Contributi critici, Teatro — 07/08/2015 at 22:32

Spettacolo dal vivo, C.Re.S.Co.: e’ stata una vera riforma?

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REDAZIONE- In piena estate, con molti cartelloni per la prossima stagione teatrale già presentati sembra strano poter ragionare di teatro in un modo che non riguardi i festival e i loro spettacoli. Ma quest’anno le cose sono diverse. E’ infatti entrato in vigore il famoso Decreto Valore Cultura di cui si vociferava ormai da un paio di anni e la stagione che partirà in autunno-inverno sarà in base alle nuove direttive in esso dettate. Aboliti da qualche mese i Teatri Stabili e gli Stabili d’Innovazione, sono stati resi noti gli enti e le compagnie che faranno parte per il triennio 2015-2017 delle nuove denominazioni ammesse al FUS e i relativi contributi per il 2015 elargiti dal MIBACT: Fondazioni e Accademie, i Teatri Nazionali, i TRIC (Teatri di Rilevante Interesse Culturale) e i TRIC di minoranza linguistica sono elencati nel Decreto del Direttore Generale Spettacolo 12 giugno 2015, i Centri di Produzione teatrale e i Centri di produzione teatrale di sperimentazione e di teatro per l’infanzia e la gioventù sono nel Decreto Direttoriale 03 luglio 2015, i Circuiti regionali, i Festival e le Rassegne e festival di teatro di strada sono nel Decreto Direttoriale 10 luglio 2015 e nel Decreto Direttoriale 24 luglio 2015, le Imprese di produzione teatrale, le Imprese di produzione teatrale under 35, le Imprese di produzione di teatro di innovazione nell’ambito della sperimentazione, le Imprese di produzione di teatro di innovazione nell’ambito del teatro per l’infanzia e la gioventù, le Imprese di produzione – Teatro di figura e di immagine, le Imprese di produzione – Teatro di strada, gli Organismi di programmazione, le Azioni trasversali – Promozione (Progetti di ricambio generazionale, Progetti di inclusione sociale, Progetti di perfezionamento professionale, Progetti di formazione del pubblico), le Azioni trasversali – Tournée all’estero sono nel Decreto Direttoriale 22 luglio 2015.

Tutti i suddetti Decreti sono raggiungibili al seguente link:
http://www.spettacolodalvivo.beniculturali.it/index.php/teatro-contributi/565-assegnazione-contributi-2015-attivita-teatrali

Da notare che alcuni teatri, per l’occasione, si sono uniti. Qualche esempio: fra i Teatri Nazionali, il Teatro della Toscana è nato dall’unione del Teatro della Pergola di Firenze con il Centro per la sperimentazione e la ricerca teatrale di Pontedera; fra i TRIC, il Teatro Stabile d’Abruzzo Ente Teatrale Regionale ha inglobato il Teatro Stabile d’Innovazione L’Uovo Onlus (vedi: Il TSA diventa Teatro di Rilevante Interesse Culturale ed ingloba L’Uovo), a Pescara il Florian Teatro d’Innovazione si è fuso con il Metateatro di Pippo Di Marca dando origine al Florian Metateatro, in Puglia il Teatro Kismet Opera Stabile d’Innovazione insieme col Teatro Abeliano ha dato luogo a Teatri di Bari.

Considerazioni dovute alla riorganizzazione in atto e agli ammessi ed esclusi, inevitabilmente, hanno toccato in maniera più o meno estesa l’intera penisola. E così il C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea si è prodotto in un’analisi della riforma che forse riassume tanti commenti succedutisi negli ultimi mesi e proponendo addirittura la riapertura del tavolo di lavoro per poter revisionare il Decreto.

Pubblichiamo per intero qui di seguito il comunicato inviatoci.

C.Re.S.Co. logo

Comunicato Stampa

SPETTACOLO DAL VIVO: È STATA UNA VERA RIFORMA?

