Teatro, Teatrorecensione — 03/11/2012 at 18:13

Pedala in bicicletta, vola in cielo, attraversa oceani e continenti. Ferdinando Pessoa rivive in “Lisboa”, viaggio della memoria

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Ne ha fatta di strada Pessoa in sella alla bicicletta, pedalando fino ad attraversare oceani e continenti: dall’Italia al Brasile fino ad arrivare in Giappone e a casa sua: Lisbona in occasione del festival di Almada. A portare in giro per il mondo la figura del poeta portoghese Fernando Pessoa ci pensano le biciclette guidate da undici giovani artisti vestiti di nero, giovani attori e attrici ma anche cantanti e acrobati e musicisti. Sono gli interpreti di Lisboa (Lisbona), uno spettacolo concepito e realizzato per e la strada. Ovunque ci sia la possibilità di muoversi in uno spazio urbano, come quello di Gello, un manipolo di case di campagna, periferia estrema di Pontedera. Un luogo anonimo che in un battibaleno si trasforma in una festa collettiva e itinerante.

Pessoa viene accolto dai suoi eteronimi al suono di fisarmonica e inizia un viaggio immaginario dentro una Lisbona immaginaria dove lasciarsi immergere dal racconto di narrazione che si fa “strada” nel creare un rito collettivo, capace di inglobare l’anima stessa della poesia dell’autore, riferimenti estetici e geografici, architettonici e urbani dell’ambiente stesso in cui si svolge l’azione stessa. Una forma di teatro nel teatro dove la finzione si mescola alla realtà. e nulla ha più confine. Può essere un sogno che diventa verità. Un clima di festa tra bambini e adulti curiosi, abiti neri e camicie bianche e papillon. Biciclette che diventano danzatrici. Ferdinando vestito di bianco, un cappello rosso che si staglia tra gli ombrelli neri come macchie salite dall’asfalto.

Passi di tango e suono di tamburo, piatti, tromba e trombone. Una piccola orchestra a far da benvenuto all’ospite illustre arrivato appositamente in visita e accolto come si conviene ad un grande della cultura. Il corteo si dilata per le strade, uomini e donne che appaiono e scompaiono, salgono sulle case e sui muri, appaiono ai balconi, sfrecciano veloci sui loro mezzi a due ruote. Sono Valentina Bechi, Alice Casarosa, Chiara Coletta, Simone Evangelisti, Julia Filippo, Alice Maestroni,Stefano Franzoni e Francesca Perilli , Irene Rametta, Silvia Tufano, Cristina Valota e Sara Morena Zanella. Cantano e ballano, giocano e narrano storie di altri tempi, Cadono e si rialzano, coinvolgono i passanti e mimano girotondi come tante marionette mosse da fili invisibili. Lisboa è un racconto senza bisogno di tante parole, un libro che si apre sul cielo dove volano alti i cappelli neri legati a palloncini fino a scomparire come puntini neri nel cielo toscano riscaldato da un sole d’ottobre che sembra ancora estate. Non resta che seguirli con l’occhio e ascoltare la musica struggente e malinconica. C’è tutta l’anima di Lisbona ovunque vada in scena questo spettacolo di strada; c’è tutto Pessoa nelle scene che si susseguono.

Coreografie capaci di disegnare un albero di mele rosse creato dalle braccia e dalle mani di undici bravissimi protagonisti guidati dalla regia fantasiosa e creativa di Anna Stigsgaard, che attenta e discreta, li segue passo dopo passo, fino al poetico finale dove una delle ragazze esce dall’abito nero vestita di giallo per ballare sinuosa. Trasmette un senso di vitalità, di inno alla vita. Gioia come sentimento da condividere insieme. E alla fine Pessoa sale al cielo portato via dal vento fino a scomparire dalla nostra vista. Non le emozioni provate che riaccompagnano il pubblico alla vita di tutti i giorni.

Lisboa

Festival Internazionale di Teatro ERA di Pontedera

visto il 21 ottobre 2012

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