fotonotizia, La foto del giorno, Spettacoli — 03/04/2023 at 15:41

Bunker in scena al Teatro Comunale di Gries. Un progetto Psychaché e Scuola Levinas di Bolzano

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RUMOR(S)CENA – BOLZANO – Lo spettacolo Bunker  va in scena al Teatro Comunale di Gries il 14 aprile alle 10.30. Organizzato dalla Scuola provinciale per le professioni sociali Levinas di Bolzano in collaborazione con l’Assessorato alla Scuola, Cultura e Formazione professionale, Intendenza scolastica e Teatro Stabile di Bolzano. L’assessore Giuliano Vettorato: “Tratta un tema di grande attualità. Iniziative come questa sono importanti”.

Uno spettacolo teatrale per portare a galla il tema del disagio giovanile. Nella foto (da sinistra) la docente Maria Frapporti, la responsabile scientifica del progetto Psychachè, Giovanna Bronzini, il direttore della formazione professionale in lingua italiana, Giuseppe Delpero, il Sovrintendente Vincenzo Gullotta e il dirigente scolastico, Alberto Conci (Foto: Teatro Stabile/Luca Gori)

È stato presentato oggi lunedì 3 aprile al Teatro Comunale di Bolzano in conferenza stampa Psychaché – Bunker, un progetto sul dolore mentale nei giovani, realizzato dalla scuola per le professioni sociali Levinas in collaborazione con l’Intendenza scolastica italiana e il Teatro Stabile di Bolzano. La scuola Levinas ha organizzato per le classi di operatore sociosanitario un percorso di sensibilizzazione, dedicato al tema del dolore mentale, che si manifesta con un malessere diffuso tra gli adolescenti, spesso fatale, fino a mettere in atto un gesto estremo come quello di togliersi la vita. Il progetto denominato “Psychaché” nasce dall’esperienza della dottoressa Giovanna Bronzini, psicologa psicoterapeuta di Rovereto dopo aver ascoltato giovani adolescenti che inneggiavano al coraggio dimostrato da parte di coetanei nello scegliere di togliersi la vita. Un coraggio smentito perché, al contrario, è necessario quando si vuole vivere e scegliere di amare la vita. Insieme a lei si sono affiancati la professoressa Maria Frapporti, di Rovereto e il regista teatrale Michele Comite del Collettivo Clochard di Mori.

Bunker regia di Michele Comite

Dopo un laboratorio di sensibilizzazione e prevenzione svolto in due scuole trentine, è stato prodotto uno spettacolo teatrale dal titolo “BUNKER”, che andrà in scena al Teatro Comunale di Gries il 14 aprile alle 10.30.

L’assessore provinciale alla Scuola italiana Giuliano Vettorato ha tenuto a portare un suo pensiero sul tema: “Il disagio giovanile è in continua crescita da alcuni anni e non possiamo voltarci dall’altra parte, anzi, è importante stare vicini ai nostri giovani e non lasciarli cadere verso il cosiddetto Bunker. Spesso sono il bullismo, o, di questi tempi, il cyberbullismo, la causa dei malesseri. Ma anche più semplicemente l’assenza di qualcuno con cui parlare, l’assenza di qualcuno che ascolti. Penso, invece, che la parola chiave sia empatia, accompagnata da tanta buona volontà. Infatti, apprezzo molto tutte le iniziative come questa, che sensibilizzano e coinvolgono i giovani, ma li portano anche a sensibilizzare a loro volta il resto della cittadinanza”.

Bunker regia di Michele Comite

La Scuola provinciale per le professioni sociali Levinas di Bolzano, in collaborazione con l’Intendenza scolastica e il Teatro Stabile di  Bolzano, ha scelto di proseguire nel progetto  con una prima esperienza laboratoriale in aula dove hanno partecipato insieme al professor Roberto Rinaldi, docente di animazione sociale, e al professor Salvatore Perego, docente di educazione fisica,  gli allievi del corso  per operatori socio sanitari del 3 e 4 anno formativo. A seguire la preparazione con gli insegnanti titolari. Allo spettacolo Bunker del 14 aprile al Teatro Comunale di Gries parteciperanno  tutte le classi della scuola Levinas, corso Backstage della scuola professionale per il commercio, turismo e servizi della formazione professionale Einaudi, classi della sede Mattei di Bressanone, Scuola per le professioni sociali in lingua tedesca Hannah Arendt.

