tutto intorno. Radicondoli sembra essere luogo di antiche memorie, eppure la contemporaneità dimora in questo borgo, ancora intatto e –per sua fortuna- incontaminato dai flussi turistici che assalgono giornalmente altre mete più rinomate della Toscana. Non per niente a Radicondoli soggiornava e qui è sepolto, Luciano Berio. Qui da venticinque anni si organizza un festival di teatro, e dal 2010 anche un premio di critica teatrale, intitolato a Nico Garrone, figura indimenticata del giornalismo e della critica teatrale. In concomitanza con l’assegnazione del premio assegnato a Emilio Nigro e Pietro Corvi, Renzo Fracabandera, il riconoscimento è andato anche a César Brie, un attore e regista d’origini argentine, nominato dalla giuria “Maestro con tutte le preziose e rare doti dell’essere guida, l’assoluta competenza, la generosità, i valori etici, la capacità di creare sinergie, collaborazioni, impegno collettivo”.

 

 

I giurati Sandro Avanzo, Rossella Battisti, Enrico Marcotti e Valeria Ottolenghi, coordinati da Anna Giannelli, infaticabile organizzatrice del festival, hanno scelto tra le molte candidature pervenute, Emilio Nigro, trentenne performer, drammaturgo, regista, critico teatrale per il Quotidiano della Calabria con la seguente motivazione: “E’ un chiaro esempio di come si possa mettere a frutto nell’esercizio critico l’esperienza maturata attraverso una poliedrica attività in ambito culturale. La sua scrittura mirata alle esigenze del lettore medio di un quotidiano locale, è sintetica ma non povera, scevra da intellettualismi, secca, a volte epigrammatica ma chiara, scorrevole, piacevole, con un vocabolario ricco e studiato. Le sue recensioni dimostrano già maturità nell’approfondire l’evento teatrale, contemperando le esigenze di spiegazione del plot narrativo con l’analisi del costrutto registico e attorale e con un giudizio di merito sempre ragionato ed equilibrato che tiene conto, sottotraccia, anche degli umori del pubblico. Un lavoro non privo di riferimenti all’attualità e di uno sguardo vigile alle relazioni profonde che lo spettacolo intesse con la società odierna”.

Il premio è stato assegnato anche a Pietro Corvi, critico in ambito musicale e collaboratore del quotidiano di Piacenza “Libertà”.  La giuria ha inteso premiarlo per la sua “scrittura piacevolmente nervosa, accurata, uno sguardo sulle arti allargato che recupera da un lavoro poliedrico e parallelo, come critico e attivista culturale, in ambito musicale. Travaso di esperienze che si coglie nella sonorità piena di umori della sua prosa, limata con attenzione grazie al rodaggio di collaboratore del suo giornale. Le sue recensioni acquistano un respiro largo, andante elettrico e giusto swing. Un giovane critico in rapido affioramento, orecchie tese a cogliere il senso del nuovo, occhi aperti sulle connessioni di un teatro mutante di generi e penna rapida nel tracciare report avvincenti. Da non perdere di lettura.

Una menzione speciale è stata assegnata a Renzo Francabandera, “quale esempio di espressione di uno sguardo critico estrinsecato attraverso differenti mezzi. Da tempo è noto il suo fissare col disegno a rapido schizzo i momenti salienti degli spettacoli cui egli assiste, quasi realizzasse un video –live in forma grafica. A tale sua unicità nel panorama italiano ha sempre affiancato la più tradizionale recensione formulata attraverso la scrittura e in tempi più recenti, ha adottato anche agili riprese video come strumento di documentazione e approfondimento. La sua esperienza è testimonianza delle ultime esigenze della critica contemporanea alla ricerca di rinnovati strumenti e di linguaggi che in direzione parallela e in modo non antitetico permettano un approfondimento dell’accadimento scenico. E’ l’esempio tangibile di come la critica si vada oggi appropriando di strumenti finora considerati estranei alla propria pertinenza e di come vada opportunamente sperimentandoli. In premi sono stati assegnati da parte dell’assessore alla cultura di Radicondoli Mario Esposito, Paolo Radi, presidente di Radicondoli Arte, Lorenzo Lolini, vicepresidente.

