Editoriale, fotonotizia, La foto del giorno — 07/11/2021 at 23:16

In ricordo di Renato Palazzi

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RUMOR(S)CENA – Renato lo incontravi spesso a teatro con la sua immancabile borsa al braccio, quelle che di solito ti vengono regalate nei festival, fatta di un tessuto leggero senza pretese. Spesso accompagnato da sua moglie Rossella. Un uomo dallo sguardo sempre attento nell’indagare e scoprire chi potesse rivelarsi originale e innovativo, senza mai avere timore di esporsi e paura di affrontare il rischio, che per un critico, è quello di non aver saputo decifrare le intenzioni di un artista. Parlava con modestia, acutezza e una leggerezza del pensiero tale da restare in ascolto anche dopo gli spettacoli, a ore improbabili, magari seduti al tavolo di una locanda come è accaduto in una serata indimenticabile a Castrovillari per Primavera dei Teatri. Un festival tra i tanti da lui amato profondamente. Nel 2012 non esitò a rispondere all’assessore alla cultura della Regione Calabria, in quel momento in carica, contestando il mancato impegno per garantire il bando necessario per poter permettere a Scena Verticale di partecipare e organizzare il festival: «Noi, firmatari di quella lettera – parlo per me, ma credo di poterlo fare anche a nome degli altri – abbiamo ritenuto nell’occasione di intervenire proprio per reagire a una prassi ormai diffusa, davvero indegna di un Paese civile: stimiamo Dario De Luca e Saverio La Ruina, consideriamo “Primavera dei Teatri” una manifestazione importantissima, ma soprattutto ci appare inaccettabile questo stato di incertezza, questa precarietà eretta a sistema, per cui, almeno in campo artistico, non esiste più il «sì» o il «no», esiste solo un eterno «forse», uno scontato e invalicabile «vedremo». Renato credeva fermamente ad una politica che sapesse difendere la cultura ma con gli ideali che trasparivano dal suo modo di esercitare la critica. Tra i tanti ricordi mi viene in mente un viaggio da Milano a Lugano, dove la sua ironia sagace ci aveva fatto divertire, e far riflettere su quanto non ci si dovesse prendere troppo sul serio nel salire in cattedra o sedere in platea. Non arrogarsi il diritto di diventare giudici e mantenere sempre l’umiltà indispensabile per esercitare una professione come lui la intendeva. Come pochi sapevano dimostrare di possedere. Ciao Renato, orgoglioso di averti conosciuto.

Renato Palazzi foto di Luca Dal Pia
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