Bunker regia Michele Comite

BUNKER è una parola dal suono duro, che evoca momenti bui ed angoscianti. Bunker però è anche un posto dove i ragazzi che hanno perso la speranza e la voglia di vivere possono trovare protezione e aiuto. Al Bambin Gesù ne sanno qualcosa, un’escalation importante di tentate rinunce alla vita, sempre di più, un impegno costante da parte dei sanitari che si trovano di fronte ad una vera e propria emergenza. Un’urgenza trasversale su tutto il territorio nazionale, silenziosa e triste. Le cronache non ne parlano ma c’è bisogno di portarlo a galla questo disagio ed è attraverso questo spettacolo finalmente se ne parla.

Uno spettacolo che colpisce forte, come la verità. Accecante e illuminante, pregno di energia dove si viene catapultati in un mondo che sembra lontanissimo ma che è più vicino di quanto possiamo immaginare. Apre gli occhi sulla necessità di comprendere, di imparare a non emettere giudizi, sentenze banali e a renderci conto che tutti noi siamo protagonisti della nostra vita ma tutti quelli che ci stanno intorno sono come la luna con le maree, influenzano le nostre esistenze. Dobbiamo assumerci la responsabilità sociale di essere complici di tutto il disagio mentale degli adolescenti che ne soffrono, aprirsi alla comprensione e alla consapevolezza. Uno spettacolo di grande valore dove si può imparare molto, anche ad ascoltare e riconoscere un grido d’aiuto che può arrivare da lontano ma anche da molto vicino, domani potrebbe succedere anche a casa nostra perché si sa che l’unica certezza è che “del doman non v’è certezza”.

Barbara Mazzocco

Produzione: Collettivo Clochart Aps

Regia e drammaturgia: Michele Comite

Coreografie: Hillary Anghileri

Interpreti: Anna Ucosich, Alice Ucosich, Andrea Ucosich, Sergio Sartori, Alisia Aurora Calzà, Paolo Ruscazio, Giuliano Tonolli, Maddalena Zucchelli, Andrej Beregoi, Sofia Girardelli, Sofia Gravili, Anna Maffei, Francesco Maffei. Scenografie: Anna Ucosich, Gigi Giovanazzi

Intervista al professor Antonio Piotti

Il professor Antonio Piotti è un psicoterapeuta, studioso di filosofia, insegna prevenzione e trattamento delle condotte autolesive e del tentato suicidio in adolescenza presso l’alta scuola di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescenza e del giovane adulto del Minotauro. Si occupa principalmente di ritiro sociale, rischio suicidale e ripresa evolutiva. Insegna Filosofia e Psicologia al Liceo Agnesi di Milano. Nell’ambito della sua attività ha collaborato con il progetto “Psychaché. Il valore della parola” realizzato da Giovanna Bronzini, psicologa e psicoterapeuta che svolge la sua professione a Rovereto, insieme a Michele Comite regista del Collettivo teatrale Clochard che ha messo in scena lo spettacolo Bunker che tratta un argomento di estrema gravità come quello del disagio giovanile e del rischio suicidario. Uno spettacolo che si può definire oltre che sociale anche necessario. Psychaché nasce a Rovereto per dare voce ad un fenomeno molto presente nel territorio della Provincia di Trento e poco affrontato con strumenti che siano in grado di dare risposte esaustive. A Bolzano è in fase di preparazione un progetto che vede coinvolta la Scuola per le professioni sociali Levinas in collaborazione con la Scuola del commercio e turismo Einaudi, l’Intendenza scolastica in lingua italiana e il Teatro Stabile di Bolzano.