Dopo aver premiato anche César Brie per la sua maestria che da molti anni porta avanti con dedizione e coraggio, per via di difficoltà di poter svolgere efficacemente il suo lavoro, privato di uno spazio che possa accogliere stabilmente le sue produzioni in fase di allestimento, i singoli giurati hanno dato vita a un interessante dibattito che verteva sul quesito “Critico a chi? Dubbio d’identità”, argomento non facile dove trovare risposte esaurienti e definitive sul ruolo del critico teatrale è pressoché impossibile.  Lo scambio di opinioni si è svolto in un clima vivace e partecipativo tra tutti i critici presenti, oltre ai giurati c’erano Camilla Toso e Roberta Ferrarese del Tamburo di Katrin, Giorgio Sebastiano Brizio, Arianna Voto di Radio Vaticana; Enrico Pulcini,  Radio Rai; Marianna Sassano, Nonsolocinema, vincitrice della prima edizione del Premio Garrone, (insieme a Claudia Gelmi e Valentina Grazzini).  Giovanni Guerrieri dei Sacchi di Sabbia che ha premiato Pietro Corvi, Alessandro Libertini dei Piccoli Principi; Francesca Macrì Biancofango; David Spagnesi AmniO Teatro. Emanuella Villagrossi. Le esperienze personali sono servite per cercare un punto d’intesa su come agire il più possibile obiettivamente, il proprio compito di recensore, evitando personalismi. Si è convenuto sull’importanza di essere critici indirizzando la propria attenzione al pubblico, il quale può ricavare dalla lettura delle recensioni, un’opinione sulla bontà e l’onestà intellettuale e artistica dello spettacolo visto.

La giornata si è conclusa con la perfomance di e con Michele Baronio e Tamara Bartolini, “Tu-Two” (soundscape Renato Ciunfrini). frammento di “La Caduta”, un progetto itinerante e modulare, uno spettacolo che si trasforma, in un laboratorio e un ciclo di interviste definite “biografia della caduta”. Si viene introdotti in un’auto, dove gli interni sono celati da scuri per evitare di osservare dall’esterno ciò che accade dentro. Pochi per volta ci si siede sui sedili dietro e nel bagagliaio.  Non parti, al,meno per nessuna destinazione stradale. E’ un viaggio della mente. Solo voci, rumori, davanti due teste di donna e uomo, in apparente silenzio, rotto da un pianto sommesso della donna. Sembrano non accorgersi della presenza di estranei, come se fosse infranto un momento d’intimità. Voci umane, suoni e musiche registrate, spezzano questo strano incantesimo. Riconosci la voce di Pier Paolo Pasolini, quella di Totò. Senti delle grida, qualcuno che sgrida, è tutto un fervore  che ti arriva da lontano.  Voci confuse alla rinfusa. Ti sembra di guardare dal buco della serratura, di carpire emozioni private, ma che si trasforma da un dialogo iniziale basato solo sul rapporto emozionale tra performer e ospite (a bordo), in un’estemporanea esibizione canora e musicale. Dalla tristezza iniziale si passa a un’euforica allegria.  Vivi intensamente per pochi minuti una sequela di sentimenti, brividi, reazioni, sensazioni, e ti sembra di esserci caduto dentro per caso, tuo malgrado.  Non puoi reagire eprovi una strana sensazione di qualcosa che non accade, o meglio, che sia già accaduto, e tu sei solo un pretesto per farti dire che nulla cambia, tutto cambia.

 La notte ha visto poi esibirsi con consolidato successo I Sacchi di Sabbia con il loro stravagante “Don Giovanni”, versione vocale e originale (lo avevamo apprezzato l’anno scorso a Inequilibri in quel di Castiglioncello) dell’opera di Mozart.   Divertente quanto dissacrante, irriverente pur mantenendo filologicamente la struttura drammaturgica e sonora, si assiste a qualcosa che ti permette di vagare con la fantasia, e ritrovarti dentro ad un gioco raffinato di minuscole gag e sapienti trovate sceniche.   

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