Cinema — 04/07/2021 at 16:41

Rassegna filmica: “Da Lubitsch a Wenders. Registi tedeschi a Hollywood”

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Un’estate «baloccosa», brulicante di arcani egizi e ombre ammonitrici, tresche sbarazzine e boschive ninne nanne: di questo e molto altro si compone il nuovo ciclo di visioni ideato dall’ACIT (Associazione Culturale Italo Tedesca) spezzina. Sei incontri per altrettanti maestri del cinema tedesco, quattro dei quali appartenenti alla stessa generazione costretta a emigrare negli Stati Uniti sotto le pressioni del nazismo. Ciascuno, comunque, sedotto (ma non sbranato) dalle Sirene di Hollywood, Cinecittà sul Los Angeles River…

RUMOR(S)CENA – Giovedì 8 luglio – Uno scandalo a Parigi dell’amburghese Detlef Sierck, in arte Douglas Sirk, racconta, fra baldanza e galanteria, un’indagine di Eugène-François Vidocq (George Sanders, nel film), astuto galeotto che un giorno diverrà il capo della polizia francese e i cui diari fornirono materiale per altre tre pellicole e ben due serie tv, di cui una celeberrima con Claude Brasseur. Per l’occasione Gordon Wiles (La luna e sei soldi), scenografo, e Eugen Schüfftan (Il porto delle nebbie), artista della luce, riportano in vita la Parigi del 1812, fra tube, crinoline e timidi progenitori dei teatri ottici.

Giovedì 15 luglio – Tom (Fredric March) e George (Gary Cooper), squattrinati artisti, inquilini dello stesso, piccolo appartamento parigino, durante un viaggio in treno fanno la conoscenza di Gilda (Miriam Hopkins), illustratrice pubblicitaria arguta e graziosa. Entrambi i giovanotti si invaghiscono, ricambiati, promettendo reciproco rispetto e, al contempo, ricevendo dalla donna il permesso di “coccolarla” a turni alterni. Un quarto incomodo agiterà ulteriormente il già estroso girotondo d’amore… Liberamente tratto dalla commedia Quartetto d’archi di Noël Coward, Partita a quattro sorprende tutt’ora per l’audacia, se si pensa che è stato girato nel 1933; i giochi di parole e il riconoscibile tocco “alla Lubitsch”, che prospera nell’arte del dolce imbroglio, dell’ambiguità e delle allusioni, rifiniscono il divertimento.



Locandina della rassegna (dettaglio). Crediti: GRAFICA RPE RICCARDO PIOLI – STAMPA AMBROSIANA ARTI GRAFICHE (SP).

Giovedì 22 luglio – Karl Freund (1890-1969), fra i più talentuosi direttori della fotografia del Primo Dopoguerra (Tartufo, Metropolis), firmò da regista otto opere. Solo due di esse lasciarono tracce durature: una fu certamente La mummia. Nel vago ricordo di Gautier (Le roman de la momie) e Stoker (Il gioiello delle sette stelle), la vicenda vede la salma di Imhotep (Boris Karloff), gran sacerdote del Tempio di Karnak, resuscitare grazie a un archeologo che, incauto, legge il papiro di Toth. In una fanciulla di sangue misto, inglese ed egizio, Imhotep crederà di trovare la reincarnazione dell’amata Anck-su-namun (Zita Johann), che secoli addietro egli cercò di strappare alla morte con le arti magiche e, per questo, venne condannato ad essere sepolto vivo… Un classico del cinema del terrore, sinistro e patetico ad un tempo, narrativamente e visivamente assai imitato (es. da Francis Ford Coppola). Chiaroscuri disegnati dal veterano Charles Stumar (The Leopard Woman).


Da sinistra: George Sanders, Carole Landis in Scandalo a Parigi (‘46). Crediti: Sascha Film (Pfraumberg).