In un Paese che fa fatica a cambiare gli assetti stabiliti, diamo atto al Ministro Franceschini e agli uffici del MIBACT / Settore Spettacolo di averci provato.

Il risultato finale non porta un forte cambiamento nei settori del Teatro e della Danza. Diciamo che – nelle assegnazioni – qualche indicazione di un nuovo possibile assetto è stata data, ma senza determinare grandi modifiche al contesto attuale. L’impressione è che si sia cercato di far adattare il vecchio sistema a regole leggermente nuove.

Tra le righe, si capisce che le Commissioni Consultive hanno cercato di raccogliere alcuni segnali di vitalità, tentando di valorizzare le energie della scena contemporanea. Si è fatto poco?  Probabilmente sì. Ma, nelle condizioni date, non era semplice fare di meglio.

Se adesso si vuole rivedere il Decreto Ministeriale e procedere verso un reale rinnovamento del sistema, l’opinione di C.Re.S.Co. è che queste siano le principali cose da fare:

1) investire più soldi nei settori del Teatro e della Danza: servono più risorse al FUS in generale, e va corretta l’antistorica sproporzione su quante risorse del FUS vanno alla Lirica (il 45%) e quanto va a tutto il resto (Teatro, Danza, Musica, Circo, Cinema) – se non si risolve questo squilibrio, parleremo sempre e comunque di dettagli, quando il problema più grosso non viene affrontato;

2) tutta la Riforma è basata su numeri e valutazioni di qualità, dove le seconde contano pochissimo nel reale spostamento delle economie: i segnali dati dalle Commissioni sono stati chiari dal punto di vista ideale, ma poco hanno modificato in termini di economie – serve dare un maggiore peso ai giudizi di qualità espressi dalle Commissioni;

3) è essenziale che il MIBACT attivi un meccanismo virtuoso che monitori in modo puntuale i numeri dichiarati da ciascun soggetto e il reale sviluppo dei progetti finanziati, nonché li renda noti e trasparenti – dopodiché forse i tempi sono maturi per creare una Riforma che eviti di mettere numeri minimi da raggiungere, costringendo tutto il sistema a inutili salti mortali a scapito della qualità dei progetti, nonché all’inseguimento di criteri numerici inattuabili nel sistema di mercato attuale, finanche arrivando a dichiarare il falso, pur di arrivare ai minimi richiesti: possiamo smettere di prenderci reciprocamente in giro raccontando e finanziando il sistema teatrale e quello coreografico per ciò che realmente sono?

4) una riforma del settore che non si accompagna a quella del riconoscimento della atipicità del lavoratore dello spettacolo dal vivo e delle imprese dello spettacolo ha poca spinta riformatrice;

5) è necessario un investimento maggiore sui processi di internazionalizzazione delle imprese dello spettacolo, come ormai stanno facendo i maggiori Paesi europei. L’Italia sta perdendo il passo a causa della mancanza di strumenti legislativi adeguati che possano sostenere le sue imprese di spettacolo.

Nel merito dei risultati dati dall’attuale Decreto Ministeriale, in questi 10 punti si riassumono le valutazioni di C.Re.S.Co.:

1) il meccanismo della divisione dei soggetti in cluster è diabolico: dà risultati strambi, a partire dal peso specifico che l’algoritmo dà alle singole voci;

2) nell’area della “stabilità” (teatri nazionali e teatri di rilevante interesse regionale) si condensano alcuni enti che fanno un grande lavoro nei loro territori, ma anche tante strutture responsabili della crisi del teatro italiano: tranne alcune eccezioni, non sono aumentati di molto i loro finanziamenti, ma viene chiesto loro di svolgere nuove funzioni; con spirito costruttivo auguriamoci che le nuove funzioni richieste a queste realtà servano davvero a rinnovarne l’azione, a renderla più incisiva e a mettere queste strutture maggiormente in contatto con artisti nazionali e internazionali, nonché con gli spettatori dei loro territori di riferimento;

