Editoriale — 08/08/2013 at 18:27

La critica nella “Tempesta”, riflessioni sul ruolo della ‘nuova critica’ in funzione di un ‘nuovo teatro’

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Nel numero sette de La Tempesta di giovedì 8 agosto, quotidiano del laboratorio di scrittura critica curato da Andrea Porcheddu, edito dalla Biennale Teatro di Venezia (42 esimo Festival Internazionale del Teatro) è pubblicato un’interessante articolo /editoriale di Martina Melandri dal titolo “Dalla nostra Tempesta” dove si affrontano tematiche attuali e in cerca di risposte esaurienti come l’etica nel lavoro del critico teatrale. Antonio Audino (Sole 24 Ore e Rai Radio3) spiega dicendo che «se nessun sapere umano può essere moralmente neutrale, a maggior ragione parlando di teatro, l’etica non deve essere una gabbia, ma una condizione di relazione, nel nostro caso, con chi legge. Il lettore ha bisogno di fidarsi, questa è la nostra questione prima ancora dell’individuare un giudizio e comunicarlo con chiarezza. L’incertezza di avere agito nel giusto è la base del fondamento morale».

Gli risponde  Massimo Marino (Corriere della sera, Bologna) che «la soglia del giudizio è stata abbassata dalla nuova critica che, piuttosto che tranciare le esperienze, tende a portarle alla luce: eppure ‘separare’, ‘scegliere’, ‘giudicare’ sono i tre significati del verbo greco ‘krino’ che dà il nome al nostro lavoro. Osservare per scegliere le emergenze e ricomporle poi in un quadro che fornisce una presa di posizione». L’analisi prosegue con il contributo  di Martina Melandri (LaTempesta 7 pdf) in grado di suscitare un’ulteriore riflessione alla quale Rumor(s)cena intende contribuire e aprire un dibattito che si estenda ulteriormente sul ruolo della critica presente sul web, e considerata da molti marginale se non di rango inferiore, rispetto alla pubblicazione sulla carta stampata. Problematica urgente da definire e risolvere per affermare una dignità professionale pari a quella edita su un giornale quotidiano o rivista specializzata.

Il ragionare sul ruolo della critica teatrale, se abbia o meno una sua dignità e utilità ai giorni nostri, è tema sul quale, da tempo, ci si sta dedicando con sempre più attenzione, partendo dal presupposto che la visione a teatro sta mutando progressivamente. Il pubblico è il primo soggetto a risentire del cambiamento in corso e fa parte integrante di un processo di trasformazione culturale. Si assiste ad un proliferare di spazi sulla rete, accessibili a chiunque voglia accostarsi ad una funzione di recensore, senza per questo aver seguito un iter sufficiente che determini un’adeguata preparazione. La funzione della critica sta seguendo una rotta che si discosta sempre dalla presenza su carta stampata; questo ha permesso di creare un duplice orizzonte: lo sguardo critico aperto a molti e un numero sempre maggiore di nuovi lettori. Di conseguenza sono nate nuove necessità che richiedono una responsabilità alla quale non è più possibile sottrarsi.

L’urgenza di affrontare e chiarire gli ambiti operativi, in cui la critica sul web sta implementando la sua funzione, è materia su cui è utile soffermarsi. L’avvicinamento della critica verso uno spettatore più consapevole e determinato nelle sue scelte e preferenze, è una responsabilità di peso e non va sottovalutata. Accertato che il teatro non è più solo un luogo deputato agli spettacoli, inteso come rappresentazione fruibile per il solo piacere di assistere,  è necessario imprimere un’accelerazione verso una serie di quesiti a cui è necessario dare una risposta esauriente. Il teatro come forma di sperimentazione trova terreno fertile nella ricerca di nuovi linguaggi e si pone come strumento d’indagine sociale.

L’artista esprime sempre più la necessità di sondare le inquietudini e le contraddizioni che agitano la nostra realtà, dove tutti concorriamo e partecipiamo a vario titolo. Chi si assume il compito oneroso di spiegarne le motivazioni a cui si è giunti, nel rappresentare a teatro, forme drammaturgiche/estetiche, è anche il critico. Terzo soggetto  il pubblico, che viene a trovarsi in una posizione complementare rispetto a chi è sulla scena, e a chi esamina il risultato della sua azione artistica. Recensire significa essenzialmente rendere conto ai propri lettori di quanto visto ed esaminato, o c’è una responsabilità ben più sostanziale nel dare conto di quanto visionato? Il dibattito che analizza la figura del critico, del suo ruolo specifico, di come può incidere sull’esito del lavoro artistico, e non solo nell’opinione dello spettatore, è tutt’ora sospeso e si trova in una posizione marginale, rispetto alla necessità di ridefinire quali compiti svolga. Ha ancora un senso dare vita ad una critica sempre più adottata dal web e sempre meno presente sulla carta stampata?

Esiste sempre più la necessità di formare lo sguardo di chi si avvicina al teatro. Il critico rileva una sua specificità che viene attribuita dallo spettatore stesso nel momento si affida al suo giudizio. Va da sé che al critico venga assegnato il giusto riconoscimento, nel vedersi riconoscere un’identità professionale, legittimata da una retribuzione che sia l’attestazione di un lavoro svolto non semplicemente per semplice idealità spinta dalla passione. Motivazione che sta alla base dell’operato di molti dei critici emergenti, i quali trovano una legittimazione del loro “esistere”, offrendo gratuitamente sul web il loro operato. Il critico per essere considerato tale dovrebbe essere regolarmente retribuito affinché possa sentirsi pare integrante di un sistema produttivo a tutti gli effetti.

Emerge quanto sia urgente ridefinire il vero ruolo del critico capace di coinvolgere le forze che compongono la scena del teatro, in tutte le sue accezioni. Se pubblicare determina delle conseguenze culturali o è solo un’azione che legittima l’esistenza stessa del critico, è un dubbio a cui tutti dobbiamo cercare di porre fine. La necessità di una revisione del contributo stesso della critica, deve passare attraverso la creazione di una rete che accolga le varie realtà pubblicistiche, diffuse sul web e stabilisca delle norme che possano introdurre delle garanzie anche di natura economica. La precarietà della critica può aiutare a promuovere la scena teatrale, ma diventa spesso funzionale solo a se stessa e all’ente teatrale che la richiede. Questo però non significa esaurire la propria responsabilità se si considera la relazione che si va ad instaurare tra il committente e il critico: l’uno commissiona una partecipazione/presenza attiva su invito (ospitalità) all’altro che può e deve accettare, mantenendo però la sua posizione autonoma e svincolata sul piano etico e deontologico. Una garanzia della sua indipendenza intellettuale. La consapevolezza della funzione di critico non può essere determinata solo dal proprio “io” autonomo (come spesso accade tra i critici) mancando di base un confronto con una redazione che non sia solo virtuale ma fonte di discussione e partecipazione collegiale.

 

 

LA TEMPESTA

Quotidiano del laboratorio di scrittura critica a cura di Andrea Porcheddu

In redazione: Mariagiulia Colace, Vincenza Di Vita, Roberta Ferraresi (responsabile),

Camilla Lietti, Sergio Lo Gatto, Marianna Masselli, Martina Melandri, Rossella Menna,
Diego Pizzorno, Futura Tittaferrante

Tutte le recensioni, interviste, analisi, informazioni  sul 42 esimo Festival internazionale del Teatro di Venezia

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