Giovedì 29 luglio – Come nacque una fra le più affascinanti riduzioni del Bardo al cinema? “Nel settembre del 1934, Max Reinhardt inscenò il Sogno di una notte di mezza estate all’Hollywood Bowl, noto anfiteatro losangelino. I grandi quotidiani della costa occidentale e orientale si superarono a vicenda negli elogi, ponendo l’enfasi soprattutto sul carattere ‘filmico’ dell’impresa – per i fondali boschivi furono usati, ad esempio, alberi veri. Circa 140.000 spettatori videro questo leggendario allestimento, per un totale di otto repliche. Presente tra il pubblico, Hal B. Wallis, principale supervisore della Warner Bros di allora, restò profondamente colpito dal ‘mondo sottile come una ragnatela, lontano dal reale’ evocato da Reinhardt. Wilhelm Dieterle, protetto del grande drammaturgo austriaco, lavorava già da due anni nei teatri di posa della Warner. Da questa ‘costellazione’ nacque l’idea di trasporre il prestigioso spettacolo sul grande schermo […]” (cit. Olaf Möller). Il resto è storia. Insuperato per suggestione, accurato sotto ogni aspetto, ambientazioni (Anton Grot, La maschera di cera), vestiario (Max Rée, Queen Kelly; Milo Anderson, La leggenda di Robin Hood) e immagini (Hal Mohr, Gli amanti di Venezia).



Fotogrammi vari da La mummia (‘32). Crediti: Universal Pictures (LA.)

Giovedì 5 agosto – Per Prova schiacciante, sua seconda prova di regia a Hollywood, Wolfgang Petersen (Die Konsequenz) si avventurò, con buon successo, nei meandri del noir, guidato dal romanzo L’incubo di plastica (Longanesi, ’71) di Richard Neely. Dan Merrick (Tom Berenger) e la moglie Judith sopravvivono ad un grave incidente d’auto. Lei ne esce quasi illesa, lui si risveglia privo di memoria e con il volto orribilmente sfigurato. Il chirurgo restituisce a Dan le sembianze ma non i ricordi. Con l’aiuto di Judith, cercherà di tornare alla vecchia vita ma, incontrando l’enigmatica Jenny (Joanne Whalley) e il detective Klein (Bob Hoskins), a suo dire ingaggiato prima della fatale amnesia, il nostro capirà non solo che il suo matrimonio celava da tempo oscuri segreti ma che l’incidente d’auto potrebbe non essere stato tale… l’italiana Greta Scacchi ben tratteggia Judith, imperscrutabile femme fatale memore della Stanwyck ne La fiamma del peccato. Viceversa, Gregg Fonseca (L’albero del male) e László Kovács (Quel freddo giorno nel parco) ci sfidano a cogliere una “dispettosa”citazione del Viandante (1818) di Caspar David Friedrich. Aguzziamo la vista…

Giovedì 12 agosto – «Definisci la violenza!» è la battuta che apre Crimini invisibili, pronunciata da una cascatrice (Traci Lind) prima di girare una scena d’azione assai pericolosa. Rivolgerà, in seguito, la domanda a molti altri, incluso un detective (Loren Dean) messosi sulle tracce del controverso regista Mike Max (Bill Pullman), specializzato in pellicole truci, da poco scomparso senza motivo apparente. Questo è solo uno fra i sentieri “periferici” della trama, sullo sfondo della quale “sonnecchia” l’insano progetto dell’NSA per un ininterrotto video monitoraggio della popolazione su scala globale… Sotto il duplice segno del filosofo Foucault (Sorvegliare e punire) e del romanziere David Guy Compton (L’occhio insonne) ma soprattutto 17 anni prima dello scandalo “Datagate” (ossia le rivelazioni di Edward Snowden circa i programmi di tele-vigilanza di massa), Wim Wenders combatte nel suo piccolo, con sensibilità e filosofia europee, l’ambigua ma non esecrabile “battaglia” avviata da Hollywood negli anni Novanta contro l’omologazione tecnologica, l’aridità, la solitudine, l’incomunicabilità che ha portato nei rapporti umani, interrogandosi una volta di più sull’etica dello sguardo e della messa in scena filmica. Da segnalare le scenografie di Patricia Norris, fidata collaboratrice di David Lynch (Strade perdute), e l’indimenticabile sequenza in piscina con Andie MacDowell.



Andie MacDowell in Crimini invisibili (‘97). Crediti: Buena Vista International (Burbank, CA.).

…Vecchio e Nuovo Continente, dunque. Reciprocamente attratti e giustapposti. Modernità e Passato dai mille volti, Denaro e Ricerca Espressiva: forze che attraversano le sei opere proposte, dall’esito irregolare ma sempre intrigante.

Tutte le proiezioni avranno luogo alle ore 21:30 presso il cortile esterno del Dialma Cantiere Creativo Urbano (via Monteverdi 117, SP). Ingresso libero. Si consiglia la prenotazione al seguente indirizzo e-mail: info@acitlaspezia.it. Viceversa, qua sotto potrete scaricare la locandina dell’evento: https://www.acitlaspezia.it/wp-content/uploads/2021/06/acit_cineforum2021-loc.pdf

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