RUMOR(S)CENA – PARMA – Giovedì 7 luglio al festival Valceno Arte a Vanino frazione di Varano de’ Melegari (Parma) viene proiettato il film documentario Anatomia di un abbandono. Vita e morte di Luigi Lucheni, l’uomo che uccise l’imperatrice Sissi del regista Riccardo Manfredi. Rumor(s)cena lo ha visto a Tortiano (Parma) nel corso della manifestazione “Tortelli e Anarchia” al ristorante Campanini, felice commistione tra cultura e gastronomia. Il regista assumendo il ruolo dell’investigatore, sulle tracce di un uomo, che è destinato a soccombere dopo aver realizzato l’intento di assassinare l’imperatrice Sissi a Ginevra. Il film ricostruisce con particolare dovizia di elementi storiografici la vita di Luigi Lucheni, abbandonato dalla madre dopo aver partorito a Parigi per nascondere la sua relazione clandestina avuta con un uomo. I prodromi di un’esistenza segnata dall’inquietudine e dalla frustrazione per non essere stato capace di trovare un ruolo nella società adeguato e riconosciuto. Svela particolari e fatti accaduti avvolti da ombre che oscuravano la verità storica, illuminando passo dopo passo i tanti meandri di una vita complicata e terminata tragicamente con la morte di Lucheni in carcere in circostanze mai chiarite.
Anatomia di un abbandono ha il pregio di raccontare senza mai ricorrere a espedienti facili e a rischio di una retorica, che separa il bene e il male, dove la morale può insinuarsi e alterare la verità storica. Non c’è giudizio e non ha lo scopo di istruire un processo che porti ad una condanna virtuale. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista è ricca di spunti di riflessione e gioca bene su registri capaci di sdrammatizzare la tragedia ma senza alterarne le caratteristiche storiche, i personaggi sono interpretati con efficace caratterizzazione tra il fiabesco e il puro realismo.
Riccardo Manfredi segue con l’onestà intellettuale che lo distingue, ampliando la visione della storia con un’analisi del contesto storico, delle trasformazioni sociali e politiche di un Impero in via di dissoluzione. Un’imperatrice triste che cercava lontano da Vienna l’appagamento di desideri mal celati a Corte e per questo giudicata negativamente. La sua ricerca di un’identità le procurò sempre un malessere esistenziale che per una strana alchimia del destino venne a contatto con un uomo altrettanto infelice. Per realizzare il docufilm il regista si è avvalso degli abitanti del paese coinvolgendo la comunità locale che diventa protagonista e la finzione cinematografica trova qui una sua collocazione ideale all’interno del contesto di vita reale.
Il valore aggiunto che permette di creare una coesione tra intenzionalità artistiche e culturali e la vita quotidiana di un paese che assume importanza e avvicina gli spettatori che sono stati accolti al ristorante Campanini dove il tempo sembra essersi fermato. Anatomia di un abbandono diventa così occasione di aggregazione sociale e fonte di scambio per approfondire una storia diventata universale e iconica. Il potere, la ricchezza, il lusso e la nobiltà da una parte e la miseria, la povertà, i divari sociali e un’umanità dolente dall’altra.