Teatro, Teatrorecensione — 04/10/2011 at 09:32

Dentro quella stanza dei segreti c’è anche la vita di ognuno di noi

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Alle venti e trenta di sera, undici convitati suonano alla porta di una casa a loro sconosciuta, così come lo è anche la donna che li riceve sulla porta. Nemmeno lei li ha mai visti. Non si devono conoscere prima. È la regola per accedere e sedersi alla sua tavola, dove sarà offerto loro un pranzo. Non è un invito qualunque, come se ne ricevono tanti: da amici, da persone conosciute a cui fa piacere aprire la propria casa. Qui entri in una dimensione diversa per vivere un’esperienza meta – qualcosa tra finzione teatrale e vissuto biografico – capace di “contaminare” gli invitati – spettatori -”attori”, riuniti insieme per vivere un’esperienza empatica con “un’attrice che recita se stessa”.

 

 

“The Secret Room” ha debuttato per la prima volta a Melbourne in Australia nel 2000, realizzato da Iraa Theatre di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti. 1520 repliche in otto nazioni diverse, sono i numeri di un evento che ha dell’inspiegabile. Spettatori che si spostano in aereo da una nazione all’altra, per partecipare. A Prato l’occasione si è materializzata grazie al festival Contemporanea del Teatro Metastasio -Teatro Stabile della Toscana. Un genere di spettacolo (non-spettacolo) che disarticola tutte le convenzioni teatrali, realizzato nelle case private, dove le persone possono parlare apertamente di sé, ma non c’è nessun intento psico analitico o terapeutico di gruppo. Esiste un confine dato dal progetto drammaturgico, attento a non sconfinare in reazioni, dove sussista il pericolo di annullare la propria identità. C’è un’ attrice professionista, squisita nei modi gentili e affabili, capace di farti sentire a tuo agio, in una bella casa arredata con gusto, dove si respira un’atmosfera di armonia, elegante quanto semplice nel suo minimalismo.

Lei veste di bianco, ha una voce calda che ti invita a seguirla, la sua immedesimazione nel ruolo /non ruolo, è perfetta. convincente, naturale, capace di farti  entrare nella prima stanza segreta della sua vita, come sono segrete le  stanze del nostro inconscio. Roberta Bosetti è la perfetta “padrona di casa”, è lei a servire il cibo e a raccontarti la sua storia, che poi diventa la storia di tutti gli undici ospiti, uomini e donne. Un viaggio di ricordi, frammenti narrativi: raccontano episodi della sua infanzia, adolescenza, fotogrammi dove il dolore, la nostalgia, il ricordo, sono spesso cicatrici del cuore, lunghe da guarire.

L’ascolto si fa profondo, scendi fino agli abissi più reconditi dell’animo umano, ma è tutto percepito con una naturalezza e leggerezza espressiva straordinaria, anche quando la commozione si fa sentire, vera, o simulata che sia. Il confine tra teatrale e reale si confonde spesso, si interseca, si mescola. Si ribalta quando meno te lo aspetti. Cresce l’attesa di qualcosa che pensi stia per succedere, e tu non ti accorgi che è già successo.

Il programma di sala viene recitato prima del pasto, come una preghiera laica: “Non sentirete niente che non avete sentito/ niente/non vedrete niente che non avete visto prima/non sentirete niente di quello che sentire sempre/non vedrete niente di quello che vedete sempre/non vedrete niente di teatrale/non vedrete uno spettacolo/qui stasera non si fa spettacolo”. È vero, non è come a teatro, dove il pubblico è seduto al buio, mentre sul palco va in scena una commedia, illuminata dai proiettori. In “The secret room” (la regia è di Renato Cuocolo che ha scritto insieme a Roberta Bosetti il testo) , ogni barriera viene eliminata, non esiste nessuna quarta parete, non c’è un sipario tanto meno  poltroncine di velluto.

 

 

C’è una casa qualunque, una storia intima da condividere tra le pareti domestiche, un’intimità da toccare per mano. Come la sofferenza nel rifiutare il cibo quando in adolescenza, era l’unico modo per dare voce al proprio disagio esistenziale. Si affronta il tema dell’anoressia. Tu ascolti e vai a cercare negli archivi della memoria se c’è una traccia di simili esperienze, e in qualcuno tra i presenti affiorano ricordi personali. Si comunicano e si condividono. Ci si divide il cibo e le proprie storie. Un’empatia circolare che si diffonde per tutte le stanze della casa.

L’alternanza di stati emotivi è un continuo gioco di scatole cinesi in questa “Stanza segreta”. Non è nutrimento per il corpo lo scopo del convivio, bensì quello delle anime presenti. L’anima della donna attrice, ma anche di se stessa, e di tutti gli undici ospiti. È un teatro che si interroga, si guarda allo specchio. La stanza successiva è quella più “segreta”, dove dorme la donna. Il suo letto diventa la platea dove sedersi.

Qui il racconto si fa sempre più sussurrato, poetico, svela immagini di bambina che scrive sui quaderni di scuola, ti dona le emozioni che erano racchiuse in uno scrigno. Il profumo delle fragole si espande nella stanza, sono dolci come le poesie che Roberta Bosetti legge da un libro. Sono pagine di una vita che sfogliata pagina dopo pagina ti accompagna fino alla conclusione. La donna apre la porta e ti saluta con un sorriso. Tu esci dalla casa e ti chiedi se tutto quello accaduto è frutto della tua immaginazione, o dentro quelle stanze, hai vissuto realmente un’esperienza catartica dove la tua vita la rivedi scorrere alla moviola. La porta si chiude sul tuo passato. Ora devi guardare avanti, le strade sono tante da percorrere.

 

The Secret Room

Cuocolo-Bosetti/IRAA Theatre (I/AUS)

di Renato Cucolo e Roberta Bosetti

regia di Renato Cuocolo

con Roberta Bosetti

festival Contemporanea -Teatro Mestastasio Prato

visto il 30 settembre 2011

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