Teatro, teatro danza — 07/10/2013 at 09:51

Per Non svegliare i draghi addormentati – La coreografia come sogno ad occhi aperti

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Sul catalogo del Festival Internazionale della creazione contemporanea di Terni riguardo allo spettacolo di Marco D’Agostin si parla di due storie, di prìncipi, cavalieri, animali e regine, difficili da trovare sulla scena; non c’è nulla di tangibile se non due corpi, una specie di maestra dei giochi, della carta e dei neon. Quello che sicuramente passa è una coreografia altamente suggestiva, fatta anche di luci e di buio.

Il viaggio dello spettatore seguendo Marco D’Agostin e Francesca Foscarini, nati da un grande foglio srotolato dalla maestra, l’attrice Floor Robert, è lungo e senza una meta o trama. Nella poesia bisogna andare lontano non viaggiare bene, ci avverte dal catalogo T.S. Eliot e la storia o le storie si sono spogliate, come i prìncipi, delle loro insegne regali, interrotte da amnesie o improvvisamente bruciate.

I due corpi nascono avvinghiati, poi striscianti, come strani uccelli e forse prìncipi senza corona, spesso presi da movimenti convulsi e rabbiosi, altre volte malinconici e disperati. Importantissimi nello sguardo dello spettatore e nella memoria rimangono i piedi contorsionisti che cercano avidi la presa, gli incontri-scontri mai avvenuti ma sempre sfiorati, le mani incrociate a cigno, quei corpi piegati in pose animalesche o allungati e serafici come degli dei dai molteplici arti, fasci di luce e buio. Torna sul palco Floor che piega e taglia il foglio: ecco il drago che si sveglia e prende vita come un enorme e vivo origami, ora bruciato dalla luce accecante dei fari dietro al fondale. Come un sogno finisce tutto lasciando il pubblico incantato nell’inafferrabilità di ciò che ha visto.

Visto il 27 settembre, 2013, Teatro Secci, Festival Internazionale della Creazione Contemporanea, Terni.

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