3) nell’area dei “centri di produzione teatrale” sono stati riciclati quasi tutti i vecchi “teatri stabili di innovazione” con i loro pregi e i loro difetti: molte di queste realtà hanno avuto opportunità che alle generazioni successive non sono state, né saranno mai concesse…; non va trascurato il fatto che tra i centri di produzione siano pure finite realtà che erano state inizialmente escluse dalla Commissione e che sono poi state reinserite a seguito della minaccia di fare ricorso: anche qui vale quanto detto sopra, cioè che si spera che le nuove funzioni richieste a questi “centri” contribuiscano a renderli centri propulsivi di un reale rinnovamento del settore (ma anche che questa categoria si apra in futuro a nuovi ingressi); quanto ai “centri di produzione della danza” si valorizzano e consolidano tre eccellenze nazionali: ci aspettiamo molto dalla loro azione;

4) le categorie del Multidisciplinare vengono lette da tutti gli operatori del settore come la possibilità di coniugare più linguaggi dentro lo stesso contenuto artistico; invece il MIBACT le ha intese come mettere insieme chi programma sia Teatro, sia Danza, sia Musica, sia – alle volte – il Nuovo Circo. Non sappiamo come le Commissioni Consultive abbiano lavorato assieme, di certo le problematiche della Musica e del Circo sono molto lontane da quelle del Teatro e della Danza;

5) per quanto riguarda i Circuiti, negli ultimi 15-20 anni essi sono stati uno degli anelli deboli, a tratti debolissimo, del sistema: la Riforma non pare modificarne né le funzioni, né le economie;

6) se è vero, come si dice, che i Festival sono le realtà che più di altre hanno saputo cogliere le nuove dinamiche di sistema, non possono essere finanziati così poco: sui più importanti festival della ricerca italiana il FUS investe quanto su una compagnia di medio-piccola dimensione…;

7) nell’area delle “Imprese di Produzione” si è fatta un po’ di pulizia, si sono eliminate alcune rendite di posizione, molte realtà innovative sono state premiate, in un numero minore, invece, alcune realtà innovative sono state penalizzate: è impossibile fare una valutazione univoca perché i dati sono molto difformi. Nella Danza è più facile dire che le nuove assegnazioni hanno fatto crescere il sistema della produzione, nel Teatro bisognerebbe fare valutazioni caso per caso: in generale anche qui si ha la percezione che si investa nella crescita di alcune realtà di valore, ma certi dati specifici contraddicono la sensazione generale;

8) la categoria delle “Imprese di produzione under 35” è una delle principali novità positive del Decreto: tra Teatro e Danza una quindicina di nuove realtà entrano nel FUS, ci sono alcune tra le migliori realtà emerse negli ultimi anni: complimenti alle Commissioni per aver saputo fare delle scelte di valore, respingendo le molte domande di nonni e papà che mandavano avanti i figli, nascondendosi alle loro spalle;

9) nell’ambito del Teatro, solo 15 “Progetti di Promozione” sono troppo pochi per fotografare tutta quell’area dell’irrituale che spesso ha prodotto e produce idee nuove e vitali;

10) per vizi di forma spariscono dal finanziamento realtà preziose come il Premio Scenario o il Premio Riccione, e esce dal finanziamento un’Impresa di Produzione di indiscussa efficacia come Babilonia Teatri: alcuni di questi soggetti avranno sbagliato collocazione e le regole sono le regole, certo, ma quando le regole non riescono a fotografare il dinamismo dell’esistente, forse, per il futuro, serve riconsiderare l’efficacia di regole così rigide.

Tutto ciò considerato, C.Re.S.Co. chiede al Ministro Franceschini la riapertura di un Tavolo di Lavoro congiunto tra le realtà rappresentative del settore, in vista di una revisione del Decreto che porti ad assetti più innovativi e più coraggiosi, per costruire insieme il Teatro e la Danza di domani.

Ufficio stampa
Per C.Re.S.Co.: Emanuela Rea emanuelarea.mail@gmail.com; 3338537295
www.progettocresco.it

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