editoria, racconti, poesie — 04/01/2012 at 12:05

Dioniso e l’identità maschile un saggio di Roberto Botti sull’immaginario maschile

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Conta quattrocentotré pagine il saggio Dioniso e l’identità maschile di Roberto Botti, edito da Mimesis LGBT/Studi sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Collana diretta da Francesco Bilotta. Il saggio è dedicato allo studio e all’approfondimento dell’identità maschile nelle sue varie accezioni, suddiviso su tre macro capitoli: “Dall’emancipazione femminile alla riflessione sull’identità maschile” Una ricostruzione Psicostorica), “La letteratura Junghiana e il problema dell’identità maschile tra relazione e rinnovamento”, “Ascoltando Dioniso. Per una nuova identità maschile incarnata ed empatica”. L’autore è professore di Filosofia e Storia presso il Liceo Ginnasio statale G.D. Romagnosi di Parma. Roberto Botti è uno psicologo e si occupa di problemi relativi all’identità maschile e si interessa di formazione filosofica.

« È possibile pensare un processo di identità psicologica per il maschile che tenga insieme assertività ed empatia? La critica alla cultura patriarcale ha permesso di portare alla luce non solo il rimosso di cui siamo figli, ma anche di delineare una nuova via alla maschilità. Dioniso è il rimosso della cultura titanica. Dioniso è la via che permette di recuperare la dimensione corporea – emotivo. Sensuale e sessuale ampiamente proiettata sul femminile, smascherando la corazza unilaterale dell’eroe forte -si legge nella nota a margine – coraggioso, razionale, violento e titanico. È la riconquista dell’intimità e dell’assunzione di responsabilità della propria vita emotiva; è il superamento di un padre divoratore e la cura di ciò che rende unici, la pura vita. È la pace con la madre per amare teneramente e fedelmente; è la capacità di essere uno con il mondo invece di esserne il conquistatore sanguinario…»

La presentazione è affidata a Marco Deriu ricercatore e docente in Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Parma, il quale nella sua introduzione al saggio si pone l’interrogativo: «Si può tracciare un percorso individuativo per il maschile che tenga insieme assertività ed empatia, discriminazione e relazione, logos ed eros?» La ricerca di Roberto Botti è racchiusa dentro questa frase a cui l’autore da senso a tutta la sua analisi approfondita ed esaustiva. L’autore analizza nei minimi dettagli l’universo dei miti, degli archetipi, delle storie che hanno costituito l’immaginario maschile dell’Antica Grecia ad oggi.

Botti si sofferma anche sugli stili seguiti da molti autori junghiani, studiati per le loro posizioni differenti nei confronti di tutta la cultura venutasi a creare intorno all’immaginario maschile, dove l’autore si sofferma e prende posizione, a seconda dei vari modelli affrontati da chi ha opinioni, sensibilità e visioni differenti e in qualche caso anche divergenti e in opposizione tra di loro. Il tema portante del volume – spiega ancora Marco Deriu – è dedicato alla libertà di fronte alla propria natura umana, al proprio corpo, alla propria storia, alla propria genealogia , alle proprie eredità psichiche e culturali.

Botti parte dalla questione identitaria maschile: «Di fronte alla crisi del modello patriarcale, come la tradizione junghiana poteva contribuire a tracciare le nuove linee individuali del maschio del terzo millennio.» Su questa ipotesi di lavoro, l’autore ha sviluppato per capitoli la sua ricerca. Una prima fase del lavoro ha visto porre l’attenzione alla «ricostruzione, sviluppo e crisi del modello identitario patriarcale.» Il capitolo si apre con l’esaminare la “Dominanza maschile e repressione sessuale femminile”. L’istituto patriarcale va in crisi tra gli anni Sessanta e Settanta quando iniziano le prime contestazioni femminili con le conseguenti azioni di lotta. È interessante leggere l’evoluzione di questo periodo segnato dalla progressiva trasformazione dell’identità femminile, sollecitata dai mutamenti sociali, culturali e al contrario come la crisi del modello maschile (sempre più attuale) vede una perdita di valori e la conseguente sensazione di smarrimento. Gli uomini non sono riusciti nel corso di questi decenni ad avere il coraggio di mettere in crisi il termine “maschio”. Lo psicologo -autore parte dal presupposto che per «riflettere intorno all’identità maschile, occorre ricostruire il clima storico -sociale e antropologico – culturale in cui si è sviluppato l’archetipo maschile…». Botti fa una dichiarazione d’intenti esplicita quando aggiunge che il suo interesse è psicologico al fine di conoscere «l’immagine collettiva del maschile, trasmessa dall’inconscio e dalla cultura in cui siamo immersi.»