Un contributo fondamentale viene dal professor Antonio Piotti che spiega come sia importante parlare di suicidio nelle scuole al fine di dare strumenti idonei e fare prevenzione. «L’argomento del disagio giovanile e dei rischi di suicidio in una fase critica e fragile della vita è stato molto sottovalutato in passato. Oggi, per certi aspetti, la situazione è anche peggiorata a causa della pandemia e del Covid. L’isolamento sociale e la privazione delle libertà individuali, hanno fatto aumentare i tentativi di suicidio. Un problema che l’Organizzazione Mondiale della Sanità negli Stati Uniti deve affrontare seriamente perché in molti paesi è la prima causa di morte nell’età compresa tra i 14 e i 24 anni. Questo è dovuto alla difficoltà di passaggio da un’adolescenza fragile all’adultità. 

Si è iniziato a parlarne solo da vent’anni per via del tabù, del silenzio, per la vergogna. Rispetto al tema del suicidio, specialmente al desiderio dei giovani di togliersi la vita c’è come una congiura del silenzio.  È presente nella nostra cultura da secoli l’idea che è meglio tacere rispetto a questo delicato argomento, perché, se affrontato pubblicamente, si pensa che potrebbe spingere i giovani ad agire con conseguenze nefaste.

All’estero in molti paesi esistono scuole che attivano programmi di prevenzione e gestione degli eventi suicidali. un evento traumatico sia per gli adolescenti che per gli adulti e gli insegnanti. È grave il problema nel decidere di non parlare del suicidio degli adolescenti, di non parlarne nelle scuole, nei luoghi dove i giovani si incontrano. In Italia il suicidio è classificato come seconda o terza causa di morte che varia a seconda degli anni. In seguito al Covid si segnala un aumento vorticoso di tentativi di suicidio e di quelli che vengono messi in atto con esito mortale. Si nota come spesso l’interesse sociale per questo fenomeno si scontri con la volontà di non parlarne apertamente.

laboratorio di preparazione alla visione spettacolo Bunker 3 e 4 socio sanitaria Levinas Bolzano

E’ invece fondamentale affrontare una serie di iniziative finalizzata alla prevenzione nelle scuole. Evitare la questione facilita la possibilità di coltivare in segreto, da parte degli adolescenti, l’idea di rinunciare alla vita». Alla domanda se esiste un rischio di emulazione, il professor Piotti risponde che «il rischio esiste e non va sottovalutato. L’emulazione nasce ai tempi di Goethe quando scrisse i “Dolori del giovane Werther” alla fine del 1700, quando pare che molti giovani si suicidassero dopo aver letto il suo libro. Émile Durkheim, sociologo, filosofo e storico delle religioni francese, è l’autore del saggio “Il suicidio. Studio di sociologia” scritto nel 1897. Sosteneva che l’effetto emulazione non era presente, mentre per il sociologo David Philips, a differenza di Durkheim, descrivendo come “effetto Werther”, negli anni ’70, sosteneva che un suicidio pubblicato dai media in modo enfatizzato, provocava suicidi a catena nella società. Le sue ricerche scientifiche avevano evidenziato come ci fosse un effetto emulazione dopo il suicidio di una persona famosa.

laboratorio di preparazione e visione spettacolo Bunker 3 e 4 socio sanitaria Scuola Levinas Bolzano

L’emulazione avviene quando il suicidio viene descritto in termini romantici, eroici esaltando la figura della persona che ha messo in atto un’azione suicidaria. Questo si presta ad essere emulato fino a formare una sorta di cluster. Questo avviene nelle scuole, negli ambienti dove sussiste il rischio di suicidi. Questo accade organizzando mostre e concerti dopo un caso di suicidio, intitolando aule a chi si è tolto la vita. È fondamentale parlarne ma non esaltando le figure dei suicidi.  Purtroppo le scuole non sono preparate. Negli Stati Uniti – prosegue il dottor Piotti – esistono delle equipe in ogni scuola dove gli insegnanti vengono formati per affrontare il problema considerando vari fattori, quali l’aspetto psicologico e la comunicazione con la stampa. Anche in Australia e Francia si attivano progetti per la prevenzione. Un suicidio eclatante suscita una reazione contagiosa e la responsabilità dei media è parte integrante di quanto accade. Si cerca il capro espiatorio, il colpevole per scaricare la propria responsabilità al fine di deresponsabilizzare.

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