Chi fa teatro — 07/10/2011 at 13:01

Una “missione impossibile” vinta dal Romaeuropa Festival

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Serve molto coraggio per sfidare “l’impossibile” nell’ agire creativo al giorno d’oggi in Italia. È una sfida minata dal rischio di dover fare i conti con le ristrettezze, procurate dalla decisione politica di rinunciare ad un’identità nazionale, che valorizzi il patrimonio culturale, un tempo vanto per una nazione che poteva eccellere nel settore delle arti e del teatro. Gli artisti si trovano, spesso, a dover resistere in condizioni precarie di sopravvivenza professionale, rinunciando o sacrificando progetti, nuove idee, e in qualche caso cancellando manifestazioni e festival. Una di queste “missioni impossibili” è stata vinta dal Romaeuropa Festival (dal 7 ottobre al 30 novembre), con un impegno tale da portare a Roma più di 150 artisti di 20 paesi di tutto il mondo.

«Dopo più di 26 anni di festival e di vita in Italia, credo che “impossibile” non sia una parola del vocabolario italiano», spiega Monique Veaute, presidente della Fondazione Romaeuropa in grado di proporre un programma ricco e concentrato sulle migliori realtà della scena contemporanea, insieme al direttore artistico della Fondazione, Fabrizio Grifasi, il quale lancia una sfida, accattivante e subito condivisa da tutto lo staff che compone il festival, unitamente agli artisti ospiti: «Il Festival come luogo per sperimentare l’impossibile come orizzonte accessibile ed inserirlo nelle probabilità della nostra vita; osare una ridefinizione di senso in un tempo che spesso ci umilia e ci vuole imprigionati».

E per farlo, l’edizione 2011 esce allo scoperto e promette «inquietudine, stupore e frenesia», elementi vitali in grado di interrogarsi e offrire strumenti di comprensione in una società dove tutto viene amplificato, cui vivono culture diverse, multietniche, insicurezze per il futuro, il conflitto con l’immagine di sé e l’altro, una comunicazione troppo veloce e sfuggente. Il teatro può offrire delle risposte o per lo meno occasione di confronto e scambio. I vari palcoscenici della capitale si animeranno ogni sera, dove artisti dalle caratteristiche più svariate, si alterneranno per dare vita a creazioni artistiche: dalla danza alla musica, dal teatro alle performance.

Saburo Teshigawara, Trisha Brown, Peter Brook, Romeo Castellucci, Jan Fabre, i ricci/forte, Muta Imago,  Uri Caine, Fabio Cifariello Ciardi, Antonio Pappano, Mario Brunello, e molti altri saranno  a Roma per dare vita ad un festival dove i confini della sperimentazione si dilatano. La tecnologia della creazione artistica in grado di aprirsi a nuovi territori sconfinati, di Suoni e Digitali.

 

 

 

 

 

 

 

Romeo Castellucci Il Velo nero del pastore, Socìetas Raffaello Sanzio,

 


Scene, la sezione dove il rigore è l’estremo virtuosismo della danza di Saburo Teshigawara, che fa di precisione e velocità le cifre per generare emozioni e liberarci dall’Obsession. Il ritratto di Trisha Brown artista presente sulla scena da trent’anni, al MAXXI e su un tradizionale palcoscenico teatrale.   Le Wunderkammer soap dei ricci/forti su testi di Marlowe, il suono di Hofesh Shechter, il Prometeo di Jan Fabre che si interroga su sapere, progresso, e bellezza. Romeo Castellucci presenta il Velo Nero del Pastore, produzione della Socìetas Raffaello Sanzio, storica formazione proveniente da Cesena, in cui si esprime il corto circuito che si scatena in una comunità quando il volto – ciò che vediamo subito dell’altro e rappresenta all’altro – viene negato e oscurato interrompendo il flusso di comunicazione generato dall’immagine. I Muta Imago con Displace, una nuova produzione che parla di smarrimento, rabbia, e della rivolta in una società che si trasforma e di cui perdiamo le coordinate.

 

 

Obsession 2 (immagine di Emmanuel Vallete)

 

 

 

 

 

 

 

 

Trisha Brown (immagine di Alfredo Anceschi)                        Trisha Brown  Les yeux et I ame Deen Van Meer

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Wunderkammer soap Tamerlano ricci/forte

(immagine di Mirella Caldarone)

 

Wunderkammer soap Didone ricci/forte

(immagine di Dom Agius)

 

 

Corpi resistenti, che vede alternarsi sul palcoscenico coreografi provenienti dal bacino del Mediterraneo, e DNA, gruppo di coreografi e danz’autori italiani, tra i più affermati in Italia, come Francesca Foscarini, Marco D’Agostin, Francesca Pennini. La musica del capolavoro mozartiano Flauto Magico, di Peter Brook, e di grande musica si parla e si ascolterà quando l‘Orchestra di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano con un programma Faust-Symphonie di Franz Liszt. La ricerca musicale è presente anche nelle rassegne Sensoralia (dedicata alla club culture) e Sconfini (sperimentazioni del nuovo rock), mentre l’esplorazione dei confini legati alle nuove tecnologie è presente in Digital Life 2.

 

Flauto Magico di Peter Brook P. Victor, Leila Benhamza, Jean Christophe Born

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DNA (immagine di Federico Ferramola)                                                               DNA (immagine di Jacopo Jenna)

 

 

Il programma completo di Romaeuropa Festival : www.romaeuropafestival.net

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