La sua indagine non si rivolge allo studio della storia del maschile nel corso dei secoli, ma su come gli aspetti prettamente psicologici abbiano influito sull’identità.

Di particolare interesse è il terzo capitolo intitolato “Ascoltando Dioniso. Per una nuova identità maschile incarnata ed empatica”. Roberto Botti che è stato anche supervisore SSIS e professore a contratto alla facoltà di Scienze Umane all’Università di Parma, nel suo saggio ha ricostruito per primo psico storicamente l’affermazione della cultura patriarcale dove egli dice è stata fondata “sulla rimozione del corpo emozionale”, a cui è seguito lo “svilimento della sessualità femminile”. Vale prestare molta attenzione a questo primo capitolo per poter conoscere a fondo le conseguenze che hanno inciso sui rapporti e sui propri modelli di appartenenza. Crisi che avrà un suo excursus successivo dato dalla messa in discussione, da parte dei movimenti femminili e gay, dei modelli tradizionali di comportamento di genere. Si fa un gran parlare di identità di genere e questo libro così dettagliato e approfondito contribuisce a fare chiarezza.

Nel passo conclusivo, Botti denuncia il tentativo di capire se è «possibile pensare un processo individuativo per il maschile che tenga insieme assertività ed empatia» a cui segue un punto interrogativo, lasciando aperta la discussione – e questo è il valore aggiunto della trattazione scientifica – spiegando che l’analisi condotta ha posto l’attenzione sui modelli che la psicologia junghiana persegue, arrivando ad una conclusione che vede da una parte “l’inadeguatezza e l’incapacità di conciliare categorie opposte (quelle esaminate appartengono a Neumann, Bly e Risè), e dall’altra portare all’evidenza spunti fecondi per elaborare un tentativo di risposta (seguendo gli autori Samuels, Hillman e Monick). Vale la pena citare fedelmente il passo successivo dove Botti spiega come «l’insufficienza delle proposte analizzate è imputabile ad un mancato ascolto critico delle voci che hanno messo in discussione il paradigma culturale del patriarcato che ha costretto ad una concettualizzazione o giustificazionista, o di reazione; mentre i modelli innovativi sono tali perché hanno cercato di non appiattirsi su una critica, a volte, senza riserve e perciò distruttiva tanto quanto il patriarcato, ma di dialogare con queste voci e di riflettere ulteriormente sui testi dell’ultimo Jung e quindi immaginare nuove proposte.» Di particolare suggestione anche letteraria risultano le citazioni scelte dai racconti di Italo Calvino, da cui viene preso in esame “Un re in ascolto”.

Il libro si legge con estrema attenzione dove la scrittura è fluida e ricca di citazioni bibliografiche che arricchiscono il pregio scientifico -culturale del tema affrontato. La lettura si fa sempre più avvincente man mano che ci si addentra nel misterioso e intrigato mondo dell’inconscio umano, delle sue dinamiche esistenziali, della sfera legata alla sessualità così fondamentale da analizzare e comprendere, per avere il quadro completo dell’universo maschile. Prestando attenzione in modo particolare “all’ascolto di Dioniso”, come suggerisce alla fine l’autore quando termina dicendo che è «sembrata una delle possibili strade percorribili per ripensare l’identità maschile in un contesto non più di rigido monoteismo dell’Io eroico, ma di ricco politeismo che sa assumersi la responsabilità di sé e dell’Altro».

 

 

 

 

 

 

 

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