Night Bar: quattro atti unici alla Pinter secondo Binasco

di
Share

 

PRATO – Niente di nuovo sotto il sole, così recita un vecchio proverbio che può valere anche per le scene teatrali quando un Autore dai classici ai contemporanei è saccheggiato per la miniera di spunti interpretativi che la sua scrittura offre. Ma quando un autore Premio Nobel, come Pinter, è studiato e reso per il palcoscenico da un regista che di nome fa Valerio Binasco insieme ad un’ attrice e due attori che sono Arianna Scommmegna, Nicola Pannelli e Sergio Romano, allora il detto popolare si arricchisce di senso per essere superato. La scelta di regia cade sul trattamento di quattro micro pieces: Il Calapranzi (1957), Tess ( 2000), L’ultimo ad andarsene (1959) e Night (1969). Il focus del regista rispetto a questi microtesti pubblicati e antologizzati a così tanti anni di distanza l’uno dagli altri (quasi cinquanta), potrebbe creare dei dubbi, una sorta di corto circuito rispetto all’intera operazione. Così, almeno sulla carta, da una prima lettura del programma di sala, Binasco scioglie la riserva; abbinando con estrema cura formale le tematiche su cui si basano le diverse quattro opere pinteriane, secondo il criterio classico dell’unità di spazio- il bar ( il pub) di notte e/o verso chiusura e l’umanità sbandata non certo piccolo borghese che là si incontra o si incrocia magari per caso fra storie e memorie in un clima sospeso tra il surreale e l’onirico. Ma non si rispetta qui il criterio della temporalità. Qui non si tira fuori Aristotele ma la fisica quantistica dove la regola dello spazio-tempo è annullata. Infatti i personaggi e loro storie viaggiano in avanti e indietro dentro un presente frantumato, paradossale.

Arianna Scommegna Nicola Pannelli_Foto Duccio Burberi

Il tratto graffiante che fa da trait d’union delle micro piece è il tema di incontri: passati reali presunti potenziali possibili impraticabili fra persone che si conoscono; e fra sconosciuti in spazi e forse tempi diversi sia nella realtà che nel ricordo. Uniti dal leit motiv del l’alcol e del juke box (da cui escono le note di Tomorrow di Amanda Lear e Heroes di Bowie nella solitudine del monologo straziato delirante di Tess). Il juke box domina le quattro diverse azioni insieme al bancone del barman con le sue bottiglie in bella vista ( nella prima azione coperto da cellophane insanguinati per il dialogo dell’assurdo tra i malviventi Ben e Gus del più famoso fra i testi scelti Il Calapranzi), il centro dell’occhio di regia è uno spazio fra il privato ed il pubblico. Infatti cosa è un bar? è un luogo ancora centrale nelle vite di moltissime persone almeno nel mondo occidentale, uno spazio significativo di condivisione dove avvengono incontri, un topos ideale insomma per osservare e sperimentare azioni fisiche e dialoghi, luogo teatrale “naturale”, crocevia consueto di letture e riletture di storie personali, di incontri cercati od occasionali. L’operazione di Binasco ci sembra quindi più che attuale.

Nicola Pannelli Foto DuccioBurberi

Sospesa tra spaccati di vite, tra persone reali e spettri dentro un circuito chiuso- il pub, dove il linguaggio della comunicazione umana si fa ambiguo, dark, disperato, sconnesso sempre al limite tra il giorno e la notte dove l’oblio, la confusione dei piani temporali la fa da padrona. Dove la solitudine e i tentativi vani peraltro di superarla col dialogo sgangherato finiscono per essere smascherati da un fallimento della parola che mai arriva là dove vorrebbe essere incisa. Come nei due siparietti della terza e quarta short stories dove a fine serata in chiusura della saracinesca tra gli ultimi avventori e il barman quindi fra presenti ed assenti si producono parole vuote, ciascuno parla a se stesso: così in L’ultimo ad andarsene dove un ragazzo uno strillone che vende fino a tarda notte giornali sulle strade parla con se stesso col bicchiere della staffa, come anche nella coppia di Night dove i ricordi comuni del loro primo incontro erotico non combaciano. Una lezione di stile questa di Binasco con tre attori di notevole classe che ben restituiscono sulfuree atmosfere contemporanee d’oltre Manica e universali.

traduzione Alessandra Serra

regia Valerio Binasco

scene Lorenzo Banci

costumi Sandra Cardini

musiche Arturo Annecchino

luci Roberto Innocenti

con Nicola Pannelli, Sergio Romano, Arianna Scommegna

produzione Teatro Metastasio di Prato/ Teatro Stabile di Genova

 

Visto in prima nazionale a Prato, Teatro Metastasio, il 18 febbraio 2018

 

 

Nicola Pannelli Sergio Romano Foto Duccio Burberi
Share

Comments are closed.